Roma e Washington si sono smentiti a vicenda sia sul 5G che sui nuovi dazi. Intanto, il parmigiano reggiano rischia controsanzioni russe
Ci deve proprio essere un grave difetto di comunicazione tra Roma e Washington se è che nell’ultimo vertice Nato di Londra il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il Presidente americano Donald Trump si sono smentiti a vicenda sia sulla tecnologia cinese del 5G sia sui nuovi dazi commerciali per l’adozione della web tax.
Conte doveva ancora entrare al colloquio con il presidente americano a margine del vertice Nato e Trump aveva già dichiarato alla Reuters che gli sembrava che “l’Italia non andrà avanti nella tecnologia 5G”. Pronta la replica di Conte: “Non ne ho proprio parlato con Trump”. Il Presidente del Consiglio arrivava poi al colloquio con il Presidente Usa ed esordiva: “Certo Donald che quei tuoi virgolettati sul 5G non mi hanno certo aiutato ma devi sapere che la nostra è la legislazione europea più avanzata e garantisce la piena tutela dei dati sensibili”. Poi Trump si sperticava in elogi all’amico “Giuseppi” che è un “great guy”, “great politician” che si è risollevato dalla crisi di agosto per guidare un nuovo esecutivo.
Commedia degli equivoci tra i due anche sulla digital tax. Conte a Londra rassicurava tutti: “Non mi aspetto che gli Stati Uniti possano applicare dei dazi sull’import italiano”. Ma nelle stesse ore dall’altra parte dell’Atlantico partiva dagli uffici Usa un avvertimento chiaro: “Se procedete con la web tax, sarete anche voi colpiti da tariffe aggiuntive”.
La nostra posizione è diversa dai francesi, che hanno deciso di rendere retroattiva la tassa, mentre in Italia scatterà con la manovra di bilancio. Verso la Francia gli Stati Uniti hanno colpito beni francesi per un valore di 2,4 miliardi di dollari con dazi su champagne, formaggi, yogurt, cosmetici. In Italia la web tax prevede un’imposta del 3% sui ricavi delle aziende con fatturato superiore a 750 milioni di euro ma i primi accantonamenti scatteranno all’inizio del 2021. A differenza della tassa francese, in Italia si mira alla tassazione delle multinazionali Google, Amazon, Facebook, o la cinese Alibaba. Robert Lighthizer, rappresentante al Commercio della Casa Bianca, ha fatto sapere al Governo italiano che la procedura partirà con un’inchiesta conoscitiva come già fatto per i francesi.
L’indagine potrebbe durare qualche mese e poi scatterebbero i dazi sui prodotti italiani. Ma c’è la possibilità che nel frattempo tutto si blocchi se arriverà a buon fine la trattativa in sede Ocse sulla questione. Ma l’Unione Europea, ha fatto sapere il nuovo commissario italiano agli Affari economici, Paolo Gentiloni, agirà “da sola” se non ci sarà una decisione dell’Ocse attesa a gennaio. Per Gentiloni “il nostro impegno è molto chiaro, stiamo lavorando per raggiungere un accordo, ma se all’Ocse ci fosse un risultato negativo avremo il compito di lavorare a una soluzione europea”.
Nel frattempo uno dei prodotti che verrebbero colpiti dai dazi americani è il parmigiano, che rientra anche tra quelli delle possibili contro sanzioni russe come risposta alle decisioni europee sulla crisi ucraina. La questione l’ha sollevata direttamente il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio con il suo omologo russo Sergjei Lavrov a Roma per i Med Dialogues. “Ho espresso a Lavrov” – ha detto Di Maio – “l’esigenza di rimuovere una sanzione che secondo me non rientra nei parametri di quelle ideate nei confronti dell’Ue, che riguarda il parmigiano reggiano, perché non rispecchia i parametri di altre sanzioni.”
@pelosigerardo
Roma e Washington si sono smentiti a vicenda sia sul 5G che sui nuovi dazi. Intanto, il parmigiano reggiano rischia controsanzioni russe
Ci deve proprio essere un grave difetto di comunicazione tra Roma e Washington se è che nell’ultimo vertice Nato di Londra il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il Presidente americano Donald Trump si sono smentiti a vicenda sia sulla tecnologia cinese del 5G sia sui nuovi dazi commerciali per l’adozione della web tax.