La decisione di dividere le regioni in diversi livelli di rischio è sacrosanto
Dopo la suddivisione del territorio nazionale in tre fasce, in base alla diffusione del coronavirus(rossa, arancione e gialla), il Governo ha approvato, nella notte di ieri, nuovi interventi a sostegno delle attività interessate dalle misure restrittive.
Il decreto Ristori bis di fatto replica il meccanismo del Ristori uno, varato la scorsa settimana, che prevedeva lo stanziamento di 5 miliardi di euro per imprese, partite Iva, ristoranti, bar, palestre, piscine, cinema, teatri e discoteche, cercando però di modulare i nuovi aiuti in base alle variabili territoriali.
Nel complesso, si tratta di nuovi interventi per 2,5 miliardi di euro. Il nuovo decreto allarga la platea delle categorie ammesse, includendo molte di quelle che avevano lamentato l’esclusione in questi giorni (dai bus turistici ai corsi di danza) e prevede anche contributi specifici per le famiglie, come il bonus baby sitter, che nelle zone rosse può arrivare fino a mille euro, e i congedi parentali se i figli sono in didattica a distanza.
Il provvedimento sospende anche ritenute e pagamenti Iva di novembre per tutte le attività nelle zone rosse; nelle zone arancioni e gialle solo per le attività chiuse.
Sono quattro le regioni classificate attualmente nell’area rossa: Calabria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta. Puglia e Sicilia, che a lungo hanno oscillato a ridosso della fascia di maggior rischio, sono finite nelle aree arancioni. Colore giallo per il resto delle regioni italiane.
“Ci sarà un fondo ad hoc per mettere risorse in caso di variazioni tra zone gialle, arancioni e rosse”, ha assicurato Giuseppe Conte.
Alcune regioni restano infatti molto in bilico. Viene data per certa, al momento, la retrocessione ad arancione di Campania, Liguria e Provincia di Bolzano, mentre in bilico ci sarebbero anche Toscana, Veneto e Lazio. La nuova “stretta” potrà riguardare anche singole province; ad esempio, in Campania si parla di dare una diversa classificazione all’area metropolitana di Napoli rispetto al resto della regione.
La gestione di provvedimenti differenziati per aree con livelli di contagio diversi ci pare una misura coraggiosa da parte del Governo, con un alto prezzo politico, perché facilmente attaccabile da Governatori e opposizione. Ma secondo noi è la decisione più corretta, che consente di evitare di penalizzare territori con numeri di contagio alti allo stesso modo di regioni con pochi contagiati e ricoverati. E anche di distribuire in modo più oculato le risorse per i ristori, sostenendo di più e meglio gli operatori economici maggiormente toccati dalla chiusura delle attività.
È necessario limitare i danni, dopo aver accusato ritardi gravi, nei sei mesi di sollievo dal virus: come è possibile non aver dotato almeno i medici di base di un vademecum (potrebbe addirittura essere pubblicato su Internet) sui primi medicinali da prendere in caso di sintomi? Oggi, chi chiama il proprio medico trova la segreteria telefonica! E ancora: com’è possibile non aver requisito alberghi chiusi per allestire posti letto per le quarantene, per non intasare le corsie di ospedali?
La sensazione, infatti, è che noi rischiamo un nuovo lockdown per salvare il collasso di un sistema sanitario inadeguato strutturalmente e nemmeno adeguato in questi mesi che avevamo a disposizione per rimediare.
Dunque, bene selezionare provvedimenti per settori e regioni, ma intanto investiamo su come migliorare l’efficienza delle nostre strutture sanitarie e trasporti, almeno. E, un giorno, ci dovremo decidere anche a rivedere questa schizofrenica regolamentazione del rapporto Stato-regioni.
Dopo la suddivisione del territorio nazionale in tre fasce, in base alla diffusione del coronavirus(rossa, arancione e gialla), il Governo ha approvato, nella notte di ieri, nuovi interventi a sostegno delle attività interessate dalle misure restrittive.
Il decreto Ristori bis di fatto replica il meccanismo del Ristori uno, varato la scorsa settimana, che prevedeva lo stanziamento di 5 miliardi di euro per imprese, partite Iva, ristoranti, bar, palestre, piscine, cinema, teatri e discoteche, cercando però di modulare i nuovi aiuti in base alle variabili territoriali.
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