Voglio raccontarvi la storia di un angolo nascosto della Costa Azzurra, una zona che ad inizio Novecento era disabitata, collegata al mondo da stradine battute a piedi o dai muli, a ridosso del mare e ombreggiata dalla vegetazione. Un angolo speciale, che all’inizio del secolo fece innamorare la designer irlandese Eileen Gray, all’epoca quarantottenne, e l’architetto rumeno Jean Badovici, suo giovane amante trentenne.
Un colpo di fulmine tale che Badovici acquistò la terra su cui prese forma e vita il sogno di Eileen, la quale lavorò alla prima opera architettonica della sua vita, iniziata nel 1926 e conclusa nel 1929. In quel periodo, la collaborazione con Badovici fu illuminante per tutti gli aspetti tecnici e strutturali, ma l’assoluta innovazione dei mobili e delle stanze si deve alla Gray. Una villa “au bord de la mer” che Eileen progettò nei minimi particolari, molti dei quali richiamano il mare e i ponti delle navi, la praticità e funzionalità degli spazi ristretti delle cabine, i colori intensi e la calda luce del sole. Modellò lo spazio perché evocasse l’isolamento e la libertà del mare aperto, calcolò che ogni – piccola – stanza avesse un’uscita indipendente, un affaccio sul mare, un elemento sorprendente come la cassettiera ad angolo nascosta, oppure l’ingresso obbligato che nasconde il salone alla vista, fino a quando non si gira l’angolo – come indicato sulla soglia – lentamente. Quando terminò la sua creazione, le diede un nome in codice molto romantico, E.1027, dove la E sta per Eileen, 10 per la J di Jean, 2 per la B di Badovici, 7 per la G di Gray.
Purtroppo, dopo soli tre anni dall’inaugurazione della villa la coppia Gray-Badovici si ruppe ed E.1027, costruita sul terreno di Badovici, rimase all’architetto, nel frattempo divenuto amico e habitué di Charles-Edouard Jeanneret, meglio conosciuto come Le Corbusier, con il quale iniziò a frequentare la Costa Azzurra.
Le Corbusier rimase folgorato dall’innovazione di E.1027, dal paesaggio che la racchiude, dalle acque cristalline. Non solo divenne ospite fisso di Badovici e della sua nuova compagna, ma iniziò ad affittare la villa durante l’inverno per lavorarvi con i suoi collaboratori, poichè le idee migliori parevano alimentarsi del sale e dell’aria di mare. Divenne perfino molto amico del nuovo vicino, il ristoratore Thomas “Robert” Rebutato, che nel luglio 1949 aprì una piccola trattoria, l’Étoile de mer, proprio alle spalle di E.1027, allietando ulteriormente i soggiorni di Le Corbu. Il quale finì per sentirsi padrone di casa alla villa, al punto da dipingere sui muri immacolati – progettati da Eileen con amore e con una perizia rivelati da una serie di campionature ancora in corso, visto che i restauri sono stati e sono tuttora molto elaborati – ben otto murales. Questa libertà, insieme al contenuto delle pitture – che includono riferimenti alla bisessualità della Gray e al suo rapporto con Badovici – sconvolse la Gray, che lo considerò un grave atto vandalico e non volle mai più far ritorno a E.1027. Badovici impedì a Le Corbu di realizzare altre opere all’interno della villa, e questo provocò una rottura tra i due, tanto da spingere l’architetto a rivolgersi a Rebutato per ottenere ospitalità nelle terre che tanto amava. I due raggiunsero un accordo: Le Corbusier avrebbe progettato cinque “Unités de Camping” che Rebutato potesse affittare ai suoi clienti, ed in cambio Le Corbu avrebbe avuto una porzione di terreno su cui costruire il suo Cabanon.
Così il suo “Capanno” – prefabbricato ad Ajaccio e montato in loco nel 1952 – si distingue oggi per il suo aspetto originale, con il suo rivestimento in corteccia di pino che ricorda una baita e l’interno colorato e minimale. In 14 metri quadri Le Corbu inserì tutto ciò che serviva ad eccezione della cucina. Si dice che la moglie Yvonne odiasse dormire con la testa vicino al gabinetto, chiuso solo da una tenda rossa, ma per l’architetto il Cabanon voleva dire poter lavorare all’aperto o nel capanno del giardiniere riadattato a studio, godendo del sole e di lunghe nuotate, come quella che, nel 27 agosto 1965, gli fu fatale.
Un angolo nascosto che è luogo magico, reso ancor più affascinante dal susseguirsi di eventi tutti da scoprire che hanno segnato la storia della villa e del Cabanon, riaperti al pubblico da soli due anni grazie all’amministrazione dell’ente pubblico Conservatoire du littoral, impegnato nella tutela del patrimonio francese.
Villa E.1027, Le Cabanon, l’Étoile de mer.
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Voglio raccontarvi la storia di un angolo nascosto della Costa Azzurra, una zona che ad inizio Novecento era disabitata, collegata al mondo da stradine battute a piedi o dai muli, a ridosso del mare e ombreggiata dalla vegetazione. Un angolo speciale, che all’inizio del secolo fece innamorare la designer irlandese Eileen Gray, all’epoca quarantottenne, e l’architetto rumeno Jean Badovici, suo giovane amante trentenne.
Un colpo di fulmine tale che Badovici acquistò la terra su cui prese forma e vita il sogno di Eileen, la quale lavorò alla prima opera architettonica della sua vita, iniziata nel 1926 e conclusa nel 1929. In quel periodo, la collaborazione con Badovici fu illuminante per tutti gli aspetti tecnici e strutturali, ma l’assoluta innovazione dei mobili e delle stanze si deve alla Gray. Una villa “au bord de la mer” che Eileen progettò nei minimi particolari, molti dei quali richiamano il mare e i ponti delle navi, la praticità e funzionalità degli spazi ristretti delle cabine, i colori intensi e la calda luce del sole. Modellò lo spazio perché evocasse l’isolamento e la libertà del mare aperto, calcolò che ogni – piccola – stanza avesse un’uscita indipendente, un affaccio sul mare, un elemento sorprendente come la cassettiera ad angolo nascosta, oppure l’ingresso obbligato che nasconde il salone alla vista, fino a quando non si gira l’angolo – come indicato sulla soglia – lentamente. Quando terminò la sua creazione, le diede un nome in codice molto romantico, E.1027, dove la E sta per Eileen, 10 per la J di Jean, 2 per la B di Badovici, 7 per la G di Gray.