Xu Zhiyong, avvocato pechinese di 40 anni, recentemente a processo, dopo essere stato arrestato lo scorso luglio, con l’accusa di aver disturbato l’ordine pubblico, è stato condannato a 4 anni di reclusione (update 26.1). Xu nel tempo, ha saputo raccogliere parecchio consenso e inserirsi nelle dinamiche della società civile cinese. Vittima di repressione da parte del Pcc rischia 5 anni di carcere. Ben più noto, ai cinesi, di altri molto noti invece in Occidente (come Liu Xiaobo): nonostante questo il suo caso non ha riscosso grande successo sui media italiani. Perché?
Intanto perché Xu non ha avuto il supporto di gruppi internazionali ed in modo particolare quelli americani. In secondo luogo perché al contrario di Liu Xiaobo non ha un passato di attività politica «nel 1989» cinese e come tale dunque non ha un retroterra di sostegno di realtà umanitarie che da tempo seguono gli attivisti cinesi. E’ un fenomeno recente e nuovo. E naturalmente non ha vinto il Nobel.
Eppure Xu ha saputo incidere e catturare l’attenzione – molto di più di Liu Xiaobo ad esempio – all’interno della società civile cinese che prova a trovare le proprie forme migliori di espressione. E’ conosciuto dai cinesi, ha un seguito e come dimostrato dal suo processo, ha attivisti e intellettuali che chiedono in modo netto la sua liberazione.
E forse la complessità della proposizione politica di Xu ha reso più difficoltoso il compito alla stampa occidentale (anche se nel mondo anglosassone la sua vicenda è stata coperta con molta attenzione). Xu ha fondato un movimento politico, chiamato «Movimento Nuovi Cittadini», con una richiesta esplicita nei confronti del governo cinese, focalizzata sulla pubblicazione dei patrimoni economici dei leader del paese.
Una richiesta sulla quale si sono innervate altre frange sociali: non solo avvocati, come Xu, o attivisti per i diritti umani, ma anche businessman e filantropi miliardari che hanno fatto propria la causa di Xu, venendo addirittura arrestati e confessando di aver finanziato le attività del neonato Movimento. E’ il mondo complesso delle charity cinesi, dove si annidano forme di resistenze al Pcc.

Il Movimento Nuovi Cittadini ha un seguito: il messaggio che Xu avrebbe voluto leggere durante la sua udienza pare sia stato letto da centinaia di migliaia di persone e ha ottenuto l’endorsment di personaggi noti nel mondo dell’attivismo. Un messaggio nel quale ha scritto: «Quello che chiediamo è che ogni cinese sia capace e in grado di comportarsi come un cittadino, accettare il ruolo di padroni del paese, anziché agire come soggetti feudali, compiacenti con il potere costituito. Bisogna prendere sul serio i diritti che vengono con la cittadinanza, quelli scritti nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e la Costituzione della Cina. Significa anche prendere sul serio le responsabilità che porta con sé il concetto di cittadinanza, a cominciare dalla consapevolezza che la Cina appartiene a tutti e a ciascuno di noi e di accettare che spetta a noi difendere e definire i confini della coscienza e della giustizia. Quello che il Movimento Nuovi Cittadini chiede è lo spirito civico che consiste di libertà, giustizia e amore»
Xu rischia 5 anni di condanna, ma ha dimostrato come nasce e come agisce quella che potremmo definire la «vera dissidenza», al momento, nella società cinese.
Xu Zhiyong, avvocato pechinese di 40 anni, recentemente a processo, dopo essere stato arrestato lo scorso luglio, con l’accusa di aver disturbato l’ordine pubblico, è stato condannato a 4 anni di reclusione (update 26.1). Xu nel tempo, ha saputo raccogliere parecchio consenso e inserirsi nelle dinamiche della società civile cinese. Vittima di repressione da parte del Pcc rischia 5 anni di carcere. Ben più noto, ai cinesi, di altri molto noti invece in Occidente (come Liu Xiaobo): nonostante questo il suo caso non ha riscosso grande successo sui media italiani. Perché?