Covid: la solidarietà all'interno dell'Unione europea non manca e la Commissione sta facendo di tutto per fronteggiare gli effetti della pandemia. Ma ogni tanto qualcuno fa il furbo...
Una seggiovia chiusa presso l'impianto sciistico del Passo Tonale nelle Dolomiti, Italia, 26 novembre 2020. REUTERS/Guglielmo Mangiapane
Covid: la solidarietà all’interno dell’Unione europea non manca e la Commissione sta facendo di tutto per fronteggiare gli effetti della pandemia. Ma ogni tanto qualcuno fa il furbo…
Una seggiovia chiusa presso l’impianto sciistico del Passo Tonale nelle Dolomiti, Italia, 26 novembre 2020. REUTERS/Guglielmo Mangiapane
Per il mondo e l’Europa il Covid è un nemico comune: dovrebbe unire gli Stati come un sol uomo, soprattutto tra i Paesi membri dell’Unione e invece qualcosa non funziona. Scuole, spostamenti interni, scuole, ristoranti, esercizi commerciali; nessun criterio comune da Stoccolma a Malta.
Non riusciamo a metterci d’accordo nemmeno sugli impianti sciistici. Che senso ha chiudere in Italia e dunque anche in Sud Tirolo, se le piste austriache rimangono aperte? Idem dicasi per la Svizzera: in Valtellina piste chiuse ma in Canton Ticino via alla stagione. La confederazione elvetica non fa parte dell’Unione è vero, ma ha le terapie intensive che scoppiano e la lotta al Covid dovrebbe affratellarci tutti in uno sforzo comune.
Qualche Stato dà la colpa alla disorganizzazione delle istituzioni comunitarie, a cominciare dalla Commissione europea. E anche questo non è corretto e appartiene più alla costellazione delle fake news di cui è ammantata l’Unione.
La lotta alla Covid si articola attraverso tre fronti. Il primo è la frenata del contagio, attraverso la chiusura delle frontiere (a parte i viaggi essenziali, assicurando i trasporti tramite i corridoi “verdi”) e la limitazione (temporanea) di Schengen. Il secondo è il sostegno ai sistemi sanitari dei Paesi membri: finanziamento dei vaccini, fornitura di apparecchiature mediche, monitoraggio e promozione della ricerca. Il terzo fronte è il sostegno economico, a partire dall’imponente piano Next Generation, necessario a sostenere l’economia e frenare la perdita dei posti di lavoro.
Non è nemmeno vero che manchi la solidarietà tra Paesi membri. Tale solidarietà non si limita soltanto alle donazioni di attrezzature mediche essenziali come mascherine e ventilatori polmonari. I Paesi europei stanno anche accogliendo pazienti in condizioni critiche da altre zone dell’Ue e collaborano per il rimpatrio dei cittadini europei bloccati all’estero. L’Italia ha ricevuto mascherine dalla Francia e attrezzature mediche dalla Germania, il Lussemburgo sta accogliendo pazienti francesi nei propri reparti di terapia intensiva e la Repubblica Ceca ha donato tute protettive all’Italia e alla Spagna.
Dall’inizio dell’epidemia, migliaia di cittadini comunitari sono stati riportati a casa. Un terzo dei passeggeri rimpatriati erano cittadini europei di un Paese diverso da quello che ha organizzato il volo di rimpatrio.
E allora qual è il problema? Il problema è il tentativo un po’ furbesco di qualche Stato per favorire la propria economia utilizzando la propria autonomia. Non certo un esempio di armonia europea.
Covid: la solidarietà all’interno dell’Unione europea non manca e la Commissione sta facendo di tutto per fronteggiare gli effetti della pandemia. Ma ogni tanto qualcuno fa il furbo…
Una seggiovia chiusa presso l’impianto sciistico del Passo Tonale nelle Dolomiti, Italia, 26 novembre 2020. REUTERS/Guglielmo Mangiapane
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