Il vice di Theresa May vuole che il Parlamento approvi l’accordo entro luglio, mentre si accendono gli scontri in Irlanda del Nord e ritorna la voglia di secessione in Scozia
David Lidington, il vice de facto della Prima Ministra del Regno Unito Theresa May, ha detto di volere che il Parlamento approvi l’accordo su Brexit – già bocciato tre volte – entro luglio, cioè prima che a Bruxelles si insedi il nuovo Parlamento Europeo uscito dalle elezioni di fine maggio.
Lidington non ha voluto fissare una data esatta per l’uscita del Regno Unito dall’Europa, sostenendo che questa dipenderà dall’andamento dei negoziati tra Conservatori e Laburisti, avviati nel tentativo di superare l’impasse a Westminster. Il 10 aprile scorso l’Unione Europea ha concesso altro tempo a Londra, approvando una «proroga flessibile» che ha spostato la data di Brexit al 31 ottobre, con possibilità di uscita anticipata non appena il Governo May troverà un accordo sulle condizioni del ritiro.
La questione Brexit sta riattivando tensioni quiescenti – mai del tutto sopite – nel Regno Unito. Giovedì scorso in Irlanda del Nord ci sono stati degli scontri, duranti i quali è stata uccisa la giornalista Lyra McKee, che a molti hanno ricordato il conflitto terminato con gli Accordi del venerdì santo.
Vent’anni dopo, la Brexit sta contribuendo ad inasprire nuovamente i rapporti tra Unionisti e Repubblicani: i primi sono molto contrari al backstop, il meccanismo che dovrebbe impedire il ritorno di un confine rigido con l’Irlanda. Nel tentativo di riportare stabilità, ieri May ha annunciato l’apertura di un dibattito che coinvolgerà tutti i principali partiti dell’Irlanda del Nord, insieme al Regno Unito e all’Irlanda.
In Scozia, invece, la Prima Ministra Nicola Sturgeon ha proposto un nuovo referendum per l’indipendenza, già rigettata nel 2014. Tra le motivazioni, Sturgeon ha menzionato espressamente la Brexit: nel 2016 la maggioranza degli scozzesi votò per rimanere nell’Unione Europea, a differenza degli inglesi e dei gallesi. Durante la campagna elettorale del 2014, gli unionisti scozzesi sostenevano la loro causa dicendo che la Scozia doveva rimanere nel Regno Unito se voleva continuare a far parte dell’Unione Europea.
@marcodellaguzzo
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