«Gli ebrei in Europa oggi ancora temono per la loro sicurezza». Così ha aperto il suo discorso per la giornata in memoria della liberazione di Auschwitz il presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz subito dopo l’attacco terroristico a Charlie Hebdo e al negozio Kosher di Parigi: «Questo è qualcosa che deve spaventarci e dobbiamo resistere a questa paura. Dobbiamo fare in modo che quest’odio non diventi contagioso».

L’Antisemitismo in Europa cresce
In Belgio durante e dopo le operazioni antiterroristiche, così come è stato e sarà ancora chissà quante altre volte anche in altri paesi, sono state chiuse le scuole ebraiche i luoghi di culto, i negozi e aumentata la sicurezza militare in difesa. Gli anni passano, il conflitto mondiale sembra lontano, ma l’antisemitismo in Europa è ancora lì dietro l’angolo.
Secondo uno studio dell’Agenzia Europea per i diritti fondamentali (FRA) realizzato nei paesi membri nel 2013, nei 12 mesi precedenti l’indagine, il 26% di tutti gli intervistati ha vissuto uno o più episodi di insulti verbali o molestie per il fatto di essere ebreo : il 4% ha subito violenza fisica o è stato minacciato di violenza. In una media di 8 paesi Ue la Francia è il paese in cui il timore di atti antisemiti è maggiormente percepito con il 70% degli intervistati dichiara di aver paura di insulti verbali e il 60% di attacchi fisici. Segue il Belgio rispettivamente con il 64% e il 54% poi l’Ungheria, la Germania, la Lettonia e sesta l’Italia. Nel nostro Paese i dati si aggirano tra il 39% e il 22%.
Belgio, razzismo, attentati, e trasferimenti in Israele
«Vi è razzismo in generale, questo è il problema in Belgio. L’antisemitismo è solo un aspetto del problema.» (Donna, 60-69 anni, Belgio, fonti FRA).
Alla vigilia delle elezioni europee e nazionali per il Belgio il 24 maggio del 2014 il museo ebraico di Bruxelles nel quartiere centrale di Sablon è stato oggetto di un attacco terroristico che ha visto la morte di 4 persone. Il tutto in pieno giorno.
In Belgio nel 2013 il sito antisemitisme.be registrava 64 atti, nel 2014 circa 102 un escalation notevole: il 60%. Questo significativo aumento è in parte ricollegabile all’attentato del 2014 e in parte all’antisemitismo generato dalle prese di posizione rispetto al conflitto israele-palestinese, specialmente su internet. Dalla Francia partono per Israele sempre più cittadini ebrei ogni anno, in Belgio la cifra si aggira intorno alle 250 persone.
Contro il razzismo, la radicalizzazione e il fanatismo, il Governo belga ha presentato proprio in questi giorni una nuova materia scolastica: l’educazione alla diversità. Le culture e le religioni presenti nel paese nordico, dove solo il 60% della popolazione è di origine belga, sono molteplici. Attualmente sono in vigore due ore di religione in cui ognuno può scegliere di seguire la propria religione; questo però comporta anche separazioni, chiusure e possibili discriminazioni. Si è aperta la discussione se sia il caso di sostituire l’ora di religione con la materia di educazione civica, intesa come incontro e confronto tra le diverse culture, e lasciare un’ora dedicata alla storia generale di tutte le religioni.
«Gli ebrei in Europa oggi ancora temono per la loro sicurezza». Così ha aperto il suo discorso per la giornata in memoria della liberazione di Auschwitz il presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz subito dopo l’attacco terroristico a Charlie Hebdo e al negozio Kosher di Parigi: «Questo è qualcosa che deve spaventarci e dobbiamo resistere a questa paura. Dobbiamo fare in modo che quest’odio non diventi contagioso».