L’annuale discorso del presidente sullo stato della Federazione si è trasformato in un mega comizio elettorale, dominato dalle nuove meraviglie dell’arsenale russo. Con una esplicita minaccia nucleare agli Usa. Non pervenuto, invece, un programma chiaro per il suo quarto mandato
Quando Putin ha nominato il nuovo missile balistico intercontinentale capace di bucare ogni tipo di scudo, l’incubo nucleare si è materializzato sui due megaschermi alle sue spalle. Una computer graphic ha mostrato un razzo partire dalla Russia e raggiungere il suo obiettivo dall’altra parte dell’oceano. E la platea ha applaudito.
Putin ha impiegato almeno un terzo del suo annuale discorso sullo stato della Federazione– durato quasi due ore – a parlare di potentissime e avveniristiche armi che la Russia sarebbe già capace di impiegare. Alcune mai sentite prima. «Nessuno al mondo possiede niente che sia nemmeno lontanamente paragonabile. Forse un domani sì, ma allora i nostri ragazzi avranno già inventato qualcos’altro», ha detto parlando del super missile. Un missile con una testata nucleare «capace di attaccare attraverso il Polo nord o il Polo sud, ma non è tutto. Ha una gittata praticamente illimitata».
Poi il presidente ha parlato delle altre avveniristiche armi, di cui l’esercito russo già disporrebbe: di un drone sottomarino nucleare impossibile da intercettare, di un missile da crociera che vola a 20 volte la velocità del suono e che «piomba sul bersaglio come un meteorite» e, infine, di un nuovo e misterioso laser.
Machismo nucleare
Il missile di cui parla Putin, però, non è un’assoluta novità. Si tratta dell’Rs28 Sarmat, o Satan2 secondo la denominazione Nato, capace di una testata da 40 megatoni, sufficiente a distruggere la Francia in un colpo solo.
La sua forza, però, non è nei megatoni ma nella capacità di superare i sistemi di difesa missilistica statunitensi, come il Ground-Based Midcourse Defense (Gdm) e l’Aegis Ballistic Missile Defense System (Abmd), già in funzione in Romania e presto in Polonia. Questi sistemi, basati sull’utilizzo di potenti radar e missili intercettori, possono già prevenire un attacco nucleare con gli attuali Satan R36M, abbattendoli in diversi stadi del volo. Il nuovo Sarmat potrà bucare «ogni sistema di difesa missilistica presente e futuro», perché volerà a velocità variabili tra le sette e le dodici volte quella del suono come un missile ipersonico, potrà cambiare la propria rotta anche dopo il lancio, potrà raggiungere gli Stati Uniti persino passando sopra il Polo Sud e, prima dell’impatto, libererà dalle 10 alle 15 testate nucleari autonome che si sparpaglieranno sull’obiettivo.
Il suo senso politico è nella sua capacità di deterrenza. E infatti Putin ha detto chiaramente che la realizzazione delle nuove armi non è altro che la risposta russa all’espansione del sistema antimissile americano e alla decisione di Washington di ritirarsi dal trattato Anti missili balistici (Abm) nel 2002.
«Voglio dirlo a tutti quelli che hanno alimentato la corsa alle armi negli ultimi 15 anni, che hanno cercato di guadagnare vantaggi unilateralmente a scapito della Russia, che hanno introdotto sanzioni illegittime per frenare il nostro sviluppo: quello che cercavate di evitare è già successo. Avete fallito nel contenere la Russia».
Comizi elettorali
L’agenda estera per i prossimi sei anni è tutta lì. In quella dimostrazione muscolare di nuove, fantasmagoriche armi che il resto del mondo – leggi, la Nato – deve temere. Nient’altro. Non c’è traccia nelle parole di Putin di una politica internazionale, dei rapporti con gli Stati Uniti, del ruolo della Russia in Medio oriente.
Tutto quello che possiamo sapere è che d’ora in poi dovremo temere il suo arsenale invincibile. «Abbiamo detto ai nostri partner dal 2004 che avremmo risposto con queste misure. Nessuno ci ha voluto ascoltare. Ci ascolterete adesso, allora», ha detto in un crescente roboante di applausi.
L’unico accenno al ruolo della Russia sullo scacchiere internazionale disegna l’immagine di una potenza globale: «Qualunque uso di armi nucleari contro la Russia o i suoi alleati – piccole, medie o di qualunque potenza – sarà interpretato come un attacco nucleare al nostro Paese. La risposta sarà immediata, con tutte le sue conseguenze». È possibile immaginare che Putin pensasse alla Corea del Nord?
Il resto delle sue parole le ha dedicate alle questioni domestiche. Un mega comizio in cui il candidato alle presidenziali ha promesso di ridurre la povertà e migliorare la qualità della vita dei russi attraverso lo sviluppo economico e tecnologico.
Il discorso, che si tiene ogni anno a dicembre, è stato più volte rinviato fino ad arrivare a ridosso delle elezioni. La domanda che tutti si pongono, però, è una: con avversari fantoccio che si accapigliano in tv e l’esito delle elezioni già scritto, Putin ha davvero bisogno di questo?
@daniloeliatweet
L’annuale discorso del presidente sullo stato della Federazione si è trasformato in un mega comizio elettorale, dominato dalle nuove meraviglie dell’arsenale russo. Con una esplicita minaccia nucleare agli Usa. Non pervenuto, invece, un programma chiaro per il suo quarto mandato