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C’è l’eco dei diritti civili nella sconfitta del trumpismo in Alabama


Le battaglie decisive contro il segregazionismo si sono svolte qui. Da allora lo Stato è diventato una roccaforte Repubblicana. Fino a ieri, quando la mobilitazione degli elettori neri ha consegnato il seggio di Senatore al democrat Jones. E se perde in Alabama, la destra può perdere ovunque

Sostenitori di Doug Jones festeggiano la sua vittoria. Alabama. REUTERS/Marvin Gentry

Le battaglie decisive contro il segregazionismo si sono svolte qui. Da allora lo Stato è diventato una roccaforte Repubblicana. Fino a ieri, quando la mobilitazione degli elettori neri ha consegnato il seggio di Senatore al democrat Jones. E se perde in Alabama, la destra può perdere ovunque

Il 7 marzo del 1965 un gruppo di circa 500 attivisti neri si radunò davanti alla Brown Chapel di Selma, Alabama, per dirigersi verso Montgomery, la capitale dello Stato. La marcia, la prima di una serie, era organizzata per protestare contro l’uccisione di Jimmy Lee Jackson da parte di un poliziotto locale, dentro un caffè dove si era rifugiato in seguito alla carica brutale degli state troopers contro un’altra manifestazione per i diritti civili. La violenza della polizia dello Stato del sud governato dal segregazionista democratico George Wallace – che verrà rieletto molte volte, l’ultima, da razzista pentito e rinato in Cristo nel 1983 – non si fece attendere neppure a Selma: la prima marcia passa alla storia come quella della bloody sunday.

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