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L’Italia che ha paura del cricket


E' il secondo sport al mondo per numero di spettatori. E sta crescendo anche da noi, dove attorno alla palla di cervo da anni si ritrovano i ragazzi del subcontinente indiano. Ma c’è chi, come a Bolzano, vuole vietare il cricket. Per ansie di sicurezza o identitarie.

Gli allenamenti della squadra di preti e seminaristi dell'Accademia Cattolica di Maria Mater Ecclesiae. REUTERS / Alessandro Bianchi

E’ il secondo sport al mondo per numero di spettatori. E sta crescendo anche da noi, dove attorno alla palla di cervo da anni si ritrovano i ragazzi del subcontinente indiano. Ma c’è chi, come a Bolzano, vuole vietare il cricket. Per ansie di sicurezza o identitarie.

“Il recente ferimento di un bimbo di due anni, colpito alla testa da una pallina vagante mentre era sul balcone di casa, ha indotto il sindaco (di Bolzano) Renzo Caramaschi a vietare lo sport più amato dalla comunità pakistana” rende noto una cronaca del Corsera del 12 settembre. Per ora, scrive Francesco Clementi, il provvedimento di veto sul cricket è limitato a Parco Mignone, ma si valuta l’estensione a tutti gli spazi aperti, dopo una “valutazione con rappresentanti della comunità pakistana”. In effetti una palla di cricket, una sorta di solido agglomerato di pelle di cervo, può arrivare a 150 km/h di velocità anche se questo attrezzo fondamentale del gioco più famoso dell’Impero britannico e delle sue colonie è così costoso che i giovani giocatori gli devono spesso preferire le più volgari palle da tennis. Non sappiamo quanto il bambino sia stato ferito ma sappiamo bene quanto possa far male una pallina da tennis: nella finale junior degli Us Open edizione 1983 per esempio, un giudice di linea fu colpito all’inguine da un “servizio killer” che lo precipitò a terra dove batté la testa e morì. Se invece si avesse la voglia di scorrere google per vedere tutti gli effetti collaterali di un pallone da calcio, si troverebbero circa un paio di milioni di risultati dove la sfera è una truce protagonista, più o meno diretta (“colpito da pallone in spiaggia sviene” “insegue pallone e viene travolto da un’auto” “cerca pallone e cade dal tetto”…). Nessuno però ha mai pensato di vietare il tennis e soprattutto il pallone nei parchi pubblici. Vien da pensare che, come spesso accade con le cose che non conosciamo, l’ignoranza connessa alla diffidenza finisca per produrre scelte sconsiderate.

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