Un anno fa raccontavo dell’entusiasmo – parzialmente ingiustificato – col quale la Commissione del Piano indiana aveva annunciato il grande traguardo di una diminuzione dei poveri nel paese senza precedenti. Poi, a ben vedere, c’era il trucco. Oggi, con nuovi criteri stilati da una commissione creata ad hoc, pare che i poveri in India siano sì diminuiti, ma che erano molti più del previsto.

Si prende in esame il periodo 2011-2012, per il quale la precedente amministrazione del Congress aveva mantenuto i limiti individuati dal cosiddetto “metodo Tendulkar”: si era poveri, in India, se si spendevano meno di 27 rupie – nelle campagne – e meno di 33 nelle città. Secondo questa divisione, in India vivevano un totale di 270 milioni di poveri, pari al 22 per cento della popolazione totale.
La scala Tendulkar, secondo i numerosi detrattori, tendeva a sottostimare le necessità primarie della fetta più indigente di popolazione indiana: anche nelle campagne, sopravvivere con 27 rupie al giorno (intorno ai 15 centesimi di euro, al cambio attuale) è impresa da asceti o supereroi.
Per questo il Bjp aveva formato un gruppo d’indagine di esperti, guidato dall’ex direttore della Royal Bank of India (Rbi) C. Rangarajan, commissionando uno studio che individuasse criteri di povertà più realistici.
Oggi l’esito del rapporto è stato pubblicato sui media indiani, restituendo una condizione della povertà in India più preoccupante di quanto considerato. La scala Rangarajan ha alzato l’asticella della povertà di una manciata di rupie (32 per l’India rurale, 47 per quella urbana), restituendo un quadro allarmante: i poveri, per lo stesso periodo 2011-2012, sarebbero ben 363 milioni, con un incremento del 35 per cento rispetto alle valutazioni Tendulkar.
Nonostante il bisticciare di numeri e scale di valutazione, la lotta alla povertà nel subcontinete procede con un discreto successo. In questa infografica del Times of India si indica come, a seconda dei due metodi Tendulkar o Rangarajan, la cifra assoluta di poveri nel paese sia comunque diminuita, nel giro di un anno, rispettivamente di 80 o 90 milioni di unità. Segno che un briciolo di redistribuzione economica sta avvenendo, grazie alle politiche di welfare e sviluppo varate nel decennio del Congress al governo (pur con qualche dubbio, come si scriveva tempo fa).
Un anno fa raccontavo dell’entusiasmo – parzialmente ingiustificato – col quale la Commissione del Piano indiana aveva annunciato il grande traguardo di una diminuzione dei poveri nel paese senza precedenti. Poi, a ben vedere, c’era il trucco. Oggi, con nuovi criteri stilati da una commissione creata ad hoc, pare che i poveri in India siano sì diminuiti, ma che erano molti più del previsto.