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Editoriale


Di fronte all'inferno di Gaza il dolore per quelle sofferenze è forse ancora superato dalla vergogna che dovremmo provare per l'impotenza a superarlo. Vergogna anzitutto nostra, dell'Europa, dell'Occidente. Per ragioni storiche che riguardano le nostre stesse radici, e che non possono essere dimenticate. Ma ancor più per l'incapacità conclamata di intervenire nel conflitto con strumenti diplomatici, economici, militari di reale efficacia.

È necessario però guardare in faccia la storia; non baloccarci con discorsi da "anime belle", occultando i fatti dietro al "dover essere". I fatti, a mio avviso, ci impongono oggi una considerazione contraddittoria. Forse lo scatenarsi dell'offensiva israeliana non è dovuta soltanto all'interregno fra Bush e Obama, ma a una situazione geo-politica che ha finito col derubricare la tragedia del conflitto arabo-israeliano a "guerra locale" tra Israele e un'entità statuale denominata "Gaza", dove regnerebbe il sovrano Hamas. Se così fosse, è chiaro che i contendenti avrebbero "mano libera" per condurre le ostilità fino a quella soluzione che sarebbero le armi a dettare. Ma le armi non potranno mai portare a una "soluzione", proprio perché questo conflitto mai è stato e mai sarà "gestibile" in chiave locale, anche se nei prossimi anni l'Occidente continuasse ad essere alle prese essenzialmente con la crisi economica, con la "rivoluzione" negli equilibri di potere prodotta dalla crescita cinese, indiana, con l'incognita "imperiale" russa, ecc.

Il tentativo di confinare questa guerra è impossibile. E così è impossibile "ridurre" le nostre responsabilità.

Di fronte all’inferno di Gaza il dolore per quelle sofferenze è forse ancora superato dalla vergogna che dovremmo provare per l’impotenza a superarlo. Vergogna anzitutto nostra, dell’Europa, dell’Occidente. Per ragioni storiche che riguardano le nostre stesse radici, e che non possono essere dimenticate. Ma ancor più per l’incapacità conclamata di intervenire nel conflitto con strumenti diplomatici, economici, militari di reale efficacia.

È necessario però guardare in faccia la storia; non baloccarci con discorsi da “anime belle”, occultando i fatti dietro al “dover essere”. I fatti, a mio avviso, ci impongono oggi una considerazione contraddittoria. Forse lo scatenarsi dell’offensiva israeliana non è dovuta soltanto all’interregno fra Bush e Obama, ma a una situazione geo-politica che ha finito col derubricare la tragedia del conflitto arabo-israeliano a “guerra locale” tra Israele e un’entità statuale denominata “Gaza”, dove regnerebbe il sovrano Hamas. Se così fosse, è chiaro che i contendenti avrebbero “mano libera” per condurre le ostilità fino a quella soluzione che sarebbero le armi a dettare. Ma le armi non potranno mai portare a una “soluzione”, proprio perché questo conflitto mai è stato e mai sarà “gestibile” in chiave locale, anche se nei prossimi anni l’Occidente continuasse ad essere alle prese essenzialmente con la crisi economica, con la “rivoluzione” negli equilibri di potere prodotta dalla crescita cinese, indiana, con l’incognita “imperiale” russa, ecc.

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