Dall’Addis Foto Fest al nuovo Museo Zoma, si moltiplicano ad Addis Abeba spazi e iniziative artistiche. Decisivo il ruolo dei centri indipendenti. E sta emergendo anche una nuova generazione di talenti, raccontano i fondatori della galleria più importante della capitale
Addis Abeba ospita per la quinta volta la biennale internazionale sulla fotografia Addis Foto Fest (addisfotofest.com) dal 6 al 10 dicembre. La direzione è affidata, come sempre, alla nota fotografa che ha fondato il progetto, Aida Muluneh. E non solo. Ci saranno nuovi spazi espositivi, tra cui il museo Zoma (zomamuseum.org), inaugurato nel 2018, un omaggio eco-friendly alle forme dell’architettura locale e ai progetti artistici attenti all’ambiente. La cosmopolita e caotica capitale etiope del primo ministro Abiy Ahmed, che ha da poco eletto Sahle-Work Zewde suo primo presidente donna (l’unica donna capo di Stato oggi in carica in un Paese africano), sembra proprio guardare al futuro attraverso le lenti preziose dell’arte e della creatività.
Certo, si tratta di un contesto ancora emergente in cui le istituzioni pubbliche sono poco presenti. Ma un ruolo chiave lo giocano le gallerie e i centri indipendenti, tra cui Addis Fine Art (addisfineart.com), forse la galleria commerciale più importante di Addis Abeba e, a livello internazionale, pionieristica per aver scelto la capitale etiope per la sua proposta artistica. Il progetto è nato nel 2013 e, a partire dal 2016, si avvale anche di uno spazio espositivo nel cuore della città. Qui, presenta un programma innovativo di mostre, conferenze ed eventi, a cui partecipa un insieme eterogeneo di artisti moderni e contemporanei provenienti dall’Etiopia e dalla diaspora.
Più di recente, un project space è stato aperto anche a Londra con l’intento di fornire un’ulteriore piattaforma internazionale alla programmazione della galleria. Sin dalla sua prima partecipazione all’Armory Show di New York, nel marzo 2016, Afa è stata invitata a oltre trenta fiere d’arte internazionali e ora partecipa dalle 8 alle 10 fiere l’anno, tra cui Art Dubai, Cape Town Art Fair, 1-54 Contemporary African Art Fair a Londra, ART X Lagos.
La redazione di Eastwest ha contattato i fondatori della galleria Mesai Haileleul e Rakeb Sile, entrambi con una lunga esperienza nel settore, per una breve intervista.
Mesai Haileleul, lei ha vissuto a Los Angeles per quarant’anni ed è sempre stato attivo nel mondo dell’arte. Che cosa vi ha spinti ad aprire una galleria nel cuore di Addis Abeba, precisamente al terzo piano di un edificio completamente ristrutturato nel quartiere di Bole?
Mesai Haileleul: «Addis Fine Art è nata per rispondere alla richiesta di impegno nel settore dell’arte in questa regione. Rakeb e io ci siamo subito resi conto che, sebbene le istituzioni artistiche indipendenti aumentassero di numero in tutta l’Africa, l’arte etiope mancava di una coesiva rappresentazione a livello locale e internazionale, poiché c’era una netta assenza di iniziative imprenditoriali che facilitavano questo scambio. Tenendo a mente questa missione abbiamo deciso di aprire una galleria, emergendo a livello locale con uno spazio espositivo situato nel cuore della capitale dell’Etiopia. Qui, mettiamo in mostra l’arte moderna e contemporanea dell’Etiopia e della sua diaspora che impegna artisti originari del posto e, contemporaneamente, il mercato dell’arte globale».
Nel 2016 avete inaugurato un project space a Londra, fino a questo momento la destinazione migliore in Europa per il mercato dell’arte.
Rakeb Sile: «Il nostro obiettivo principale è quello di creare uno spazio espositivo che sia anche una piattaforma internazionale, dedicata all’espressione artistica dell’Etiopia e della diaspora, con l’intento di sostenere la produzione più distintiva, stimolante e all’avanguardia. Nell’ottobre 2016 è stato aperto il nostro Project Space di Londra per supportare il profilo e il lavoro internazionale della galleria di Addis Abeba. Lo spazio è utilizzato principalmente per poter interagire di persona con i clienti internazionali e per supportare tutte le attività internazionali della galleria. In particolare, ci permette di impegnarci più direttamente con i musei, le fiere e gli artisti della diaspora. Per ora, Londra rimane un centro molto importante per l’arte contemporanea e speriamo che continui a esserlo anche in futuro».
Per alcuni versi la capitale Addis Abeba è ancora sospesa tra modernità e tradizione. Quali sono, brevemente, le caratteristiche dello scenario contemporaneo nella capitale?
Mesai Haileleul: «L’Etiopia è uno dei paesi più interessanti e meno messi a frutto per quanto riguarda la produzione artistica contemporanea in Africa. Grazie ai cambiamenti politici e sociali in corso e a una crescita economica senza precedenti, il Paese sta attraversando una fase accelerata di rinascita dell’espressione artistica e dell’apprezzamento per le forme di arte. Il numero di artisti etiopi invitati a partecipare alle fiere d’arte, e quelli in mostra, con le loro opere in importanti gallerie e musei di tutto il mondo non ha precedenti. I collezionisti internazionali osservano con interesse e comprano mentre i collezionisti del posto spendono cifre anche consistenti per un’opera d’arte, cosa impensabile solo dieci anni fa. Inoltre, la crescente partecipazione del pubblico agli eventi legati all’arte è molto incoraggiante. In particolare, i giovani dei centri urbani sono quelli più visibili e anche i più ricettivi nei confronti di nuove forme espressive che sfidano le norme tradizionali».
Dalla sua nascita nel 2013, Addis Fine Art si è affermata come una galleria entusiasmante che ci ha aperto le porte a un tesoro ricco di talenti artistici provenienti dall’Etiopia. Ci suggerite tre artisti emergenti del Corno d’Africa che dovremmo conoscere?
Mesai Haileleul: «È molto difficile restringere il campo a soli tre nomi, dato che siamo estremamente fortunati a lavorare in una regione piena di artisti emergenti entusiasmanti ma anche di un certo numero di maestri affermati e in precedenza trascurati. Nella fotografia Micheal Tsegaye è da tenere d’occhio in quanto è probabilmente il fotografo più importante con base in Etiopia. Il suo lavoro e, in particolare, la serie Future Memories (2009-in corso) ha un significato storico perché tratta delle conseguenze sociali provocate dalla rapida trasformazione e urbanizzazione di Addis Abeba. Girma Berta, conosciuto per la sua serie Moving shadows, è un 28enne autodidatta con un entusiasmante approccio innovativo alla fotografia».
Rakeb Sile: «Quest’anno abbiamo iniziato a lavorare con il grande Tadesse Mesfin, maestro della pittura e modernista che ha insegnato per oltre 30 anni alla Scuola di Belle Arti di Alle, ad Addis Abeba, dove ha influenzato una generazione di pittori tra cui Addis Gezehagn, Dawit Abebe e Merikokeb Berhanu, tutti astri emergenti della regione. Anche gli artisti della diaspora, influenzati dalla loro doppia origine culturale, realizzano opere incredibili che affrontano temi come dislocazione, identità e cultura. Tariku Shiferaw, artista statunitense di origine etiope, crea opere delicate e allo stesso tempo complesse, che occupano uno spazio definito e un’autorità potente, come fossero oggetti che segnano il posto di corpi Neri ed esperienze in una società che dà ospitalità ma spesso preferisce trascurare l’altro. Nirit Takele, invece, è un’artista israeliana di origine etiope, che nelle sue opere attinge alla sua eredità culturale. Illustra la vita quotidiana della comunità etiope israeliana, trovando ispirazione nelle antiche saghe locali e nei racconti popolari, memoria della sua giovinezza, usando in modo audace il colore e costruendo corpi figurati sfaccettati con forme astratte quasi piatte, che emergono dalla tela con vivida dimensionalità».
@ShotOfWhisky
Dall’Addis Foto Fest al nuovo Museo Zoma, si moltiplicano ad Addis Abeba spazi e iniziative artistiche. Decisivo il ruolo dei centri indipendenti. E sta emergendo anche una nuova generazione di talenti, raccontano i fondatori della galleria più importante della capitale