La fine dell’anno e l’inizio del 2015 prevedono numerose tornate elettorali. Tra tutti spiccano i possibili riflessi sugli equilibri europei (come nel caso delle elezioni che si svolgeranno in Regno Unito e in Grecia) e le possibili ripercussioni sugli equilibri regionali nord-africani derivanti dalle elezioni in Turchia e dalle elezioni presidenziali che si svolgeranno nella Repubblica Turca di Cipro Nord.

In Grecia, la decisione del Premier Samaras (di Nea Dimokratia, il partito di centrodestra al governo) di anticipare la data del voto parlamentare per le elezioni presidenziali al prossimo 17 dicembre 2014 (ed eventualmente in due scrutini successivi al 23 e 29 dicembre) è particolarmente significativa. A rendere incerti gli equilibri politici del Paese, più che l’elezione anticipata di un nuovo Capo dello Stato, saranno le conseguenze politiche che questi scrutini comporteranno sul futuro del governo in carica. Infatti, se il Parlamento non riuscirà ad eleggere un nuovo Presidente, il Premier Samaras (che può contare solo su 155 voti contro i 180 necessari per eleggere il proprio candidato alla Presidenza) sarà costretto ad andare nel 2015 ad elezioni anticipate per rinnovare il Parlamento, con possibile successo della sinistra di Syriza. Partito radicale di sinistra in testa ai sondaggi che potrebbe mettere fine all’austerity richiesta dai creditori internazionali con un possibile capovolgimento dei rapporti di forza in seno all’Unione europea.
Seguiranno alle elezioni greche quelle croate. Le elezioni presidenziali si svolgeranno infatti a fine anno con un primo turno già a fine dicembre 2014 per poi concludersi ad inizio gennaio 2015 con un eventuale ballottaggio. Elezioni che, aldilà dei sondaggi, si risolveranno in una sfida tra il centrosinistra ed il centrodestra con la probabile vittoria dell’HDZ come primo segno tangibile di quello che accadrà alle prossime elezioni politiche del prossimo dicembre 2015.
Sarà poi il turno dell’Estonia, dove a marzo 2015 si svolgeranno le prime elezioni politiche che il paese celebrerà all’indomani delle dimissioni del marzo scorso del Primo Ministro di orientamento liberale Andrus Ansip, al potere da circa 10 anni. Le dimissioni erano maturate proprio per fornire al partito la possibilità di trovare un leader in vista della consultazione elettorale. Il successore di Ansip é il giovane di 35 anni Taavi Roivas, che in testa nei sondaggi di questi mesi, con una percentuale del 29% contro il 22% del suo avversario diretto, il centrista Savisaar, è dato per favorito per diventare il nuovo Primo Ministro estone.
Il 2015 sarà un anno importante anche per la Repubblica Turca di Cipro Nord (KKTC, riconosciuta internazionalmente solo dalla Turchia), che eleggerà il suo nuovo Presidente della Repubblica. Sono quattro i candidati, tra cui l’attuale Presidente Eroglu, leader del Partito d’unità nazionale, formazione conservatrice e tradizionalmente favorevole alla partizione dell’isola (contrariamente al suo predecessore socialista Talat che si era impegnato per riavviare i negoziati per la riunificazione dell’isola). I prossimi mesi di campagna elettorale saranno decisivi per la corsa presidenziale del prossimo aprile e che interessa direttamente anche la Turchia, visto che la “questione cipriota” rappresenta ancora uno degli ostacoli più importanti alla sua adesione all’Unione Europea.
In Turchia, l’importante periodo elettorale che ha avuto inizio nel 2014 con le elezioni locali e presidenziali, proseguirà nel 2015 con le elezioni politiche previste per giugno. Il partito al governo (AKP) è uscito rafforzato dall’ultima tornata elettorale, che ha visto il Premier Erdogan eletto Presidente della Repubblica. L’AKP si è quindi riconfermato il partito dominante, mentre i principali partiti d’opposizione (il partito repubblicano CHP ed il partito nazionalista MHP) continuano a non rappresentare una valida alternativa. In attesa della riforma costituzionale che prevede il passaggio dall’attuale sistema parlamentare ad un sistema semipresidenziale, che attribuirebbe maggiori poteri ad Erdogan, quest’ultimo ha scelto un Primo Ministro “fedele”, l’ex Ministro degli Affari Esteri Davutoglu. Nel complesso l’AKP del Presidente Erdogan, grazie anche all’assenza di un’opposizione credibile si riconfermerà primo partito del paese anche nel 2015, avvicinandosi ancora di più all’obiettivo del governo di condurre la Turchia al suo centenario della Repubblica (2023).
Il 2015 sarà anche un anno cruciale per la Polonia. Nel mese di giugno si terranno, infatti, le elezioni presidenziali, nelle quali l’attuale presidente Komorowski del partito al governo, Piattaforma Civica, sfiderà il candidato del partito di opposizione, Diritto e Giustizia, dell’ex premier Kaczynski. Secondo gli ultimi sondaggi, il Presidente uscente non ha rivali nella corsa alla presidenza. In ogni caso le presidenziali di giugno saranno solamente un preludio alle elezioni parlamentari che seguiranno da lì a pochi mesi, quando Piattaforma Civica dovrà affrontare le elezioni politiche che si svolgeranno ad ottobre e che vedono Diritto e Giustizia, il partito euroscettico e nazionalista, in testa nei sondaggi. Se la vittoria di Piattaforma Civica avrebbe l’effetto di consegnare per il terzo mandato consecutivo la guida della Polonia ad un partito moderato e liberale, una sua sconfitta consentirebbe a Diritto & Giustizia di ritornare al potere rischiando di riscoprire le vecchie politiche ultra-nazionaliste ed euroscettiche del passato. Al di là di un diverso equilibrio interno, la vittoria degli euroscettici potrebbe invertire il percorso europeista tanto voluto dal governo in carica, con ripercussioni a livello internazionale, sia per il peso politico ormai acquisito da Varsavia, sia per le frizioni che potrebbero crearsi naturalmente tra il nuovo Presidente dell’Unione europea, il polacco Donald Tusk, ed una Polonia che potrebbe tornare a diventare euroscettica.
Al di fuori della CEE, il 2015 vedrà anche la Gran Bretagna impegnata in una difficile campagna elettorale che si chiuderà a maggio con le elezioni politiche. Sebbene, la parentesi dell’alleanza di governo tra conservatori e liberaldemocratici renda facile sulla carta una vittoria dei laburisti di Miliband, i conservatori di Cameron sembrano rimanere comunque i favoriti, sebbene con un vantaggio risicatissimo. Stessa cosa non può dirsi per i Liberaldemocratici di Nick Clegg, a cui l’elettorato giovane non ha perdonato l’alleanza di governo con Cameron. Ma da qui a maggio i giochi potrebbero rovesciarsi. Soprattutto perché tutti i sondaggi indicano l’UKIP, il partito euroscettico di Nigel Farage, come la vera forza in ascesa. Così come per la Polonia, l’esito del voto inglese, sarà determinante per gli equilibri europei. Se il partito conservatore dovesse vincere le elezioni politiche, Cameron dovrebbe tenere fede alla promessa di indire nel 2017 un referendum sulla permanenza della Gran Bretagna nell’Unione Europea. La promessa del referendum è nata per contrastare l’ascesa dall’Ukip, che proprio sull’euroscetticismo ha costruito la sua forza elettorale. Ma sebbene Cameron tenda ad usare l’arma del referendum sull’uscita dall’Unione per negoziare da una posizione di forza una campagna per restare in Europa, gli esiti di un referendum di questa portata rimangono davvero imprevedibili. I prossimi mesi di campagna elettorale risulteranno dunque decisivi per le future sorti del Regno Unito e inevitabilmente anche dell’Unione Europea.
La fine dell’anno e l’inizio del 2015 prevedono numerose tornate elettorali. Tra tutti spiccano i possibili riflessi sugli equilibri europei (come nel caso delle elezioni che si svolgeranno in Regno Unito e in Grecia) e le possibili ripercussioni sugli equilibri regionali nord-africani derivanti dalle elezioni in Turchia e dalle elezioni presidenziali che si svolgeranno nella Repubblica Turca di Cipro Nord.