L’Iran flirta con gli Usa mentre Sauditi e Israeliani fanno fronte comune contro gli ayatollah.
“Ho appena parlato al telefono con il Presidente Rohani”. È il 27 settembre 2013 e il Presidente americano Barack Obama in persona, dalla sala stampa della Casa Bianca, annuncia il primo contatto dai tempi della rivoluzione islamica del 1979 con un suo omologo iraniano. “Abbiamo discusso degli sforzi in corso per raggiungere un accordo sul programma nucleare iraniano. Ci saranno degli ostacoli, ma credo potremo arrivare a una soluzione globale”.
Due mesi dopo Javad Zarif, Ministro degli Esteri della Repubblica islamica, scrive su Twitter da Ginevra: “We have an agreement”, ovvero “abbiamo un accordo”, con Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e Germania.
Due immagini, due eventi storici: è così che l’Iran fa il suo grande ritorno sulla scena globale, dopo 34 anni di gelo con Washington, considerato il “Grande Satana” dagli ayatollah al potere.
E mentre Teheran, sotto la guida del nuovo Presidente Hassan Rohani, occupa tutte le prime pagine dei giornali, Israele e Arabia Saudita tremano. Il triangolo Washington-Tel Aviv- Riyad, finora punta di diamante dello schieramento antipersiano in Medioriente, vacilla.
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L’Iran flirta con gli Usa mentre Sauditi e Israeliani fanno fronte comune contro gli ayatollah.