La visita storica di Mario Draghi ad Ankara segna una nuova fase nel rapporto tra i due Paesi. Alle spalle le polemiche dei mesi scorsi, dalle crisi siriana e libica alle tensioni turche con l’Ue, passando per la questione dei migranti
Una nazione amica, un partner strategico, un alleato della Nato. Recep Tayyip Erdoğan lancia segnali del tutto propositivi nei confronti dell’Italia, indirizzando a Mario Draghi un chiaro messaggio d’interesse nel rafforzare ulteriormente la relazione tra Ankara e Roma, ma anche con Bruxelles. Il Presidente turco e il capo del Governo italiano si incontrano in uno storico summit che vede la presenza di numerosi Ministri dell’esecutivo Draghi. Un incontro all’interno del framework del Summit Intergovernamentale Turchia-Italia, giunto alla terza edizione ma a distanza di 10 anni dall’ultima occasione nel quale fu organizzato.
Sono troppi 10 anni per due nazioni da sempre legate culturalmente ed economicamente. Una lunga pausa che racconta tanto degli avvenimenti internazionali che dalla crisi libica a quella siriana, dal dramma dei migranti al tentato colpo di Stato in Turchia, passando per le tensioni tra Ankara e l’Ue e, infine, l’invasione russa in Ucraina, ha in qualche modo rallentato le occasioni di incontro ad un simile livello. Senza dimenticare le dichiarazioni del Presidente del Consiglio nei confronti di Erdoğan, che evidentemente non sono state considerate come decisive per incrinare la relazione tra i due Paesi mediterranei.
Erdoğan e Draghi si incontrano all’apice delle discussioni sull’ingresso nella Nato di Finlandia e Svezia, con la Turchia direttamente coinvolta e interessata alle garanzie di sicurezza interna rispetto alla questione curda, Ypg e Pkk. Un tasto dolente e molto discusso, che nei giorni scorsi il Presidente del Consiglio ha sostanzialmente rimandato ai diretti interessati, Helsinki e Stoccolma. Ciononostante, la “lotta al terrorismo” è una delle tematiche discusse dai due leader, con Erdoğan che ha sottolineato come Turchia e Italia abbiano “la stessa opinione nel rafforzare le relazioni in quest’area, per avere benefici comuni”.
Così come è stata discussa la candidatura di Ankara in Ue, con il Presidente turco che ha ringraziato Draghi per il supporto nel miglioramento delle relazioni con Bruxelles. “In questo momento, ciò che conta realmente è il rafforzamento della prospettiva di membership per la Turchia”, ha detto Erdoğan, dicendosi sicuro che l’Italia è a conoscenza del valore aggiunto che il suo Paese darebbe all’Unione Europea. “Credo — ha proseguito il capo dell’Akp, il partito di maggioranza — che tale supporto aumenterà nel corso del tempo”.
I temi in discussione
La crisi ucraina, la consegna del grano attraverso il Mar Nero, questioni militari: numerosi temi che necessitano risposte immediate e toccati da Erdoğan e Draghi. Si cercano soluzioni in seno all’Onu, come ricordato dal Presidente turco, che spiega quanto sia importante lo sblocco delle consegne in particolare per l’Africa, il continente verso il quale la Turchia si è particolarmente impegnata nel corso degli ultimi anni, con l’apertura di numerose ambasciate e il rafforzamento degli accordi commerciali.
Dopo l’incontro di ieri, un nuovo corso per Turchia e Italia, che hanno firmato una serie protocolli con i rispettivi Ministri. Tra i vari accordi, quello sulla protezione delle informazioni classificate nell’industria della difesa per garantire (composto da 18 articoli) e tra i Ministeri degli Esteri con il Protocollo d’Intesa sulla consultazione strutturata, con l’obiettivo di approfondire la cooperazione a livello bilaterale e multilaterale.
Sono troppi 10 anni per due nazioni da sempre legate culturalmente ed economicamente. Una lunga pausa che racconta tanto degli avvenimenti internazionali che dalla crisi libica a quella siriana, dal dramma dei migranti al tentato colpo di Stato in Turchia, passando per le tensioni tra Ankara e l’Ue e, infine, l’invasione russa in Ucraina, ha in qualche modo rallentato le occasioni di incontro ad un simile livello. Senza dimenticare le dichiarazioni del Presidente del Consiglio nei confronti di Erdoğan, che evidentemente non sono state considerate come decisive per incrinare la relazione tra i due Paesi mediterranei.