Il peccato più grande è abituarsi ai naufragi nel Mediterraneo così come ai morti di freddo al confine tra Polonia e Bielorussia, ripete il Papa a Cipro. Draghi: serve un coinvolgimento maggiore di tutti i Paesi europei
Il Papa a Nicosia, Cipro. Mario Draghi dal palco dei Med Dialogues 2021 a Roma. Ma i concetti espressi sui flussi dei migranti sono quasi identici.
I migranti non sono turisti e, dice il Papa, il filo spinato contro chi fugge da violenze e guerre è una vergogna dell’Occidente. E Draghi afferma: “Occorre proteggere i più deboli con cordoni umanitari dai Paesi più vulnerabili, rafforzare i flussi legali, che sono una risorsa e non una minaccia per la nostra società”. Ma per gestire la migrazione, aggiunge il Presidente del Consiglio, serve “un coinvolgimento maggiore di tutti i Paesi europei, abbandonando visioni nazionali o egoistiche”.
I movimenti dei migranti, dice Draghi, “molto spesso hanno origine lontano dal mare, da soli non possiamo controllarli: da inizio di quest’anno sono sei volte tanti, rispetto al 2019. Serve un maggior coinvolgimento di tutti i Paesi europei, anche nel Mediterraneo. L’Italia continua a promuovere un avanzamento europeo verso una gestione collettiva, in un equilibrio fra responsabilità e solidarietà”. Ma la Ministra degli Esteri libica Najla El Mangoush invita a “non puntare il dito contro la Libia” per la gestione dei flussi e il rispetto dei diritti. “Il problema è complesso e siamo stanchi di soluzioni superficiali”, dice la Ministra, secondo la quale se per i morti nel Canale della Manica due dei Paesi più stabili come Regno Unito e Francia non riescono a controllare l’immigrazione illegale, “come potete aspettarvi che noi riusciamo a controllarla?”.
Il Papa incontra i migranti a Cipro
E Papa Francesco da Nicosia, incontrando i migranti, dice: “Chi viene a chiedere libertà, pane, aiuto, fratellanza, gioia, chi sta fuggendo dall’odio, trova davanti un ‘odio’ che si chiama filo spinato”. Risponde a chi in Occidente si scandalizza per i campi di sterminio nazisti e comunisti, ignorando quelli che confinano chi vuole fuggire dalla fame e dalla guerra, per approdare in Europa: “Guardando voi – dice il Papa – penso a tanti migranti che sono dovuti tornare indietro, respinti, finiti nei lager, veri lager, dove le donne sono vendute, gli uomini torturati, schiavizzati. Noi ci lamentiamo dei lager del secolo scorso, ma fratelli e sorelle, sta succedendo oggi, nelle coste vicine. Ho guardato alcune testimonianze filmate di questo. Posti di tortura, di vendita di gente”. Sente sulle spalle tutta la responsabilità di “aiutare ad aprire gli occhi” e smettere di “tacere”.
Il messaggio è chiaro ed è diretto ai leader politici che strumentalizzano il dramma, ma anche ai cittadini che si lasciano influenzare: i migranti non sono “turisti” insiste. “Danno tutto quello che hanno per salire su un barcone di notte, senza sapere se arriveranno. È la storia di una società sviluppata che chiamiamo ‘Occidente’. Che il Signore ci svegli la coscienza”, implora.
Il peccato peggiore di chi vive in un Paese agiato, mette in guardia Papa Francesco, è che ci si abitua ai naufragi nel Mediterraneo, come ai morti di freddo al confine tra Polonia e Bielorussia: “Questo abituarsi è una malattia molto grave e non c’è antibiotico, dobbiamo andare contro questo vizio dell’abituarsi alle tragedie”.
E per sua iniziativa, il Vaticano ricollocherà subito per motivi umanitari 50 migranti da Cipro in Italia. Le operazioni di trasferimento, ospitalità e integrazione saranno interamente a carico della Santa Sede. Un primo gruppo di 12 persone partirà già prima di Natale, gli altri seguiranno tra gennaio e febbraio. Vengono da Siria, Congo, Camerun e Iraq e tra loro ci sono anche famiglie con bambini. L’operazione sarà resa possibile grazie a un accordo tra la segreteria di Stato, le autorità italiane e cipriote, la collaborazione con la Sezione per i Migranti e Rifugiati della Santa Sede e con la Comunità di Sant’Egidio.
Verso le elezioni in Libia
E pure strettamente legata al tema migranti è la stabilità dei Paesi di transito e di origine. Draghi ribadisce quanto già detto il 12 novembre alla Conferenza di Parigi sulla Libia sulla necessità che “solo un processo a guida libica potrà portare a una soluzione piena e duratura della crisi nel Paese”. E sulle prossime elezioni in Libia del 24 dicembre, Draghi rinnova l’appello a tutti gli attori politici “perché le elezioni siano libere, eque, credibili e inclusive”. E per il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, anche lui intervenuto ai Med Dialogues, “il dopo elezioni lo si costruisce adesso, con elezioni libere, trasparenti e inclusive. L’inclusività sarà il fattore di successo di queste elezioni e dobbiamo fare in modo, attraverso un’azione diplomatica continua della comunità internazionale, che ci possano essere elezioni il più inclusive possibile”.
Nel frattempo la Corte di Sabha ha accettato il ricorso del figlio di Gheddafi Saif al Islam permettendogli di partecipare alle elezioni presidenziali. Il figlio di Muammar Gheddafi era stato in un primo tempo escluso dalla corsa. Accettata anche la candidatura del Presidente ad interim Abdul Hamid Mohammed Dbeibeh che a Ginevra in sede Onu sembrava esclusa. L’idea che si sta facendo sempre più strada è un ballottaggio tra Saif e Dbeibah.
Il peccato più grande è abituarsi ai naufragi nel Mediterraneo così come ai morti di freddo al confine tra Polonia e Bielorussia, ripete il Papa a Cipro. Draghi: serve un coinvolgimento maggiore di tutti i Paesi europei