
Durante il Diwali, la città viene bombardata dai botti. E l’inquinamento atmosferico raggiunge livelli insostenibili. Così la Corte suprema ha deciso di vietare la vendita di fuochi d’artificio e petardi fino alla fine del mese. Ma sarà dura
La Corte suprema indiana ha vietato la vendita di fuochi d’artificio e botti in tutto il territorio di New Delhi fino al primo novembre. Una misura imposta nel tentativo di scongiurare l’effetto camera a gas che negli ultimi anni ha sempre avvolto la capitale indiana in coincidenza con i festeggiamenti del Diwali, la festa più importante del calendario hindu nell’India settentrionale.
Diwali, la «Festa delle Luci», ricorda il ritorno dall’esilio di Rama, sua moglie Sita e suo fratello Lakshman, raccontato nel poema epico Ramayana. Seguendo la tradizione, milioni di indiani – specialmente nell’India settentrionale – passeranno la sera di Diwali in famiglia, addobbando la casa con candeline ad olio (diya) come i sudditi di Rama fecero al ritorno del re, illuminandogli il cammino. Per estensione, dalle innocue diya la tradizione moderna ha inglobato l’utilizzo di petardi e fuochi d’artificio a buon prezzo, in un bombardamento continuo che dura solitamente tutta la notte.
La decisione della Corte suprema di vietare la vendita di botti e fuochi d’artificio per tutto il mese in tutta la città sarà applicata sull’intero territorio della National Capital Region (NCR) che, oltre a New Delhi, comprende una serie di distretti satellite negli stati di Uttar Pradesh, Rajasthan e Haryana. Significa, parafrasando Hindustan Times, che quest’anno chi volesse comprarsi dei petardi per Diwali a New Delhi dovrebbe farsi 140 km di viaggio in auto – pari a 6/8 ore – per raggiungere la prima località fuori dal divieto.
Secondo la Corte suprema si tratta di «un test» per vedere se in assenza dell’inquinamento atmosferico causato dai fuochi d’artificio e dai petardi si registreranno dei miglioramenti sensibili nella qualità dell’aria della capitale, che proprio in concomitanza del Diwali tocca i livelli peggiori dell’anno. Durante la settimana di Diwali del 2016, la concentrazione di Pm 2,5 per metro cubo d’aria a New Delhi toccò quota 999. Secondo gli standard dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, 60 è il limite entro il quale l’aria che respiriamo non è da considerarsi nociva per la salute.
In questi giorni, senza alcun botto pre Diwali, l’aria della capitale sta già peggiorando sensibilmente. Secondo Indian Express, la maggioranza delle centrali di monitoraggio della qualità dell’aria gestite dal System of Air Quality and Weather Forecasting And Research (SAFAR) già indica livelli d’allarme, per un inquinamento dell’aria medio giornaliero pari a 178 microgrammi di Pm 2,5 per metro cubo d’aria: quasi tre volte la soglia minima di salubrità.
Lo scorso anno il chief minister di New Delhi, Arvind Kejriwal, aveva esplicitamente parlato della città che amministrava come di una «camera a gas»: una condizione che la capitale indiana subisce non solo per l’inquinamento urbano di Diwali, ma soprattutto per un mix di eventi meteorologici e strutturali: l’abbassamento delle temperature, l’assenza di venti, l’accumulo di scarichi di auto e di pulviscolo residuo dei cantieri e, soprattutto, le nuvole di fumo causate da centinaia di falò che i contadini negli stati circostanti Delhi in questa stagione appiccano per «smaltire» le stoppie del raccolto passato. Pratica tecnicamente vietata ma ampiamente diffusa in Uttar Pradesh, Haryana e Punjab, dove per i contadini dare alle fiamme le stoppie rimane il metodo più conveniente per ripulire i campi e prepararsi a una nuova stagione di semina.
Quest’anno, spiega Indian Express basandosi sulle immagini satellitari della Nasa, i falò nelle campagne circostanti New Delhi sono già cominciati.
@majunteo
Durante il Diwali, la città viene bombardata dai botti. E l’inquinamento atmosferico raggiunge livelli insostenibili. Così la Corte suprema ha deciso di vietare la vendita di fuochi d’artificio e petardi fino alla fine del mese. Ma sarà dura