La guida spirituale tibetana all’inizio del 2017 visiterà lo stato dell’Arunachal Pradesh e la Cina promette battaglia diplomatica. Lo stato indiano, confinante con il Tibet, è ritenuto da Pechino territorio conteso tra i due paesi. Il governo di New Delhi ha dato il via libera alla visita del Dalai Lama ed è pronto a sostenere le polemiche minacciose di Pechino, che si aggiungono a quelle sul boicottaggio di prodotti cinesi in India in corso.
Il Dalai Lama aveva risposto all’invito ufficiale del chief minister dell’Arunachal Pradesh Pema Khandu (ex membro dell’Indian National Congress recentemente fuoriuscito dal partito e fondatore del People’s Party of Arunachal, alleato del Bharatriya Janata Party di Narendra Modi) e, secondo le anticipazioni, con ogni probabilità visiterà la cittadina di Tawang, sede di un importante monastero buddhista.
Pechino tradizionalmente si oppone a qualsiasi uscita pubblica all’estero del Dalai Lama, considerato a capo della «cricca» indipendentista tibetana. Nel caso dell’Arunachal Pradesh la situazione si complica ulteriormente: Pechino considera lo Stato indiano come parte integrante del Tibet e, quindi, della Repubblica popolare cinese, mentre l’India lo annovera tra gli Stati della Repubblica indiana. Il territorio, secondo Pechino, è «conteso», condizione che permette una serie di ripicche cicliche su rilascio dei visti o dei passaporti fino a battaglie diplomatiche sulle mappe cinesi o indiane che segnano l’Arunachal Pradesh come appartenente ora alla Cina, ora all’India, a seconda.
L’invito del chief minister Pema Khandu in settimana ha ottenuto l’appoggio incondizionato del governo federale di New Delhi che, attraverso il portavoce degli esteri Vikas Swarup, ha spiegato: «Il Dalai Lama è una figura spirituale riverita e un ospite onorevole dell’India. È assolutamente libero di viaggiare in ogni angolo del paese…È un fatto che [il Dalai Lama] goda di un seguito significativo tra i buddhisti dell’Arunachal Pradesh, che ne cercano le benedizioni. Ha visitato lo Stato anche in passato e noi non ci troviamo nulla di inusuale se lo visiterà di nuovo».
L’Indian Express ricorda due episodi recenti che danno la misura della suscettibilità cinese in materia. Il Dalai Lama avrebbe dovuto visitare l’Arunachal Pradesh anche nel 2009 (amministrazione Indian National Congress) ma la missione fu cancellata all’ultimo momento dal governo in carica a causa delle pressioni di Pechino. Pressioni che la Cina ha esercitato anche, ex post, durante una recente visita dell’ambasciatore statunitense in India Richard Verma, ammonendo gli Usa in via ufficiale che ogni ingerenza americana nelle «dispute al confine tra India e Cina» non sarà tollerata.
Nei primi mesi del 2017 sono previste in India una serie di visite ufficiali da parte di delegati cinesi e di certo la «questione Dalai Lama» sarà portata al tavolo delle discussioni bilaterali che al momento, sempre in tema di «ripicche», annovera anche una campagna di boicottaggio di fuochi d’artificio, botti e chincaglieria varia made in Cina in concomitanza con la festività di Diwali (il «Natale indiano» che cadrà domenica 30 ottobre).
La campagna «spontanea» è iniziata con la diffusione sui social network di una lettera firmata dal primo ministro Narendra Modi in cui si invitava la popolazione indiana al boicottaggio dei prodotti cinesi poiché Pechino sosteneva il Pakistan e, quindi, il terrorismo. La lettera, falsa, è stata sconfessata dall’ufficio del primo ministro indiano, ma ciò nonostante secondo i media indiani ha avuto un impatto sensibile negli acquisti dei consumatori indiani sotto Diwali. C’è chi parla addirittura di un 40 per cento di calo nelle vendite di prodotti cinesi, grazie alla campagna attiva di diversi gruppi vicini all’ultradestra nazionalista hindu.
La Cina, riporta l’Hindustan Times, ha messo in guardia il governo di New Delhi dall’assecondare questo tipo di campagne poiché potrebbero mettere in pericolo i rapporti commerciali bilaterali tra i due paesi. Secondo i dati riportati dal quotidiano indiano, l’India è il primo partner commerciale cinese in Asia meridionale e vanta un interscambio annuale da 71,6 miliardi di dollari, di cui 50 di debito per l’India.
Le autorità cinesi hanno precisato che la Cina è il primo paese esportatore di beni al mondo, con un volume di export da 2276,5 miliardi di dollari (2015). Le esportazioni destinate sul mercato in India rappresentano il 2 per cento del totale.
@majunteo
La guida spirituale tibetana all’inizio del 2017 visiterà lo stato dell’Arunachal Pradesh e la Cina promette battaglia diplomatica. Lo stato indiano, confinante con il Tibet, è ritenuto da Pechino territorio conteso tra i due paesi. Il governo di New Delhi ha dato il via libera alla visita del Dalai Lama ed è pronto a sostenere le polemiche minacciose di Pechino, che si aggiungono a quelle sul boicottaggio di prodotti cinesi in India in corso.
Il Dalai Lama aveva risposto all’invito ufficiale del chief minister dell’Arunachal Pradesh Pema Khandu (ex membro dell’Indian National Congress recentemente fuoriuscito dal partito e fondatore del People’s Party of Arunachal, alleato del Bharatriya Janata Party di Narendra Modi) e, secondo le anticipazioni, con ogni probabilità visiterà la cittadina di Tawang, sede di un importante monastero buddhista.