Il processo all’ex presidente egiziano Mohammed Morsi ha preso una piega inattesa. Nell’ultima udienza, il leader islamista ha parlato per la prima volta della sua detenzione rivelando di essere stato tenuto nel quartier generale delle Guardie repubblicane nelle ore successive al golpe militare del 3 luglio 20130 nei due giorni successivi.

Le sue parole sono essenziali per ricostruire le fasi seguenti al suo arresto, quando Morsi è stato tenuto per settimane in isolamento. Proprio la scorsa settimana, la televisione turca al Mekamelin ha diffuso un video inquietante di alcune intercettazioni telefoniche in cui si sente il pubblico ministero del processo Morsi consigliare al responsabile legale militare, Mamduh Shahin, di fabbricare un documento che dichiarasse un luogo falso di detenzione, diverso dalla base della marina militare di Abu Qair (a est della città costiera di Alessandria, come confermato dallo stesso Morsi), dove era effettivamente detenuto.
Le ricostruzioni di Morsi
Nell’udienza dello scorso sabato Morsi ha rivelato di essere stato condotto, subito dopo l’arresto, prima a est del Canale di Suez ed essere rimasto per mezz’ora sulle montagne di Ataqa nel quartier generale delle forze speciali anfibie, e di essere stato successivamente trasportato nella base militare di Alessandria. Non solo, nelle intercettazioni gli ufficiali si dicono preoccupati della possibilità che venisse fuori che Morsi fosse illegalmente detenuto dall’esercito: in quell caso l’intero impianto accusatorio sarebbe potuto decadere. Secondo la legge egiziana, il processo decade qualora le procedure formali di arresto e detenzione non siano eseguite correttamente. E così, con il timore che Morsi potesse essere clamorosamente liberato, Mamduh Shahin ha immediatamente contattato Hossam el Ghindy, capo della marina militare, che aveva a quel tempo la responsabilità diretta della detenzione del leader islamista. I due hanno orchestrato un modo per modificare la data del decreto del giudice sulla detenzione e il luogo di detenzione, fabbricando prove in base alle quali Morsi sarebbe stato sotto la responsabilità del ministero dell’Interno. Tuttavia, in un’intervista in diretta con il giornalista Amro Adib, il ministro dell’Interno Mohammed Ibrahim in persona ammise che Morsi inizialmente non indossava l’uniforme bianca dei detenuti perché non era tenuto in custodia dal suo ministero. Dal canto loro, i vertici militari considerano false queste intercettazioni.
La nuova legge elettorale cancella il pluralismo politico
D’altra parte, si avvicina il voto e la nuova legge elettorale è ormai pronta. L’assemblea parlamentare in realtà, dalle rivolte del 2011, non trova pace: è stata in un primo momento sciolta, nonostante il voto che aveva segnato la vittoria degli islamisti nel 2011; le elezioni parlamentari del 2013 sono state poi cancellate prima che venissero fissate; non si ha notizia invece del voto che potrebbe segnare il definitivo consolidamento politico del presidente Abdel Fattah al-Sisi, in contrasto con quanto previsto dalla tabella di marcia, approvata subito dopo il golpe.
Eppure i militari non sentono la mancanza del parlamento. L’ex generale è ormai abituato a governare con decreti presidenziali (con uno di questi ha deciso per esempio di smantellare l’intero villaggio di Rafah al confine con la Striscia di Gaza) e per andare avanti spavaldo sembra non aver bisogno né di un partito né di una parlamento. La nuova legge elettorale recepisce di fatto questo stato di cose. E così il 60% dei seggi dovrebbero andare a candidati indipendenti: questa scelta aprirebbe la strada alla fine degli agonizzanti partiti politici, nati a decine dopo le rivolte del 2011, e darebbe il via libera al ritorno dei mubarakiani, gli uomini del Partito nazionale democratico dell’ex presidente Hosni Mubarak, assolto da ogni accusa lo scorso mese. Figure come l’ex premier Gamal al-Ganzouri e l’ex diplomatico Amr Moussa stanno spolverando i loro abiti per ritornare nell’agone politico, nonostante l’età avanzata. Tuttavia, la norma potrebbe aprire la strada anche a un ritorno dei Fratelli musulmani che potrebbero far passare i loro candidati tra gli indipendenti, con il tacito consenso sei militari.
@stradedellest
Il processo all’ex presidente egiziano Mohammed Morsi ha preso una piega inattesa. Nell’ultima udienza, il leader islamista ha parlato per la prima volta della sua detenzione rivelando di essere stato tenuto nel quartier generale delle Guardie repubblicane nelle ore successive al golpe militare del 3 luglio 20130 nei due giorni successivi.