Non se ne parla più, ormai i morti non fanno nemmeno più notizia. L’attenzione dei media internazionali è spostata sull’Iraq, sulla Siria, sull’Ucraina, e come spesso succede l’Africa è passata in secondo piano. Peccato che in Repubblica Centrafricana si continui a sparare, e a morire.

Dopo qualche settimana di calma apparente a Bangui sono riscoppiate le violenze e si è tornati a contare le vittime. Nel corso degli ultimi giorni colpi di arma da fuoco sono rimbombati per le strade della capitale e a terra sono rimasti i corpi senza vita di decine di persone per lo più appartenenti a gruppi rivali e alle due fazioni in lotta: i musulmani Seleka e le milizie cristiane Anti-Balaka.
L’ex colonia francese, uno dei Paesi più poveri al mondo, nonostante le riserve d’oro e diamanti, è piombata nel caos nel caos ad inizio 2013 quando i ribelli Seleka hanno iniziato ad attaccare città e villaggi prima di prendere il potere nel marzo dello stesso anno. La risposta violenta delle milizie Anti-Balaka ha portato il Paese a una vera e propria guerra civile che l’intervento dell’esercito francese, dell’Unione Africana e della Minusca hanno solamente limitato.
Nemmeno la nomina di Catherina Samba-Panza è riuscita a placare la spirale d’odio e violenza che ha avvolto il Paese. Il governo di Catherine Samba -Panza infatti è sempre più in difficoltà, l’accusa di aver intascato un’ingente somma di denaro donata dall’Angola per la ricostruzione del Paese ha gettato un’ombra sull’operato del primo ministro e scatenato nuove violenze e scontri. Samba – Panza afferma che si tratta solamente di un tentativo di destabilizzazione del Paese, ma la scarsa trasparenza del governo sulla questione è davanti agli occhi di tutti.
Anche per questo negli ultimi giorni le violenze hanno di nuovo ripreso ad essere quotidiane, e le milizie Anti-Balaka si sono scontrate con le forze della Minusca più di una volta: una decina di miliziani hanno perso la vita tra mercoledì e giovedì. Per giorni, poi, l’aeroporto è rimasto chiuso bloccando anche l’arrivo di aiuti umanitari nel Paese.
Più di 6.500 persone sono state costrette ad abbandonare le loro case e a fuggire andando ad aggiungersi alle migliaia già costrette a trovare rifugio nei mesi scorsi nonostante l’elevato numero di forze di peacekeeping presenti oramai sul territorio.
Una soluzione pacifica di questa guerra civile sembra essere lontana al momento, l’intervento internazionale non sembra aver portato grandi risultati e la Repubblica Centrafricana è ancora nel caos, e con la scarsa attenzione dei media i crimini e le violenze potrebbero anche continuare ad aumentare.
Non se ne parla più, ormai i morti non fanno nemmeno più notizia. L’attenzione dei media internazionali è spostata sull’Iraq, sulla Siria, sull’Ucraina, e come spesso succede l’Africa è passata in secondo piano. Peccato che in Repubblica Centrafricana si continui a sparare, e a morire.