Si vota il 10 aprile per le legislative. La campagna elettorale è stata piena di scandali. Il costo della vita e l’inflazione sono temi chiave tra gli elettori, oltre alla crisi delle nascite. La Corea del Sud è il Paese col più basso tasso di fertilità al mondo, e le più alte spese per crescere un figlio.
La lunga stagione dei veleni prosegue alle urne. In una Corea del Sud sempre più polarizzata, mercoledì 10 aprile si svolgono le elezioni legislative. Verranno rinnovati tutti e 300 i seggi dell’Assemblea nazionale, il parlamento unicamerale di Seul. Nonostante il voto abbia connotati soprattutto di politica interna, quantomeno nella mente degli elettori, l’esito della tornata elettorale potrebbe avere qualche riflesso sul fronte internazionale.
Alle precedenti legislative, svoltesi nell’aprile del 2020, il Partito Democratico dell’allora presidente Moon Jae-in conquistò una maggioranza storica con 163 seggi più 17 del partito satellite. Da allora è cambiato tutto.
Il dialogo con la Corea del Nord è definitivamente naufragato, soprattutto dopo che la guerra in Ucraina ha avvicinato ulteriormente Pyongyang a Mosca. Ma anche i rapporti con la Cina si sono fatti più tesi, per timore di un crescente allineamento sinorusso. Soprattutto, alla guida della Corea del Sud c’è ora il conservatore Yoon Suk-yeol, che ha vinto in modo risicato le presidenziali della primavera del 2022: il suo rivale Lee Jae-myung, soprannominato il “Bernie Sanders sudcoreano”, è stato sconfitto solamente dello 0,73%. Praticamente nulla. Yoon ha dato una netta svolta alla diplomazia di Seul: linea dura su Pyongyang, disgelo con il Giappone, netto rafforzamento dell’alleanza con gli Stati Uniti e grandi passi di avvicinamento alla Nato.
Ma la vittoria così risicata del 2022 ha, se possibile, ulteriormente polarizzato la scena politica. Lo stesso Lee guida oggi il Partito democratico alle legislative, tre mesi dopo aver subito un accoltellamento dal quale si è fortunatamente salvato. A settembre scorso, Lee era stato a lungo in ospedale a causa di uno sciopero della fame avviato per protestare contro la linea (definita “antidemocratica”) dell’amministrazione. Il parlamento si è opposto all’ultimo momento a un mandato di arresto per corruzione contro di lui, che l’opposizione riteneva motivato politicamente.
Negli scorsi mesi l’opposizione è più volte scesa in piazza contro le politiche economico-sociali del governo. Ma anche contro la traiettoria diplomatica intrapresa da Seul, che ha abbandonato il già complicato dialogo con la Corea del Nord rafforzando l’alleanza militare con Washington e operando un contestato disgelo col Giappone su pressing della Casa bianca. Il tutto persino a patto di rinunciare alla pretesa dei risarcimenti per gli abusi della dominazione coloniale: per tanti sudcoreani una “umiliazione”.
La campagna elettorale è stata piena di scandali. L’ambasciatore in Australia si è dimesso il mese scorso in seguito alle polemiche sulla sua nomina mentre era sotto inchiesta per corruzione, mentre ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica è stato soprattutto il caso delle borsa Dior che ha coinvolto nientemeno che la first lady.
Kim Keon-hee ha stretto un rapporto con il pastore coreano-americano Choi Jae-young, che ha più volte visitato la Corea del Nord e si è proposto come una sorta di “consigliere” sui rapporti con Pyongyang. Ma in un incontro del 2022, Choi sostiene di aver sentito Kim impegnata in una conversazione telefonica che riguardava questioni di Stato delicate. Allarmato dalla natura della presunta discussione, decide di registrare segretamente il loro successivo incontro, utilizzando una telecamera spia nascosta in un orologio da polso. Durante il secondo incontro con Kim, Choi le avrebbe regalato una borsa Dior del valore di 3 milioni di won (2240 dollari), ma su imboccamento del sito di notizie di sinistra Voice of Seoul. Un trappolone, secondo Yoon, che invece ricorda spesso l’inchiesta che vede coinvolto Lee, costretto ad apparire a delle udienze anche durante la campagna.
Il costo della vita e l’alta inflazione sono emersi come temi chiave tra gli elettori. In particolare, si è parlato molto del prezzo delle cipolle verdi, alimento importante per i sudcoreani, dopo che Yoon è stato contestato durante una visita a un mercato.
Un altro problema è la questione dei medici di formazione, in sciopero da diverse settimane insieme ai professori di medicina. All’inizio, la linea ferma mantenuta da Yoon sulla sua riforma di accesso alla professione aveva portato dei frutti nei sondaggi, ma ora gli ultimi rilevamenti mostrano un crescente sostegno pubblico per un compromesso tra i medici e il governo, che prevede di aumentare le ammissioni alle scuole di medicina di duemila unità a partire dal 2025.
Entrambi i partiti principali hanno messo in cima alla loro agenda elettorale la crisi delle nascite. La Corea del Sud è allo stesso tempo il Paese col più basso tasso di fertilità al mondo, ma anche le più alte spese per crescere un figlio. Sia conservatori sia democratici promettono misure quali alloggi pubblici e agevolazioni fiscali.
Nei sondaggi, l’opposizione democratica appare in vantaggio, ma non di molto. La vittoria netta del 2020 appare difficile da ripetere. Anzi, i conservatori sperano nel sorpasso. Attenzione all’inedito ruolo che potrebbero giocare i partiti minori. La politica sudcoreana è quasi sempre stata dominata dai due partiti principali, ma ora c’è almeno un terzo incomodo serio.
Si tratta del Partito della Ricostruzione, lanciato solo pochi mesi fa dall’ex ministro della Giustizia Cho Kuk, anche lui peraltro indagato per frode. Se davvero dovesse arrivare a sfiorare il 20% come suggeriscono alcuni sondaggi, potrebbe togliere voti fondamentali all’opposizione democratica.
L’esito del voto dirà se Yoon avrà pieno mandato per portare avanti le sue politiche nella seconda parte del suo mandato, aprendo anche a riforme precedentemente impensabili, oppure se sarà azzoppato fino al 2027. Washington, Pechino e Tokyo osservano con grande interesse. E, ovviamente, anche Pyongyang.