Le autorità russe stanno affinando sempre di più le tecniche per servirsi da un lato degli strumenti di collaborazione internazionale, e dall’altro sfruttando le loro stesse vulnerabilità per non rispettare gli obblighi che ne derivano. Ecco il caso dell’Interpol.
Alexandrina Markvo è una giovane gallerista. Prima di cercare asilo politico in Inghilterra, organizzava vernissage ed eventi culturali per l’élite moscovita. Quel genere di incontri dove i camerieri girano con vassoi pieni di tartine di caviale mentre gli invitati parlano dell’ultima asta di Christie’s. Alexandrina potrebbe presto comparire nella lista dei ricercati dell’Interpol, su richiesta della polizia russa, con l’accusa di appropriazione di fondi pubblici. C’è un dettaglio: Alexandrina è la moglie di Vladimir Ashurkov, lo spin doctor del leader dell’opposizione, Alexey Navalny, e lui stesso dissidente in molto in vista. “Vogliono punire me per il mio supporto a Navalny”, ha detto Ashurkov. “E vogliono farlo in un modo che scoraggi anche altri dal fare lo stesso. Per questo non stanno colpendo me direttamente, ma Alexandrina”.
Nuove regole
Ashurkov è convinto che questa mossa porti a un altro, nuovo livello la persecuzione degli oppositori al Cremlino. “È una novità. Le autorità non hanno mai colpito i familiari dei loro nemici fino a oggi. Persino quando Putin ha fatto imprigionare Mikhail Khodorkovsky non ha mai coinvolto la sua moglie e i suoi figli durante tutti i 10 anni di detenzione”.
Ma c’è un altro aspetto a rendere la questione rilevante. La magistratura russa ha aperto un’inchiesta contro Markvo, sottoponendo all’Interpol una “red notice”. Si tratta della cosa più vicina a un mandato di cattura internazionale. La “red notice” è un’allerta generale alle polizie di tutto il mondo contro un soggetto ricercato in un Paese membro, ma che non obbliga le altre polizie ad arrestarlo. Spetta poi all’Interpol valutare la congruità della richiesta e decidere se emanare la “red notice”, ma si tratta di un controllo piuttosto blando.
Non si sa ancora se l’Interpol emetterà la “red notice” contro Markvo.
Un giocatore sleale
Sono sempre di più negli ultimi tempi le richieste di “red notice” fatte dalla Russia. Lo ha fatto con Pavel Ivlev, Andrey Leonovich e Ilya Katsnelson in relazione alla guerra contro Khodorkovsky; lo ha fatto con alcuni degli attivisti legati ai fatti di piazza Bolotnaya; lo ha fatto anche con il discusso leader dell’estrema destra ucraina, Dmitro Yarosh. E, dopo dei tentennamenti, l’Interpol le ha spesso accettate inserendo i nominativi nella famigerata lista dei ricercati internazionali.
Il punto è che nel mondo c’è una richiesta di “red notice” ogni ora ed è impossibile fare i controlli a dovere. La gran parte sono emesse con un procedimento informatizzato, nel giro di qualche ora; è sufficiente che ci sia un valido mandato di arresto nel Paese che lo richiede. Meno di una formalità in Russia. In sostanza, l’Interpol si deve fidare dei suoi membri, ma la Russia non è membro degno di fiducia.
E non è nemmeno un giocatore leale. Perché, benché pronta a servirsi dell’Interpol per inseguire all’estero i suoi nemici, ne ignora le richieste in casa propria. Un nome tra tutti i ricercati internazionali che si trovano al sicuro in Russia? Viktor Yanukovich.
@daniloeliatweet
Le autorità russe stanno affinando sempre di più le tecniche per servirsi da un lato degli strumenti di collaborazione internazionale, e dall’altro sfruttando le loro stesse vulnerabilità per non rispettare gli obblighi che ne derivano. Ecco il caso dell’Interpol.