
Se c’è una cura, lo dobbiamo alla ricerca militare.
La tragica epidemia di Ebola nell’Africa occidentale è un promemoria della fragilità delle infrastrutture sanitarie nei paesi poveri, ma anche del limitato impatto della governance globale in materia sanitaria.
Sarà una magra consolazione, ma molti farmaci sperimentali che possono aiutare a sconfiggere l’Ebola sono frutto della ricerca della biodifesa militare e civile.
La ricerca della biodifesa si propone di limitare i danni provocati dalle armi biologiche. Durante la Guerra fredda, l’Unione Sovietica studiò l’Ebola come arma biologica, anche se i sovietici non hanno poi prodotto il virus per usarlo come arma, come invece hanno fatto con il vaiolo e altri agenti patogeni.
E’ noto che la setta giapponese Aum Shinrikyo, nel 1993, ha tentato di appropriarsi di campioni di Ebola nella sua campagna di bioterrorismo. Poco dopo i primi casi naturali di Ebola, osservati nel 1976, l’Usamriid, l’Istituto di ricerca medica sulle malattie infettive dell’esercito USA, ha intrapreso lo studio di contromisure per questa febbre emorragica virale.
La ricerca della biodifesa per contrastare la guerra biologica e il bioterrorismo può anche contribuire a combattere le epidemie che insorgono naturalmente? Non è inconsueto che da tecnologie militari derivino applicazioni commerciali.
Questa “tesi della sinergia” è oggetto di critiche. Per i suoi avversari, la biodifesa distorce le priorità delle autorità sanitarie e permette ai militari di condurre di nascosto programmi di armi biologiche offensive, visto che le conoscenze e le tecnologie coinvolte si prestano a un duplice impiego.
E’ lecito dubitare che le forze armate USA stiano costruendo armi biologiche, vista la loro preferenza per la guerra cinetica, cioè per i dispositivi che sparano ed esplodono. E parte degli investimenti nel settore della biodifesa può rivelarsi utile contro l’Ebola.
Ad esempio l’Usamriid e la Defense Threat Reduction Agency americana, insieme all’Ufficio Sanità Pubblica del Canada, hanno finanziato lo Zmapp, un farmaco sperimentale anti-Ebola. Ora, lo Smapp potrebbe anche non funzionare, e se funziona, per il momento è esaurito.
Ma se dovessimo produrre questo farmaco in grandi quantità, la produzione coinvolgerebbe i Centri per l’innovazione nello sviluppo e produzione, che il Dipartimento Usa della Sanità e dei Servizi umani ha istituito per accrescere le capacità biodifensive del paese.
Attualmente negli USA il grosso dei finanziamenti per la biodifesa non proviene dai militari, ma da sponsor civili. A parte lo Zmapp, la maggioranza delle terapie contro agenti patogeni pericolosi, come il virus Marburg e l’enterotossina stafilococcica B, riceve finanziamenti dagli Istituti nazionali Usa sulle allergie e le malattie infettive.
Lo Zmapp può rivelarsi un buco nell’acqua: succede alla maggior parte dei farmaci sperimentali. Ma anche altre contromisure mediche verso il virus Ebola sono legate agli investimenti in biodifesa. Ad esempio, le ricerche sul vaccino anti-Ebola sono cominciate quando il Nih, gli Istituti sanitari nazionali Usa, ha chiesto a un’azienda canadese di applicare contro l’Ebola le tecnologie messe a punto contro l’antrace.
Anche varie altre terapie potenziali per l’Ebola, come il TKM-Ebola e l’AVI-7537, sono state realizzate grazie a collaborazioni fra l’Usamriid e aziende private. Lo stesso per il vaccino anti-Ebola GSK/NIAID, che le autorità sanitarie hanno approvato per i trial sugli esseri umani.
Insomma, le speranze che abbiamo di trovare vaccini e terapie contro l’insorgenza naturale del virus Ebola dipendono in parte dalla ricerca nel settore della biodifesa. Occorre quindi salutare con favore queste sinergie e questi spinoff.
Ciò detto, è improbabile che nuovi farmaci offrano soluzioni rapide per l’epidemia in atto. La lotta in corso contro il virus Ebola dipende molto dal contact tracing (identificazione e diagnosi delle persone venute in contatto con ammalati di Ebola), dalla quarantena, e da analoghe strategie sanitarie che risalgono all’800.
Se c’è una cura, lo dobbiamo alla ricerca militare.