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Contraddizioni di vecchia data


Lo spettro del separatismo curdo è il nodo centrale e ricorrente delle fratture della Turchia post-ottomana e i rimedi per tacitarlo sembrano peggiori del male.

Lo spettro del separatismo curdo è il nodo centrale e ricorrente delle fratture della Turchia post-ottomana e i rimedi per tacitarlo sembrano peggiori del male.

L’infuocato discorso pronunciato dal presidente Recep Tayyip Erdoğan lo scorso 28 gennaio segna un nuovo passo nella svolta autoritaria del paese, in un momento in cui sono state aperte inchieste contro i due co-presidenti dell’HDP e contro numerosi sindaci che avevano domandato più autonomia per le amministrazioni municipali nella regione sudorientale del paese. Ancora una volta nella storia turca l’irrisolta questione curda e la ripresa dell’insurrezione armata vanno a braccetto con una forte riduzione della libertà di espressione in tutto il paese. Molti docenti universitari sono stati incriminati per aver firmato la petizione che chiedeva di astenersi dall’uso non proporzionato della forza nelle operazioni contro i militanti curdi. Decine di giornalisti arrestati, hanno visto rigettato il proprio accredito, o sono in attesa di processo. Questi sviluppi sono ben lontani dal clima di speranza di fine 2012 all’inizio del cosiddetto “Processo risolutivo”, con la richiesta di Abdullah Öcalan di mettere fine alla lotta armata nel suo messaggio per il Noruz 2013, e il successivo ridispiegamento degli effettivi del PKK verso il Kurdistan iracheno.

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