I rapporti tra il governo centrale (compresi i propri sostenitori ultranazionalisti) e la comunità cristiana indiana stanno vivendo un periodo abbastanza complicato, complice il braccio di ferro interno agli ambienti dell’estremismo hindu.

Tutto è (ri)cominciato a cavallo tra il mese di gennaio e febbraio, quando a New Delhi impazzava la campagna elettorale per il governo locale e in diverse zone della capitale si sono verificati incidenti, furti e attacchi ai danni di chiese cristiane. La sequenzialità degli episodi ha portato alla denuncia pubblica, da parte delle alte sfere clericali indiane, di un attacco promosso e organizzato dalle sigle dell’estremismo hindu della Sangh, in linea col concetto di “divide et impera” utilizzato già in passato per istigare la violenza intercomunitaria (specie tra musulmani e hindu), polarizzando il voto. Il tutto, secondo i critici, col tacito benestare del Bharatiya Janata Party, che attinge copiosamente anche dall’elettorato estremista hindu.
Le accuse, rispedite al mittente da Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss) e Bjp, sono state però raccolte dal primo ministro Narendra Modi, che ha ordinato – attraverso il ministro degli Interni Rajnath Singh, l’apertura di un’inchiesta. La polizia di Delhi, consegnando il rapporto, ha chiarito che gli attacchi contro le chiese non avrebbero matrice religiosa, sono solo sintomo di una criminalità crescente a New Delhi.
Evidentemente, alla comunità cristiana le rassicurazioni della polizia non sono bastate, e così Modi – politico di razza, lo ripetiamo allo sfinimento, che sa annusare gli umori della popolazione – a sorpresa si prodiga in un discorso “da statista” durante la cerimonia di commemorazione della beatificazione di due indiani ad opera di Papa Francesco I lo scorso anno.
Nel suo intervento, NaMo ha condannato ogni episodio di violenza che prenda di mira le minoranze religiose, spiegando che “nessun gruppo religioso deve incitare alla violenza…il mio governo proteggerà la completa libertà di culto”.
Ora, per chi conosce un po’ la storia di Modi – che ha militato per oltre mezzo secolo all’interno della Rss e porta il fardello, almeno morale, dei pogrom contro la comunità musulmana in Gujarat avvenuti sotto il governo locale da lui presieduto – si tratta di una dichiarazione assolutamente di peso, che in sostanza fa uscire dall’angolo un primo ministro costantemente “stuzzicato” dalle intemperanze della propria base elettorale ultrainduista (un tema che avevo affrontato qui, in fondo), che vorrebbe un premier e delle politiche più “hindu”. Modi prova quindi a ritagliarsi una figura più panindiana e istituzionale, mentre dalle parti delle Rss vorrebbero più un “loro uomo” al governo.
E infatti ieri il capo delle Rss Mohan Bhagwat è tornato a provocare gratuitamente la Chiesa Cattolica, attaccando la defunta Madre Teresa e la sua opera caritatevole famosa in tutto il mondo anche grazie all’assegnazione del premio Nobel per la Pace. Bhagwat, durante l’inaugurazione di un orfanotrofio realizzato dalle Rss, ha attaccato Madre Teresa sostenendo che le sue opere fossero motivate dall’obiettivo di convertire gli hindu al cristianesimo.
In verità, questa non è la prima volta che una critica simile viene mossa a Madre Teresa: il fatto che la carità della Santa arrivasse assieme a un pacchetto ideologico a tratti estremamente inflessibile e altamente controverso, come evidenziato da alcuni studi accademici e, in particolare, da un libretto provocatorio e stimolante di Christopher Hitchens intitolato La posizione della missionaria (in italiano edito da minimum fax).
Ad ogni modo, anche le dichiarazion di Bhagwat hanno sollevato un polverone a mezzo stampa, in un continuo scambio di provocazioni e controprovocazioni dietro al quale si sta giocando probabilmente una partita interna nel movimento hindu nazionale.
Modi sa che la longevità del suo governo dipenderà, oltre che dalle prestazioni in ambito economico (che ancora si stanno facendo attendere), anche dalla tenuta della “pace interna”, dal controllo che saprà esercitare sulle frange più estremiste e destabilizzatrici dell’estremismo hindu.
Un confronto a distanza da tenere d’occhio.
@majunteo
I rapporti tra il governo centrale (compresi i propri sostenitori ultranazionalisti) e la comunità cristiana indiana stanno vivendo un periodo abbastanza complicato, complice il braccio di ferro interno agli ambienti dell’estremismo hindu.