L’ex Presidente, nonostante i guai giudiziari, vola nei sondaggi e ritiene inutile il faccia a faccia con Ron DeSantis e gli altri contendenti. “Il pubblico sa chi sono, conosce i successi della mia presidenza”.
L’orizzonte temporale che da oggi arriva al 5 novembre 2024, giorno in cui gli elettori degli Stati Uniti voteranno per scegliere il successore di Joe Biden, sembra lontanissimo. Ed effettivamente, a un anno e tre mesi di distanza dalle elezioni presidenziali Usa, è ancora presto per definire su quali temi si scontreranno i due candidati e, soprattutto, come arriveranno alla data fatidica del prossimo anno. Tuttavia, l’onda lunga dello tsunami Donald Trump, tra processi e dichiarazioni dal forte sapore dispotico, è talmente preponderante nella politica interna statunitense da essere ancora da prima pagina, specie dopo le ultime, scioccanti dichiarazioni del leader del Grand Old Party.
Infatti, l’ex inquilino della Casa Bianca, forte dell’apprezzamento dell’elettorato nei suoi confronti e della scarsa capacità d’emergere da parte degli altri candidati repubblicani, ha annunciato che non parteciperà ai dibattiti presidenziali. Trump, secondo un sondaggio di CBS News pubblicato nella giornata di ieri, comanda indiscutibilmente i ranghi del GOP con il 62% dei consensi, talmente alti da staccare quello che dai media è visto come il principale ostacolo alla nomination, il Governatore della Florida Ron DeSantis, che raccoglie appena il 16% dei potenziali voti.
Tanto basta a Trump per annunciare che non parteciperà al primo faccia a faccia che si terrà questo mercoledì a Milwaukee, nel Wisconsin. “Il pubblico sa chi sono, conosce i successi della mia presidenza”, ha scritto sul social media Truth, definendo i numeri “leggendari”. “Dunque non parteciperò ai dibattiti”. L’unica certezza del leader repubblicano è che non comparirà davanti al pubblico questa settimana, lasciando intendere che potrebbe partecipare ai confronti più avanti. Un ragionamento puramente utilitaristico da parte dell’ex Presidente, che in questo modo evita in questa fase di diventare il principale oggetto di discussione tra gli altri esponenti, lasciando il fardello a DeSantis, che verosimilmente sarà l’obiettivo degli altri candidati, estremamente più deboli.
Non a caso, lo stesso sondaggio CBS dimostra che l’elettorato repubblicano, oramai sempre più a destra, è totalmente disinteressato alle opinioni su Trump da parte di DeSantis, Nikky Haley, Mike Pence e gli altri contendenti alla nomination, con il 91% degli intervistati che ritiene che dovrebbero concentrarsi su sé stessi e sulle loro proposte politiche piuttosto che prendere di mira l’ex Commander in Chief. Ancora, il 74% degli intervistati si dichiara da sempre supporter trumpiano, motivo che li spinge a indicarlo come favorito rispetto agli altri esponenti. Il 99% delle persone intervenute al sondaggio crede che con Donald Trump “le cose andassero meglio”, il 95% ritiene che Trump “si battesse per persone come me”.
Da parte dell’elettorato un chiaro messaggio alla politica Usa, che dimostra che l’unica risorsa a disposizione degli sfidanti per battere Donald Trump è sui temi e non sull’attacco personale, non sui guai giudiziari ma sulla reale proposta politica. Non è un caso che alle elezioni del 2020 Trump abbia segnato il record di secondo candidato più votato nella storia statunitense dopo Biden. Un voto che racconta tanto della polarizzazione del Paese, con l’attuale amministrazione democratica in crisi d’identità e incapace di offrire all’elettorato una visione chiara dell’andamento economico e degli affari internazionali.
Infatti, l’ex inquilino della Casa Bianca, forte dell’apprezzamento dell’elettorato nei suoi confronti e della scarsa capacità d’emergere da parte degli altri candidati repubblicani, ha annunciato che non parteciperà ai dibattiti presidenziali. Trump, secondo un sondaggio di CBS News pubblicato nella giornata di ieri, comanda indiscutibilmente i ranghi del GOP con il 62% dei consensi, talmente alti da staccare quello che dai media è visto come il principale ostacolo alla nomination, il Governatore della Florida Ron DeSantis, che raccoglie appena il 16% dei potenziali voti.