
La missione impossibile dei film contro la guerra.
I film che inaspettatamente attraggono un pubblico più vasto rispetto alle previsioni si definiscono di Zeitgeist, nel senso che sembrano aver captato qualcosa che era nell’aria e che li rende un must.
American Sniper di Clint Eastwood è indubbiamente tra questi, e, con gli oltre 350 milioni di dollari di incasso negli Stati Uniti, è la pellicola di maggior successo del regista.
Cos’ha determinato il trionfo in patria di American Sniper?
Innanzitutto l’essere basato sulla storia vera di Chris Kyle (interpretato da Bradley Cooper) noto come “la leggenda” e “il più letale cecchino nella storia militare statunitense”, mietitore di 160 vittime tra gli avversari nel corso di 4 missioni in Iraq post 11 settembre.
Tratta dalla popolare autobiografia del 2012, la storia del soldato Kyle, morto nel 2013, era dunque già nota soprattutto negli ambienti militari che, pur non essendo tradizionalmente cinefili, hanno apprezzato la storia di un eroe uscito dalle loro fila. Alternando le vicende sul fronte domestico, dove la moglie Taye (Sienna Miller) è rimasta sola a crescere i figli, e nei teatri di guerra in Iraq dove Kyle è dislocato, il film non risparmia scene d’azione, molte delle quali incentrate sul cecchino siriano Mustafa (Sammy Sheik), personificazione del male bardata di nero, dalle ciglia lunghe e femminili, e personaggio – particolare non indifferente – del tutto fittizio. Attraverso l’evocazione di una nemesi speculare di Kyle il film nega le velleità della guerra al terrore americana, sia per le tattiche avversarie che esulano dalla guerra regolare, sia per un nemico senza volto che molto spesso è l’emanazione, piuttosto che di un singolo regime, di gruppi più o meno accomunati da un’ideologia violenta e senza confini.
American Sniper non affronta il tema della guerra in senso ampio: vi è l’assenza totale di ufficiali di alto rango o politici. Questa visione estremamente delimitata riduce la responsabilità dei combattenti al servizio del proprio Paese e dei colleghi soldati, eliminando qualsiasi spazio di critica della guerra in questione. Un abile espediente narrativo che non solo permette ai sostenitori della guerra di identificarsi con “l’eroe”, ma rende piacevole la visione anche ai pacifisti attraverso una rappresentazione totalmente fittizia e decontestualizzata della missione delle SEALs, il cui unico compito è catturare Mustafa insieme a uno spietato (e ugualmente fittizio) leader di Al-Qaeda soprannominato il Macellaio (Mido Hamada). Poco importa che la politica statunitense nel Medio Oriente abbia probabilmente contribuito all’affermazione di gruppi come Isis e, piuttosto che risolvere la crisi della regione attraverso precise azioni militari, come nel film, l’abbia aggravata.
Lo sceneggiatore Jason Hall e Clint Eastwood ripetono che si tratta di un film contro la guerra.
Ma può davvero esistere un film contro la guerra? Pare che, in passato, il regista François Truffaut ne abbia affermato l’impossibilità, poiché attraverso la rappresentazione, qualsiasi film trasforma una battaglia in uno spettacolo emozionante. In realtà nel film di Eastwood l’azione è piuttosto contenuta, nonostante una sequenza molto discutibile: in seguito all’uccisione di un collega, un soldato americano invoca la legge del taglione, e la roboante colonna sonora del film condisce l’azione degli Americani che sparano a vista su qualsiasi straniero dal loro carro armato, che alla fine polverizza l’auto dei nemici in un’apoteosi di retorica militaristica difficile da eguagliare.
Alcuni leggono nell’indifferenza (probabilmente dovuta allo stress post traumatico) di Kyle per la famiglia, sia durante l’assenza che dopo il suo ritorno, l’espressione del sentimento contro la guerra. È probabile che il pubblico di sinistra lo consideri il duro prezzo da pagare per qualsiasi guerra. Tuttavia, per le famiglie di militari è semplicemente la realtà. Indubbiamente, American Sniper è un film poliedrico che evita accuratamente di esaminare le ragioni dell’impegno bellico statunitense.
@filmboyd
La missione impossibile dei film contro la guerra.