Ex-generale Abdel Fattah Al Sisi annuncia vittoria dopo aver ottenuto il 93% delle preferenze. Dopo due giorni di scrutinio pero’ solo il 37% degli aventi diritto aveva votato. La Commissione elettorale ha prolungato d’un giorno per evitare una sconfessione di massa.

All’ombra delle piramidi si giocava una partita cruciale per i destini d’un paese e per gli equilibri di tutta una regione. Ma se l’esito di questa partita era scontato (la vittoria schicciante dell’ex generale) la maniera in cui è giunta pero’ getta lunghe ombre sul futuro d’Egitto. Ieri, nei pressi del palazzo presidenziale di Heliopolis, al Cairo, già si festeggiava per la vittoria dell’ex-generale delle forze armate egiziane Abdel Fattah al Sisi dopo la diffusione dei primi exit polls che lo davano al 95-97% delle preferenze, superando anche i plebisciti del deposto Hosni Mubarak.
Oggi il generale annuncia ufficialmente la sua vittoria, una vittoria ottenuta con 23,38 milioni di voti a suo favore. Il suo unico sfidante ed avversario, il progressista Hamdine Sabahi, ha raccolto solo 735.285 voti.
Ma la vittoria per nulla in discussione dell’ex uomo forte delle forze armate egiziane non puo’ cancellare un dato embematico di queste elezioni. Il bassissimo tasso di partecipazione, attestatosi definitivamente sul 46% degli aventi diritto (circa 21 milioni di votanti) e giunto dopo un giorno supplementare di scrutinio per evitare l’onta dell’astensionismo di massa. Un dato che ha sicuramente falsificato il risultato finale del voto. Un brutto colpo comunque per il generale Al Sisi se si pensa che per l’elezioni presidenziali del 2012, vinte sul filo di lana da Mohamed Morsi, il 46,5% di elettori aveva partecipato al primo turno e ben il 52% al secondo turno. Siamo lontani dunque dal plebiscito sognato d’Al Sisi che ha dovuto ricorrere ai “tempi supplementari” per invogliare i cittadini egiziani ad andare a votare.
Astensionismo di massa : « Lo Stato cerca voti », giovani boicottano scrutinio
I Fratelli musulmani (messi fuorilegge) e le forze rivoluzionarie avevano fatto campagna massiccia affinché si boicottasse il voto. Dopo due giorni di scrutinio il tasso di partecipazione s’è attestato sul 37%. Un tasso bassissimo, un campanello d’allarme che ha spaventato l’entourage del generale Sisi. In due giorni un’isteria s’è impadronita di diversi media vicini all’ex generale con talk show e trasmissioni che esortavano gli egiziani ad andare a votare. E’ il caso dell’influente giornalista e presentatore egiziano Amr Adeeb che nel corso di un popolare talk show ha invitato gli egiziani ad andare a votare « se non volevano finire in prigione e non volevano assistere al ritorno di Morsi al potere ». Ma la macchina governativa già s’era messa in moto anche senza l’ausilio dei media embedded.
Per evitare una sconfessione da parte dell’elettorato (un astensionismo di massa equivale ad una bocciatura) martedi sera la commissione elettorale – creata dal governo – ha deciso di prolungare di 24 ore lo scrutinio “per permettere al più grande numero possibile di cittadini di votare”. Una manovra disperata, grave secondo le organizzazioni per i diritti umani e per gli osservatori internazionali che seguivano lo scrutinio. La Commissione, nella sua decisione, ha addirittura invocato lil grande caldo che avrebbe dissuaso gli elettori dall’andare a votare, scatenando l’ironia del quotidiano Al Masri Al Youm che ieri ha titolato: “Lo Stato Cerca voti”. Ed in effetti all’appello mancavano proprio i voti dei giovani che in massa hanno boicottato lo scrutinio, quei giovani che secondo il Consiglio Nazionale Egiziano dei Diritti Umani rappresentano il 60% del corpo elettorale (18-40). Per i Fratelli Musulmani – che hanno subito una feroce repressione che ha provocato 1.400 morti e 15.000 arresti nei loro ranghi – il boicottaggio delle urne non è altro che un nuovo schiaffo al potere di Al Sisi e rappresenta “il certificato di morte del colpo di stato militare” del 3 Luglio.
Sindacato giornalisti: arresti e violazioni della libertà di stampa
Non c’è stata trasparenza nelle procedure di voto. A denunciarlo è stato il Sindacato dei giornalisti egiziani che in un comunicato ha riportato diverse violazioni ed arresti di giornalisti che seguivano le procedure di votazione. E’ il caso del giornalista Emad Abu Gad, corrispondente per il sito web di notizie ‘Veto’, arrestato e messo in prigione per quattro giorni in quanto accusato di essere penetrato in una cabina elettorale femminile. Oppure di un altro giornalista del quotidiano Al-Dostour, arrestato mentre seguiva le procedure di voto nelle circoscrizione locale o di un giornalista di Al-Shourok al qual è stato impedito di riportare notizie dal seggio di Daqahliya a causa della sua barba. A tre giornalisti, riporta il Sindacato nel suo comunicato, è stato vietato fotografare nel governatorato di Damietta e nella Penisola del Sinai. L’elezioni di Al Sisi avviene 11 mesi dopo la defenstrazione del leader islamista Mohamed Morsi, primo presidente ad essere stato eletto democraticamente in Egitto. Come ha commentato la televisione Al Arabiya a margine dell’elezione di Al Sisi, con un tasso di partecipazione cosi basso il mandato dell’ex generale resta comunque in bilico.