La scorsa settimana la commissione parlamentare per gli affari interni ha fatto un appello al governo di Londra chiedendo l’ampliamento della legge contro le mutilazioni dei genitali femminili (MGF) del 2003 ad includere gli interventi di chirurgia platica sui genitali a scopo puramente estetico. Il governo ha risposto che la legge non prevede eccezioni per questo tipo d’interventi, quindi non vi è alcun bisogno di un emendamento.
Già lo scorso dicembre il ministro dell’interno, Theresa May, aveva avvertito i chirurghi estetici che fanno ritocchi estetici ai genitali femminili (i cosiddetti “vagina designers”) che potrebbero star commettendo un reato. I ritocchi includono interventi di labioplastica, il rimodellamento delle piccole labbra, di ringiovanimento della vagina, e di amplificazione della superficie e l’esposizione del “punto g”. Sono diventati sempre più richiesti negli ultimi anni e i dati ufficiali de National Health Service (NHS) mostrano un aumento quintuplo degli interventi di labioplastica nel corso dell’ultimo decennio con ben 2.000 interventi effettuati solo nel 2010. Questi però sono i dati per gli interventi a scopo terapeutico, i dati degli interventi a scopo puramente estetico non sono pubblici perché questi interventi vengono effettuati nelle cliniche private. Il presidente della commissione parlamentare, ha commentato l’appello dicendo: “Come possiamo dire alle comunità in Sierra Leone e Somalia di mettere fine a una pratica che è permessa qui in Harley Street (Londra)?”.
Ma la chirurgia plastica per i genitali e le MGF sono davvero la stessa cosa?
Le MGF sono state rese illegali nel Regno Unito nel 1984 e dal 2003 chiunque porti un minore all’estero per sottoporlo a MGF rischia fino a quattordici anni in carcere. Gruppi di medici, sindacati e associazioni per i diritti umani hanno calcolato che 66.000 donne nel Regno Unito sono state sottoposte a queste pratiche e 15.000 ragazze sotto i quindici anni sono a rischio. Le bambine possono anche avere solo poche settimane quando vengono sottoposte all’intervento.
In febbraio il governo ha introdotto delle nuove misure che creano un obbligo legale per medici, insegnanti e assistenti sociali di riportare casi di minori in cui ci sia il sospetto di MGF. L’annuncio è stato fatto in seguito a una consultazione pubblica in cui sono stati accolti consigli da vari professionisti, membri di diverse comunità, sopravvissute e la polizia. Tuttavia nessuno è ancora stato processato e condannato. Sempre in febbraio Dhanuson Dharmasena, medico del NHS e protagonista del primo caso di MGF ad essere processato, è stato dichiarato non colpevole in meno di mezz’ora, sollevando accuse contro la Crown Prosecution Service di aver portato il caso in tribunale solo per motivi politici.
Vi sono diverse campagne contro le MGF in corso nel paese e i politici sono consapevoli che si tratta di una questione molto sentita dalla gente. Il dibattito è stato spesso impostato sul contrasto fra i “valori britannici” e quelli di altre culture e tradizioni. Si è fatto molto rumore circa l’aspetto culturale delle MGF, raggiungendo a volte livelli d’isterismo, rischiando di alimentare stereotipi negativi fra le comunità estranee alle pratiche di MGF e di aumentare la sensazione di essere attaccati e messi sotto scrutinio fra le comunità inclini alle MGF. C’è chi ha commentato che nonostante il governo e degli attivisti siano mossi da buone intenzioni, i loro sforzi potrebbero avere l’effetto controproducente di alienare ancora di più le comunità nelle quali le MGF sono un argomento tabù e di contribuire alla vergogna delle vittime, le quali potrebbero trovarsi a disagio nel mezzo di tutta questa attenzione concentrata su di loro.
Molte delle campagne contro le MGF nell’occidente presentano i sintomi del triangolo “selvaggio-vittima-salvatore” identificato da Makau Mutua, nel quale quelli che praticano le MGF sono presentati come selvaggi, le donne che vengono sottoposte agli interventi sono le vittime, e i valori occidentali sono i salvatori. Questa dinamica è profondamente problematica e controproducente. In un pezzo sul Guardian Nadifa Mohamed ha commentato: “I pregiudizi contro i Somali, l’Islam e “i costumi arretrati delle popolazioni tribali africane” (una frase che compare regolarmente) sono uniti nel creare l’immagine di un’oscura, brutale, incorreggibile moltitudine di genti le quali, usando una frase di Kipling, sono “metà demoni, metà bambini” e di cui non ci si può fidare che crescano i propri figli in modo adeguato”.
Ma le MGF sono prima di tutto un pericolo per la salute. Le conseguenze sono potenzialmente mortali ed è su di queste che le discussioni e le campagne dovrebbero concentrarsi, non sul domandarsi se i valori legati a questa pratica sono compatibili con i “valori britannici”. Un dibattito sull’aspetto culturale delle MGF deve avere luogo ma deve venire dalle comunità in cui vengono praticate e deve essere guidato da loro, senz’altro non dal governo britannico. Il governo britannico, e anche quelli europei, dovrebbero preoccuparsi che i medici e le ostetriche del proprio paese siano preparati per parlare ai pazienti delle conseguenze delle MGF e poterle gestire nel caso abbiano una paziente che è stata sottoposta a questo genere di interventi.
Per quanto riguarda i ritocchi estetici ai genitali, finora non vi è alcuna prova scientifica che questi interventi possano avere delle conseguenze sulla salute di chi vi si sottopone quindi c’è almeno una differenza fondamentale fra di loro e le MGF.
La scorsa settimana la commissione parlamentare per gli affari interni ha fatto un appello al governo di Londra chiedendo l’ampliamento della legge contro le mutilazioni dei genitali femminili (MGF) del 2003 ad includere gli interventi di chirurgia platica sui genitali a scopo puramente estetico. Il governo ha risposto che la legge non prevede eccezioni per questo tipo d’interventi, quindi non vi è alcun bisogno di un emendamento.