Alla fine, Recep Tayyip Erdogan, dall’alto del suo cinismo e del suo intuito, è l’unico che ha capito tutto. E, se riuscirà a portare a casa tutto quello che ha mandato a chiedere tramite il suo premier, Ahmet Davutoglu, chi ne esce a pezzi è l’Unione Europea o meglio quello che cerca ancora di rappresentare. Il presidente della Repubblica turco, ha capito da molto tempo due cose. La prima è che a Bruxelles ognuno pensa alla propria convenienza. La seconda che la maggior parte dei governi, forse anche della popolazione, non vuole oltre due milioni di migranti sui propri territori. Per la maggior parte disperati che scappano da una guerra civile, ma in mezzo ai quali si potrebbe annidare una minoranza di fanatici facilmente convertibili al terrorismo. Ma, diciamocelo molto chiaramente, anche se fossero tutti degli angeli, non li vorrebbero comunque.
Erdogan lo sa perfettamente e per questo sta usando, non mi viene altro termine, due milioni e mezzo di migranti come una risorsa, sarebbe più appropriato dire un’arma di ricatto, per tenere l’Unione Europea sotto scacco e ottenere non solo denaro, ma anche garanzie riguardo al processo di adesione e alla liberalizzazione dei visti.
Qualcuno potrà pensare che, con tutto quello che sta avvenendo e che ho descritto nel mio pezzo dell’altro giorno, ci voglia un bel coraggio. In realtà nemmeno poi così tanto. Bruxelles è completamente allo sbando. Riescono a farsi dettare le condizioni da un Paese, la Turchia, che non solo è isolato internazionalmente. A causa della sua condotta ha ricevuto anche una sonora lezione dalla Russia di Putin che solo nel 2016 potrebbe costare quasi 9 miliardi di dollari. Una lezione che l’Europa non vuole o non è in grado di dare.
Non solo. In sede negoziale la Turchia ha anche alzato la posta, chiedendo più soldi. Una contrattazione degna di un venditore di tappeti al Gran Bazar di Istanbul, non fosse che di mezzo ci sono oltre due milioni di anime, alle quali un domani in qualche modo dovremo rendere conto. E delle quali non ci libereremo tanto facilmente. Rimaranno lì, sul confine con la Siria o nelle grandi città turche come una spada di Damocle, con Erdogan pronto a usarle nel maso in cui la situazione lo richieda.
E così, una classe dirigente europea ampiamente impreparata scende a patti con il Sultano, che ha dimostrato di non interessarsi molto delle preoccupazioni del presidente del Parlamento, Martin Schulz, visto che poche ore dopo le sue parole, in cui esprimeva preoccupazione per la libertà di stampa nella Mezzaluna, ha fatto commissariare un’agenzia stampa dello stesso gruppo del quotidiano Zaman.
La cosa più pericolosa, comunque, non è il ricatto dei soldi, ma l’aiuto che la Turchia ha chiesto all’Europa per creare zone di sicurezza in Siria. Qualcuno dovrebbe avere almeno il coraggio di ricordare che se si è arrivati a questo punto, in buona parte è causa dell’atteggiamento di Ankara, che adesso tenta di trascinare tutti nel gorgo. E’ la stessa nazione che ha addestrato jihadisti nei suoi campi per rifugiati e quella accusata di avere legami con Isis. Nessun problema per Bruxelles, per la quale l’unico scoglio insormontabile rimangono i due milioni e mezzo di anime che potrebbero bussare alle porte del Vecchio Continente.
Erdogan ha capito tutto. Anche che, con mezzo Mediterraneo che dubita di lui e che preferisce averci il meno a che fare possibile, su questa Europa può passare sopra come vuole.
Alla fine, Recep Tayyip Erdogan, dall’alto del suo cinismo e del suo intuito, è l’unico che ha capito tutto. E, se riuscirà a portare a casa tutto quello che ha mandato a chiedere tramite il suo premier, Ahmet Davutoglu, chi ne esce a pezzi è l’Unione Europea o meglio quello che cerca ancora di rappresentare. Il presidente della Repubblica turco, ha capito da molto tempo due cose. La prima è che a Bruxelles ognuno pensa alla propria convenienza. La seconda che la maggior parte dei governi, forse anche della popolazione, non vuole oltre due milioni di migranti sui propri territori. Per la maggior parte disperati che scappano da una guerra civile, ma in mezzo ai quali si potrebbe annidare una minoranza di fanatici facilmente convertibili al terrorismo. Ma, diciamocelo molto chiaramente, anche se fossero tutti degli angeli, non li vorrebbero comunque.