Le esercitazioni navali congiunte non riguardano solo il Mar Rosso ma l’intera regione: sia Israele che i Paesi del Golfo persico sono preoccupati per la politica estera aggressiva dell’Iran
Gli Stati Uniti, Israele, gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein stanno tenendo le loro prime esercitazioni navali congiunte nel Mar Rosso. Sono figlie degli accordi di Abramo (di riconoscimento politico) raggiunti l’anno scorso da Tel Aviv con Abu Dhabi e Manama. E hanno lo scopo di contenere la “proiezione di potenza” dell’Iran nella regione, come ha spiegato un funzionario militare israeliano a Reuters.
In cosa consistono le esercitazioni militari
Le esercitazioni sono state rese pubbliche giovedì dal Comando centrale delle forze navali degli Stati Uniti (il NAVCENT), che ha competenza su tutta l’area che comprende il golfo Persico, il golfo di Oman, il Mar Arabico e, appunto, il Mar Rosso: la flotta americana dedicata a questa regione è la Quinta, che ha la sua base in Bahrein.
Le esercitazioni sono iniziate mercoledì, dureranno in tutto cinque giorni e prevedranno delle sessioni di addestramento sulla USS Portland, una nave da trasporto anfibio. Da parte americana è stato detto che mirano al rafforzamento dell’interoperabilità tra le marine partecipanti e alla salvaguardia della libertà di navigazione, un’espressione onnipresente in ogni dichiarazione relativa a un’attività navale degli Stati Uniti nel mondo. La spiegazione data dal funzionario di Israele, però, permette di capire meglio il reale scopo delle manovre.
Il viaggio di Rob Malley
Le esercitazioni nel Mar Rosso non riguardano “solo il mar Rosso” ma l’intera regione, dice la fonte israeliana di Reuters. Sia Israele che i Paesi del Golfo persico sono infatti preoccupati per la politica estera aggressiva dell’Iran: il funzionario sopra citato ha menzionato esplicitamente l’attacco via drone di fine luglio alla petroliera Mercer Street, al largo delle coste dell’Oman (morirono due membri dell’equipaggio), riconducibile a Teheran. Non fu un episodio isolato, bensì l’ultimo di una lunga “guerra ombra” tra Israele e Iran fatta di attacchi e sabotaggi reciproci alle navi che attraversano quella porzione di Medio Oriente.
Allo stesso modo, le esercitazioni militari nel Mar Rosso si accompagnano a movimenti più ampi. L’aeronautica statunitense ha mandato due bombardieri B-1 di pattuglia nella regione, accompagnati dai caccia F-15 israeliani. Inoltre, l’inviato per l’Iran dell’amministrazione di Joe Biden, Rob Malley, è impegnato in un lungo viaggio diplomatico per il Medio Oriente che lo porterà negli Emirati, in Israele, in Arabia Saudita e in Bahrein. Farà ritorno a Washington il 20 novembre.
Il tour sarà dedicato alla sicurezza – ci sarà una conferenza sul tema a Manama, e in Israele Malley si riunirà con il Ministro della Difesa Benny Gantz – e a rassicurare gli alleati americani preoccupati per l’Iran: temono sia le sue attività destabilizzanti all’estero, sia l’espansione del suo programma nucleare attraverso l’aumento del livello di arricchimento dell’uranio (necessario per lo sviluppo della bomba). Ma il viaggio serve a Washington anche per mandare un messaggio a Teheran, perché gli consente di mettere in risalto i legami di alleanza con Tel Aviv e le nazioni arabe del Golfo.
Il tempismo della combo esercitazioni e visite è rilevante. Di recente l’Iran ha tenuto delle esercitazioni militari tra lo stretto di Hormuz (un collo di bottiglia cruciale per il commercio petrolifero), l’Oceano Indiano e il Mar Rosso. E tra non molti giorni – il 29 novembre – riprenderanno i colloqui a Vienna per l’eventuale ritorno all’accordo sul nucleare del 2015: si tratta del settimo giro di negoziati dall’inizio del mandato di Biden, e il primo dall’avvio della presidenza dell’ultraconservatore iraniano Ebrahim Raisi.
Israele e gli Stati del Golfo vogliono che le capacità di proiezione dell’Iran – attraverso i droni, i missili e la sua rete di milizie sciite – vengano stroncate, ma non vogliono nemmeno che gli Stati Uniti rientrino nell’accordo del 2015 perché lo considerano troppo debole, non in grado di impedire che Teheran si doti di armi nucleari.
L’amministrazione Biden ha fatto intendere più volte di non volersi accontentare di un ritorno al vecchio patto ma di volere una piattaforma di monitoraggio più ampia; hanno però voglia di chiudere il dossier iraniano per potersi concentrare meglio su quadranti del pianeta più utili ai loro interessi. Devono tuttavia tenere conto, da un lato, delle richieste degli alleati mediorientali. E, dall’altro, del fatto che l’Iran di Raisi, per orientamento ideologico, è ancora meno incline al compromesso.
Le esercitazioni sono state rese pubbliche giovedì dal Comando centrale delle forze navali degli Stati Uniti (il NAVCENT), che ha competenza su tutta l’area che comprende il golfo Persico, il golfo di Oman, il Mar Arabico e, appunto, il Mar Rosso: la flotta americana dedicata a questa regione è la Quinta, che ha la sua base in Bahrein.