Alla crisi degli approvvigionamenti si aggiunge il rischio della mancanza di disponibilità di magnesio, di cui la Cina è il maggior produttore al mondo. L’Unione europea è preoccupata
È un periodo complicato, per l’industria europea. I prezzi dell’energia (gas naturale, carbone, elettricità) e dei metalli (rame, alluminio) sono altissimi, e c’è una carenza di componenti critici (i semiconduttori, o microchip) che va avanti da molti mesi e che sta danneggiando le attività del settore automobilistico. Alla crisi degli approvvigionamenti potrebbe ora aggiungersi un nuovo tassello: la disponibilità di magnesio – un metallo utilizzato nelle leghe di alluminio per l’aeronautica, l’automotive e l’elettronica – rischia di ridursi drasticamente.
L’origine del problema è in Cina, che – come per l’alluminio, ad esempio – è nettamente il più grande produttore di magnesio al mondo. La crisi energetica in corso nel Paese ha spinto il Governo di Pechino a razionare le forniture, penalizzando in particolare gli stabilimenti industriali più dispendiosi: la produzione di tante cose ne sta risentendo, anche quella di magnesio, le cui esportazioni stanno calando.
L’Unione europea è molto preoccupata, perché importa dalla Cina più del 95% del magnesio che consuma. E non può sostituirla con altri fornitori geograficamente più vicini, come Israele o la Russia, perché offrono quantità troppo piccole, insufficienti a soddisfare il fabbisogno del Vecchio continente. Ad aggravare il quadro c’è il fatto che le scorte europee di magnesio sono su livelli bassi e rischiano di esaurirsi entro la fine di novembre, andando a bloccare il flusso di intere filiere e a danneggiare il tasso di occupazione e la ripresa economica dalla pandemia.
Un anonimo funzionario dell’Unione europea ha dichiarato a Politico che Bruxelles è in contatto con le autorità di Pechino per cercare di mantenere attiva la compravendita di magnesio. Ma l’Europa ha bisogno di un piano di lungo termine per risolvere questa e le altre dipendenze che la rendono eccessivamente vulnerabile agli shock esterni, e soddisfare così i suoi propositi di “autonomia strategica” dalle superpotenze.
Costruire delle catene del valore proprie però, vicine (quando non interne) e robuste, richiede tempo. Per il momento, dunque, l’Unione europea è esposta alle perturbazioni del mercato cinese del magnesio. I due Stati membri più preoccupati sono la Germania e la Repubblica ceca, importantissimi produttori di automobili.
Alla crisi degli approvvigionamenti si aggiunge il rischio della mancanza di disponibilità di magnesio, di cui la Cina è il maggior produttore al mondo. L’Unione europea è preoccupata