A Delhi si va verso il record di affluenza, oltre il 65 per cento. Si votava anche in Madhya Pradesh, Rajasthan e Chhattisgarh e, stando ai primissimi exit poll, la destra nazionalista del Bjp pare stia vincendo a mani basse.

Mentre scrivo è tarda serata indiana, le urne sono ormai chiuse e i media stanno già pubblicando le prime cifre provvisorie, delineando un poker del Bjp in tutti e quattro gli stati (Delhi in India ha status di amministrazione speciale).
Rispettivamente, il Bjp avrebbe sbancato il Rajasthan (130 seggi contro 48 del Congress) e il Madhya Pradesh (144 seggi contro 77 del Congress); in Chhattisgarh la vittoria sarebbe più contenuta (50 a 37) mentre a Delhi si gioca tutto sul filo di lana.
Le prime proiezioni assegnano al Bjp 34 seggi, 20 al Congress e, soprattutto, 13 al movimento anti-corruzione Aap. Se i risultati saranno confermati l’8 dicembre, giorno in cui sarà annunciato l’esito della conta, il Bjp avrebbe ottenuto una vittoria storica, interrompendo la serie di rielezioni di Sheila Dikshit, che col Congress governava New Delhi da tre mandati consecutivi. Arvind Kerjriwal, stremato dalla campagna elettorale, pare che aspetterà l’8 dicembre in un ritiro spirituale/meditativo vipassana.
L’esordio di Aap, come annunciato, ha avuto effetti considerevoli. Delhi ha registrato il record di affluenza degli ultimi anni sfondando la barriera del 65 per cento: merito, probabilmente, dell’inserimento di un nuovo competitor esterno che ha trascinato fuori dall’apatia politica alcune centinaia di migliaia di persone.
Il processo di voto è stato supervisionato da un dispiegamento di forze ingente: secondo i dati ufficiali, oggi le 11.753 cabine elettorali della capitale erano sorvegliate da 32.801 poliziotti e 10.700 paramilitari del governo federale, che hanno regolato l’afflusso di oltre 11 milioni di persone.
Le polemiche sono però dietro l’angolo: assieme agli exit poll stanno uscendo anche diverse denunce di brogli, con alcune sezioni dove i nomi degli aventi diritto non risultavano nelle liste dell’Electoral Commission (una sezione comprensiva di 7000 elettori mancava completamente nel conteggio). Si vocifera anche di risse tra attivisti del Congress e di Aap e, in particolare, si accusa il movimento di Kejriwal di aver appostato attivisti nei pressi delle cabine pronti a pagare 200 rupie (poco più di due euro) a chi avesse votato per Aap.
Se, come pare, il Congress uscirà da grande sconfitto da questa prova preliminare delle politiche 2014, il primo partito indiano probabilmente sarà costretto a rompere gli indugi e presentare un candidato davvero “di rottura”, almeno anagrafica. Fino a questo momento il Congress è stato a guardare, mentre la macchina della propaganda del Bjp si è attivata già da tempo per proiettare Narendra Modi come uomo della provvidenza da votare nel 2014.
E davanti a una sconfitta netta come quella che si preannuncia, tirare fuori dal cappello il nome scontato di Rahul Gandhi (giovane ma decisamente “di apparato”, figlio di Sonia, nipote di Indira, pronipote di Nehru) potrebbe non essere abbastanza per riguadagnarsi la fiducia dell’elettorato.
A Delhi si va verso il record di affluenza, oltre il 65 per cento. Si votava anche in Madhya Pradesh, Rajasthan e Chhattisgarh e, stando ai primissimi exit poll, la destra nazionalista del Bjp pare stia vincendo a mani basse.