Il «sogno cinese» continua a mietere vittime tra chi non sembra gradire il modello di sviluppo cinese. In Cina talvolta, si succedono eventi tra il tragico e il grottesco: Hu Jia e Teng Biao – due attivisti cinesi di spicco – «insieme a più di una dozzina di sostenitori sono stati arrestati nella notte di ieri, mentre celebravano il quarantesimo compleanno di Hu Jia in un ristorante di Shenzhen», secondo quanto dichiarato da Teng Biao al South China Morning Post.

Teng Biao, attivista e avvocato noto per il suo supporto all’attivista non vedente riparato negli Usa (e ora in procinto di tornare) Chen Guangcheng, era già stato arrestato due volte, nel 2008 e nel febbraio del 2011 durante le retate per la cosiddetta «rivoluzione dei gelsomini». Hu Jia (nella foto), altro attivista era stato arrestato e condannato a tre anni e mezzo di prigione e rilasciato nel 2011. Secondo quanto dichiarato da Teng Biao alla stampa di Hong Kong, la polizia non avrebbe prodotto alcun mandato e non ha specificato i motivi della loro detenzione. Quello cui sembravano interessati i poliziotti, secondo quanto raccontato dall’avvocato, era sapere «se gli attivisti avevano discusso del recente arresto dello studioso di legge Xu Zhiyong durante la cena. Erano eccessivamente nervosi- ha detto Teng – hanno chiesto se stavamo parlando di Xu Zhiyong».
Quest’ultimo è stato arrestato la scorsa settimana, con l’accusa di «disturbo dell’ordine pubblico», perché insieme ad altri attivisti aveva richiesto la pubblicazione dei patrimoni dei politici cinesi.
«La gente comune non vive con il senso di sicurezza – ha detto Teng – i conflitti nella società stanno diventando sempre più accentuati e la situazione non è destinata a migliorare».
Teng Biao ha centrato un punto, che in Cina sembra potersi respirare, viste le proteste, le manifestazioni e la pronta risposta della repressione. E’ chiaro che le diseguaglianze stanno alzando il tiro degli attivisti, creando frustrazione e atti individuali. Quest’ultimi sono controllati con estrema facilità dalle autorità cinesi, mentre quanto realmente preoccupa la leadership è l’eventuale unione tra attivisti, capaci di creare dei gruppi di opposizione all’ordine costituito.
Su questo tipo di iniziative, che provano a raccogliere persone intorno ad un obiettivo politico comune, la scure della repressione del Partito ad oggi è impressionante. Come già nel caso di Liu Xiaobo, il premio Nobel per la Pace in carcere, quello che preoccupa la dirigenza è la potenziale creazione di un’alternativa al Partito. In alcuni casi questa preoccupazione appare più paranoia che altro, ma in ogni caso in questi frangenti il Partito sembra non voler scendere a compromessi con nessuno.
Attualmente il «sogno cinese» è anche questo: campagne anti corruzione, proteste ambientali, lievi richieste di riforme. Purché a guidarle sia il Partito.