Gli appassionati di leggende europee hanno avuto pane per i loro denti il 22 settembre scorso in Italia, in occasione della presentazione a Roma di un libro di Lennart Meri al Festival della Letteratura di Viaggio. La pubblicazione (Editore Gangemi) è della Fondazione ‘Lennart Meri’ e della ‘Associazione Italia Estonia’. “Hõbevalge”, diffuso per la prima volta nel 1976, acquista un particolare significato a venticinque anni dalla riconquistata indipendenza di Estonia, Lettonia e Lituania.
Durante l’incontro sono intervenuti il filologo Mart Meri, il professor Antonello Folco Biagini (prorettore dell’Università di Roma ‘La Sapienza’), la giornalista Maurizia Giusti (Syusy Blady), il traduttore del libro Daniele Monticelli (docente di semiotica all’Università di Tallinn) ed il curatore del progetto, Gianni Glinni.
Il critico letterario Arnaldo Colasanti ha moderato l’incontro a Villa Celimontana, durante il quale si è svolta anche la performance musicale di Silver Sepp ed è stata presente l’ambasciatrice d’Estonia in Italia Celia Kuningas-Saagpakk. Lennart Meri (1929-2006) presidente dell’Estonia dal 1992 al 2001, come scrittore e documentarista ha diffuso il punto di vista dell’Estonia nei paesi dell’est.
“Hõbevalge” propone soluzioni originali ad un enigma che ha duemila anni, dove si trovava l’isola di Thule: l’ipotesi centrale è che gli eventi antichi oggetto dei miti baltici ebbero inizio dalla caduta di un meteorite sull’isola di Saaremaa, molto popolata ai tempi della prima epoca vichinga. Scrive Lennart Meri: “Supponevo che l’impatto del meteorite avesse influenzato le usanze delle popolazioni del Baltico”.
Ma una storia, prosegue il ricercatore, è un metodo migliore di proporre una ipotesi. “Se non siete turisti, ma piuttosto viaggiatori – questa la sfida lanciata ai lettori – lasciatevi alle spalle il castello costruito cinquecento anni fa e fermatevi davanti a un campo coltivato da duemila anni. Contiene una storia più grande, perché in esso vivono sia il passato che il futuro. La storia comincia laddove finisce la poesia. A volte si sfiorano”.
Il curatore Gianni Glinni ha spiegato che la versione di “Hõbevalge” presentata in italiano è la prima a essere realizzata in lingua straniera (esclusa quella finlandese, affine all’estone). “Hõbevalge” è il lavoro più conosciuto di Lennart Meri: ricostruisce la storia degli Estoni, facendo riferimento a fonti del mondo classico mediterraneo e della storia nordica pre-indoeuropea. Attraverso materiale raccolto in viaggi fino agli Urali ed alla Siberia, Lennart Meri svela le reciproche influenze tra Baltico e Mediterraneo.
Fonti geografiche ricavate da antichi navigatori permettono di approfondire le origini di Thule, che è il nome che fu attribuito dai greci e latini alla terra più lontana allora mai raggiunta nel Nord ed a sei giorni di viaggio dalla Britannia. Venivano suggerite, tra le alternative per la sua localizzazione, le isole Shetland, l’Islanda e la Norvegia. Secondo Lennart Meri è possibile che il nome “Thule” derivi dalla parola “tuli” che significa fuoco o da un antico verso ritmico popolare tradizionale dell’Estonia che narra dell’origine del lago di Kaali a Saaremaa.
Gli appassionati di leggende europee hanno avuto pane per i loro denti il 22 settembre scorso in Italia, in occasione della presentazione a Roma di un libro di Lennart Meri al Festival della Letteratura di Viaggio. La pubblicazione (Editore Gangemi) è della Fondazione ‘Lennart Meri’ e della ‘Associazione Italia Estonia’. “Hõbevalge”, diffuso per la prima volta nel 1976, acquista un particolare significato a venticinque anni dalla riconquistata indipendenza di Estonia, Lettonia e Lituania.
Durante l’incontro sono intervenuti il filologo Mart Meri, il professor Antonello Folco Biagini (prorettore dell’Università di Roma ‘La Sapienza’), la giornalista Maurizia Giusti (Syusy Blady), il traduttore del libro Daniele Monticelli (docente di semiotica all’Università di Tallinn) ed il curatore del progetto, Gianni Glinni.