Vladimir Putin e Donald Trump si piacciono. Non è un segreto. L’endorsement del presidente russo al candidato repubblicano è arrivato nel più sonoro dei modi, durante il discorso di fine anno. Ma nel frattempo, gli sherpa del Cremlino stanno lavorando alacremente per favorirlo nella corsa alla Casa bianca.
Con uno come Trump alla guida degli Usa, la Russia di Putin avrebbe tutto da guadagnare. In fondo, lo stesso Trump lo ha detto. «Ho sempre pensato che la Russia e gli Stati uniti dovrebbero lavorare insieme contro il terrorismo e per la pace nel mondo, senza contare gli scambi commerciali e tutti gli altri benefici che deriverebbero da un mutuo rispetto». Niente a che vedere col gelo calato tra Barack Obama e Putin. Anzi, lo scambio di complimenti a distanza ha raggiunto toni quasi stucchevoli, che travalicano il normale linguaggio diplomatico. «È un personaggio sopra le righe, dal grande talento», ha detto di lui Putin. «È il leader assoluto della corsa presidenziale. E dice di voler portare le relazioni con la Russia a un nuovo livello, più profondo. Come potremmo non rallegrarci di questo?»
La risposta di Trump è arrivata a stretto giro. «Putin ha detto che sono un uomo brillante, e questo prova un certo acume. Lui odia Obama, e Obama odia lui. Io invece andrò molto d’accordo con lui».
Intrecci Stati Uniti – Russia
Mentre i due si mandano complimenti a distanza, c’è chi lavora più seriamente per un asse Mosca-Washington. Il consigliere di Trump per gli affari esteri è Michael Flynn, generale in pensione ed ex capo dell’intelligence militare dal 2012 al 2014. Flynn fa da tempo della collaborazione con la Russia il suo mantra. «Dobbiamo fare un passo indietro e dire: “Okay, quali sono i nostri interessi comuni e quali gli obiettivi che vogliamo raggiungere insieme?», ha detto in una recente intervista con RT, il canale di Stato russo in lingua inglese.
Flynn ha dato le dimissioni dai servizi segreti un anno prima della fine del suo incarico, senza spiegazioni. Un po’ di tempo dopo è stato fotografato a Mosca allo stesso tavolo di Putin durante il banchetto per festeggiare i 10 anni di RT.
Su un altro fronte, quello diciamo più ideologico, il filo rosso che collega Trump alla putinismo passa per David Duke. L’ex capo del Ku Klux Klan (KKK), che supporta Trump nelle primarie, ha detto tra le altre cose che lui «è l’unico candidato alle presidenziali che non inizierebbe mai una guerra devastante con la Russia». Duke, che viaggia in Russia, ha rapporti stretti con l’ideologo di Putin, Aleksandr Dugin. Quest’ultimo, noto per la sua idea di impero eurasiatico in contrapposizione agli Usa, ha anche tenuto di recente una conferenza in Texas organizzata dal suprematista bianco Preston Wigington, amico di Duke. E Dugin non ha mancato di esprimere apprezzamento per Trump, a modo suo. «È la voce della vera America di destra, quella a cui non frega niente della politica estera e dell’egemonia americana. Nell’elite del Paese tipi così non ce ne sono. Trump è un’eccezione, un americano normale in uno zoo elitario di anormali».
C’è di più. Una curiosa applicazione della proprietà transitiva dell’amicizia lega Putin a Trump. Non sono in pochi ad aver notato svariate analogie tra quest’ultimo e Silvio Berlusconi. «Donald Trump è un palazzinaro settantenne di New York, fino a poco fa noto soprattutto per essere molto ricco, molto vanitoso e parecchio stravagante», ha scritto James Hansen. «Anche Berlusconi alla fine degli anni 80 era solo un palazzinaro milanese, ricco, vanitoso e parecchio stravagante». Poi però è diventato il miglior amico di Putin fuori della Russia.
@daniloeliatweet