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Come si governa la Corea del Nord


"Le leggi del Regno Eremita. Come si governa la Corea del Nord". Edizioni Mimesis, Milano 2024. Il nuovo libro di Federico Lorenzo Ramaioli. Pubblichiamo un estratto dall'Introduzione per gentile concessione dell'autore.

“Era come se il Cielo stesse benedicendo la nascita di Kim Jong-il”. Così inizia il racconto della sua vita, una raccolta di aneddoti dai toni epici e leggendari, che il regime nordcoreano continua a diffondere per esaltare l’immagine e il nome di uno dei suoi leader ormai scomparsi, creando le storie e i miti di un vero e proprio culto. Sono le ombre e le illusioni di un mondo sconosciuto, che si stringe intorno alla memoria delle sue guide, forgiando i racconti di una nuova tradizione nazionale, idealmente pensata per durare nei secoli. Kim Jong-il, figlio del fondatore e padre della Corea del Nord Kim Il-sung, viene descritto dal regime come una persona dalle doti eccezionali, un prescelto, un predestinato da una sorta di favore celeste a compiere grandi imprese. È una figura che viene descritta e percepita come l’eroe scelto da un destino ineffabile per compiere il volere del Cielo, e dare libertà e grandezza a una nazione di figli che per tutta la propria vita non fanno che attendere una figura paterna che li riscatti dalle proprie incertezze. Si dice per esempio che in occasione del suo primo giorno di università, il primo settembre 1960, il giovane Kim sia salito sulla collina Ryongnam insieme ad altri studenti, e lì, osservando la valle e i colori dell’autunno, abbia declamato una poesia in cui dichiarava, tra le altre cose: “Io guiderò la rivoluzione coreana: o Corea, io ti darò onore”.

Quest’ultimo verso, un voto augurale per il compimento di un destino glorioso, è ancora inciso nella pietra di una stele situata del complesso monumentale di Ryongnam, disseminato da omaggi scolpiti nella pietra alle glorie dei leader a cui si inchinano studenti e visitatori. Analogamente, presso Mansudae ogni giorno, chi passa di fronte alle immense statue di bronzo di Kim Il-sung e di Kim Jong-il si ferma in silenzio, piega il capo e rende omaggio a chi percepisce essere più di una guida, più di un padre della patria, e forse, in un’ultima analisi, addirittura più di un essere mortale. Ciò a cui sembra di assistere è un rito di anni che furono, una liturgia antica creata ai tempi degli antichi regni di Corea, le cui storie più che di presidenti e segretari di partito erano popolate di dei e re. Il ripetersi di inchini e reverenze non può infatti che ricordare, ad uno sguardo attento e che non si fermi all’esteriorità del gesto, le antiche devozioni agli antenati scomparsi, ai signori della guerra e del cielo che si perdono tra storia e leggenda, e le fedi ormai dimenticate a semi-divinità di credenze ancestrali. Un contesto complesso, quindi, che meriterebbe di essere conosciuto più a fondo.

La Corea del Nord è il Paese delle immense statue di bronzo dei leader defunti, è il Paese dei silenzi composti di fronte alle loro effigi, delle grandi costruzioni di cemento che segnano il panorama plumbeo della capitale. È il Paese delle donne che danzano nelle piazze per la propaganda del regime, e delle testate nucleari che vengono portate in trionfo nelle parate, quasi un dono mistico di un favore celeste che preannuncia grandezza. È anche il Paese delle esecuzioni, dei campi di lavoro, della povertà, del controllo sociale, e di una particolarissima ideologia che tuttora orienta le vite di milioni di persone. È un mondo a sé stante, un mondo complesso con le proprie regole e i propri rituali, in equilibrio tra l’ansia di un futuro che non arriva mai, e il passato remoto dei secoli degli antichi regni coreani.

Eppure, quando si parla della Corea del Nord, ufficialmente Repubblica Popolare Democratica di Corea, la tentazione è quella di soffermarsi unicamente su aspetti quali la violenza e la brutalità, l’oppressione e la tirannia, derubricando il tutto ad una generica forma di totalitarismo, che, a parte una condanna morale, non merita un’analisi più approfondita. Eppure, andando oltre tali aspetti, spingendo lo sguardo più a fondo, emerge un Paese isolato, che talora sembra compiacersi del proprio isolamento, una parte di penisola remota e inaccessibile a cui a pochi è concesso avventurarsi. Sospendendo il giudizio sul merito e sulla moralità delle scelte politiche, e concedendosi per un attimo il tempo di approfondire la storia e i costumi di una terra tormentata e tuttora segnata da una divisione che dura da decenni, non si può che subire una certa curiosità per questa remota e preclusa “distopia politica”, chiusa all’interno dei propri ermetici confini.

Si tratta, forse, della fascinazione che si prova per i luoghi inaccessibili, per le terre a cui non è dato accedere se non a pochi e in circostanze fortunose, le isole lontane dai costumi bizzarri e dalle storie incredibili, ancor di più quando sinistre per fama e per leggenda. È un ritorno ideale all’era delle esplorazioni e delle conquiste, dove ancora sulle mappe restavano delle zone d’ombra, un “cuore di tenebra” in cui addentrarsi equivaleva a perdere o trovare sé stessi. La Corea del Nord appare ancora, per certi aspetti, un’incognita sulle carte geografiche, uno dei pochi Paesi al mondo a vivere in un rigido isolamento e sulla scorta di una ideale autosufficienza dai poteri del mondo esterno, percepiti come corrotti e corruttori di una purezza ideologica sublime nel suo fondamentalismo. È il “regno eremita”, come è stato definito, inaccessibile e sorvegliato da ogni ingerenza esterna, tanto da far riflettere su come “nessun altro Paese oggi sia così avvolto nel mistero” come questo.

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Non bisogna infatti cadere nell’errore di credere che l’estremismo escluda la sofisticazione, e che l’inaccettabilità di determinate forme di governo e di taluni meccanismi della gestione del potere non possa essere accompagnata dall’analisi approfondita degli stessi, anche e forse soprattutto allo scopo di conoscere l’altro, specialmente in teatri di crisi particolarmente complessi come questo. Solo mediante un’analisi sistematica del sistema di potere instauratosi in Corea del Nord, che passi attraverso la disamina della sua evoluzione e delle sue influenze culturali, sarà infatti possibile conoscere questo Paese remoto, per usi e costumi all’estremo opposto del mondo. Solo conoscendo le leggi del regno eremita, con particolare riferimento all’evoluzione del suo sistema di governo, sarà infatti possibile esplorarne i recessi più profondi e gli anfratti più reconditi, almeno idealmente se non oltrepassando fisicamente i suoi confini tanto ben sorvegliati. E se, nelle parole di Goethe nel suo Faust, “anche l’Inferno ha le sue leggi”, un viaggio alla scoperta della Corea del Nord non può che cominciare dalla risposta da una domanda: ma quali sono le leggi del regno eremita?

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