La minaccia russa, gli hacker del Cremlino, i rapporti con Putin. La Russian connection non è mancata tra gli argomenti del first debate, mentre la stampa di Mosca e la blogosfera hanno seguito l’evento a modo loro. Con un piccolo giallo.
Pochi minuti dopo che i riflettori sul confronto tra i due candidati alla Casa bianca si erano spenti, su Twitter è esploso l’hashtag #TrumpWon, “ha vinto Trump”. Tanto che nel giro di qualche ora è arrivato al primo posto tra i trend topic, ritwittato proprio dallo stesso Trump con un “thank you”. Ma poi è successo qualcosa di strano, perché l’account @DustinGiebel ha twittato uno screenshot da TrendsMap che mostrava l’origine di #TrumpWon nell’area di San Pietroburgo. L’immagine con la mappa è stata ritwittata 14mila volte, prima di essere smascherata come un fake.
Ci ha pensato il Washington Post a dimostrare che si trattava di una mappa photoshoppata e a recuperare i dati reali da TrendsMap, che non mostrano alcuna attività dell’hashtag in Russia. Gild Lotan, analista dati ed esperto di social network, è andato oltre scoprendo che #TrumpWon è stato twittato le prime due volte a Baltimora e Detroit, prima di diffondersi nel resto degli Stati Uniti e diventare, particolarmente dopo il retweet di Trump, virale nel mondo. Nessuna traccia di intervento russo.
Nel mondo reale
Era affasciante l’idea dell’esercito di troll del Cremlino al lavoro per manipolare il first debate. Ma non era vera. Nel mondo reale, invece, la reazione russa al primo dibattito tra Clinton e Trump è stata piuttosto tiepida. La maggior parte dei mezzi d’informazione è stata persino generosa nei confronti dalla candidata democratica. «Clinton scavalca Trump nel primo dibattito televisivo», ha titolato il Moskovsky Komsomolets, mentre il sito della televisione Rbk ha scritto che «Trump non è riuscito a presentarsi come un candidato alle presidenziali credibile, che sa il fatto suo e ha un programma ragionato». Una linea decisamente non pro-Trump seguita anche dai tre principali network controllati dal Cremlino, Perviy Kanal, Rossiya 1 e Ntv, che compongono la dieta mediatica della maggioranza dei russi.
Fuori dal coro, l’irriducibile Life.ru – principale fonte di disinformazione sulla guerra in Ucraina negli ultimi due anni – che ha decretato Trump vincitore assoluto del faccia a faccia. «Trump, sembrava oggettivamente sicuro di sé e pronto a rispondere ai prevedibili attacchi di Hillary Clinton», si legge sul sito.
Il «fattore» russo
Tra le accuse di Clinton di cui parla Life.ru ci sono ovviamente quelle legate ai rapporti di Trump con la Russia. Ed è questo l’argomento sui cui si è fermata l’attenzione di chi ha osservato il dibattito dall’altra parte dell’oceano. Il quotidiano governativo Izvestija ha criticato le accuse di Clinton alla Russia per gli attacchi informatici al comitato nazionale dei Democratici. «Trump è un vero appassionato di Vladimir Putin, ma quando lo ha pubblicamente invitato ad hackerare le email degli americani sono rimasta scioccata. Questo è inaccettabile», ha detto Hillary Clinton.
Il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, è stato l’unico tra i membri delle istituzioni a commentare. «L’interesse russo per la corsa alla Casa bianca dipende dal fatto che questa volta, come mai era successo prima, la Russia e Putin sono fattori indispensabili»», ha detto al quotidiano Rossiskaja Gazeta
Peskov non ha spiegato in quale maniera questo sia possibile. Certo è che il falso episodio dell’hashtag pilotato da San Pietroburgo la dice lunga su come questo «fattore» sia visto dall’America.
@daniloeliatweet
La minaccia russa, gli hacker del Cremlino, i rapporti con Putin. La Russian connection non è mancata tra gli argomenti del first debate, mentre la stampa di Mosca e la blogosfera hanno seguito l’evento a modo loro. Con un piccolo giallo.