CORTI – Petr’Antonio Tomasi, giovane leader di Corsica Libera, lo aveva strillato forte: «Libertà per i prigionieri politici». Ed era molto determinato. C’era anche lui, insieme al giovanile del partito indipendentista còrso, alla consueta kermesse che, da trentacinque anni a questa parte, ogni agosto, anima la vecchia capitale di Corti, il centro più grande dell’entroterra isolano.
La richiesta di amnistia per i detenuti politici dell’ex Fronte di Liberazione Nazionale Corso (FLNC) e per i «macchiaioli» (che in lingua còrsa indica i latitanti, ndr.) infiamma più volte i discorsi dei presenti. Ad andare in fiamme poi, dopo quel giorno di fine estate, saranno auto e blindati. È il 15 ottobre. Avvolte dalle colonne di fumo nero che si sollevano dai mezzi incendiati ci sono centinaia di persone. Siamo a Bastia, dove una manifestazione spontanea riporta prepotentemente alla luce il leitmotiv della «libertà per i prigionieri politici». La gioventù còrsa è in mobilitazione e marcia dietro ad uno striscione dove, a caratteri cubitali, nero sù bianco, si legge la parola «amnistia».
La mobilitazione è una reazione viscerale alle nuove sentenze: nel mirino dei giudici della Corte d’Assise speciale di Parigi ci sono Niculaiu Battini, Stefanu Tomasini e Ghjiseppu Maria Verdi condannati, da cinque ad otto anni, per un attentato esplosivo compiuto alla sottoprefettura di Corti nel 2012. La situazione si surriscalda, sfugge dal controllo, la protesta presto si trasforma in guerriglia. «Noi – spiega Tomasi – rivendichiamo l’amnistia per i nostri detenuti politici, circa una trentina, e per i macchiaioli per i fatti che si sono verificati successivamente al 2014, anno della smilitarizzazione del Fronte».
Ma Parigi non intende mollare la presa. «La Francia – prosegue Tomasi – sinora si è dimostrata totalmente chiusa rispetto a questo tema, violando anche i diritti dei prigionieri che, in base alla legge francese, avrebbero diritto ad esser avvicinati alle loro famiglie ma, questa disposizione, viene pedissequamente disapplicata quando si tratta dei nostri detenuti». Nostri? Cosa c’entrano ex guerriglieri con nuovi rappresentanti anche eletti nelle istituzioni còrse? E’ presto detto. «Noi abbiamo sempre avuto un rapporto di solidarietà politica con FLNC Unione dei Combattenti, non abbiamo mai condannato le loro azioni perché abbiamo sempre pensato che le cause che li hanno portati ad imbracciare il fucile sono le stesse che hanno hanno spinto noi ad agire in un’altra maniera».
È per questo che, da quel pomeriggio di tensione, i ragazzi di Ghjuventù Indipendentista, collettivo universitario con simpatie indipendentiste, inizia uno sciopero della fame. Gli attivisti universitari coinvolti nella protesta sono una decina e si sono raccolti nella cappella di Santa Croce, a Corti, per esprimere solidarietà ai tre giovani condannati. «Siamo stati solidali con questa organizzazione per quasi quarant’anni e, a maggior ragione lo siamo ora che il Fronte si è smilitarizzato», ci aveva spiegato Tomasi. «Negli ultimi anni molte organizzazioni politiche hanno rinnegato sistematicamente l’azione clandestina, noi invece pensiamo che queste condanne non hanno mai permesso di muovere un passo nella direzione della pace. Vogliamo costruire la pace in modo diverso, non condannando ma proponendo un progetto politico che è quello che stiamo realizzando in seno all’Assemblea di Corsica e che ha portato alla smilitarizzazione del Fronte», conclude il giovane leader.
