La profanazione del cimitero ebraico di Sarre-Union in Alsazia è soltanto l’ultima, triste, tappa di una serie di profanazioni che sin dagli anni ’80 hanno macchiato la quotidianità della società francese. Ci sono state decine e decine di profanazioni negli ultimi trent’anni.

Eppure quest’ennesima profanazione di 250 sepolture s’inserisce in un quadro ben più drammatico, dopo cioé il recente attentato al supermercato kosher, in cui hanno perso la vita quattro persone, le decine di atti antisemiti registrati dall’inizio dell’anno e uno scenario europeo tutt’altro che rassicurante (attentato alla sinagoga di Copenhagen). Almeno 90 atti antisemiti sono stati registrati soltanto nei 10 giorni dopo l’attentato ha fatto sapere il Servizio di protezione della Comunità Ebraica francese (SPCJ) basandosi sui dati in possesso del ministero degli interni francese. Ed il 2014 non è andato molto meglio, anzi si è trattato di un vero e proprio annus horribilis. Sui primi sette mesi del 2014 il numero di atti antisemiti è aumentato del 91% rispetto allo stesso periodo del 2013 ovvero 527 atti antisemiti registrati dal 1 Gennaio al 31 Luglio del 2014 contro i 276 dell’anno precedente. E da come è iniziato questo 2015 ci si puo’ aspettare che sarà forse pure peggio dell’anno appena trascorso.

Se oltre i vivi, neanche i morti possono riposare in pace allora è sempre più difficile credere alla possibilità della coesistenza di tutte le componenti religiose che fanno grande un paese come la Francia. “Coesistere”, un verbo utopico come l’opera dell’artista parigino Combo picchiato perché aveva cercato di raffigurare questa utopia sulle mura della Porte Dorée a Parigi.
Il primo ministro Manuel Valls e la società francese tutta hanno regito con veemenza soprattutto di fronte alle parole, ancora fuori luogo, del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che ha ancora una volta chiamato gli ebrei d’Europa, ed in particolare di Francia, a lasciare l’Europa per stabilirsi in Israele.
Senza rendersi conto che un’Europa senza la sua componente ebraica puo’ essere solo un’Europa totalitaria, degna di epoche oscure, un Europa in cui la banalità del male sarà l’accettazione passiva del dato quotidiano violento e della sopraffazione dell’altro.

La Francia vive un momento difficile ma navigati e cinici politici della destra israeliana ne approfittano per manipolare a proprio piacimento l’opinione pubblica e la paura degli ebrei francesi, minacciando direttamente l’esistenza della prima comunità ebraica d’Europa e la terza al mondo. Nonostante i correttivi, i dispositivi ed il quadro giuridico, i dati sconfessano l’utopia delle parole, dei discorsi politici e della coscienza di una società che ha bene in mente il pericolo. Nel solo 2014 almeno 7.000 ebrei sono emigrati verso Israele, un numero alto, un piccolo esodo se si considera che l’anno precedente ce ne furono ‘solo’ 3293.
Secondo l’Agenzia Ebraica per Israele gli ebrei francesi hanno fornito per la prima volta nella storia il più grosso contingente mondiale dell’Alyah, l’emigrazione verso la terra d’Israele superando il contingente americano (3870) e russo (4830). Un flusso che dovrebbe portare nel 2015 all’arrivo di almeno 10.000 nuovi emigranti in Israele provenienti dalla Francia. Numeri che certificano la sconfitta della società multireligiosa.

Anche perché dal giorno degli attentati si moltiplicano anche gli atti islamofobi. Secondo un rapporto pubblicato l’11 Febbraio scorso dal Collettivo contro l’Islamofobia in Francia (CCIF), 764 atti islamofobi sono stati registrati nel solo 2014, ovvero il 10,6% in più che nel 2013. Profanazioni, discriminazioni, aggressioni verbali e fisiche di cui sono vittima soprattutto le donne (81,5%).
Ed intanto fa discutere un video girato del giornalista israeliano Zvika Klein, corrispondente per il sito d’informazione NRG, che si è filmato per 10 ore a spasso per le strade di Parigi e della periferia con una kippah in testa. Risultato: insulti, sputi e fortunatamente nessuna aggressione fisica. Il video è diventato virale ed ha suscitato molte polemiche in Francia.
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Il giornalista francese François-Luc Doyez, pur condannando cio’ che avviene nel video, ha voluto vederci più chiaro, soprattutto perché Klein, nel pezzo che accompagna il video, paragona la banlieue francese a Ramallah ed a luoghi in cui gli ebrei non possono vivere o camminare per strada. E cosi’ ha ricordato che Zvika Klein scrive per NRG e per il quotidiano religioso e conservatore Makor Rishon, da Aprile scorso entrambi di propritetà di Sheldon Adelson, principale finanziatore del partito repubblicano americano e del primo ministro Benjamin Netanyahu. Ma Doyez è andato anche più in profondità ed ha scoperto che Zvika Klein non è stato sempre giornalista. Dal 2003 al 2004 è stato portavoce dell’esercito israeliano ed addetto stampa presso la stampa ultra-ortodossa israeliana. Ha lavorato per due anni al “World Zionist Organization” e quattro anni come portavoce del “World Bnei Akiva”, movimento di gioventù sionista che spinge per l’Aliya. Insomma ci si mette anche un giornalismo cattivo e manipolato, che soffia sul fuoco della paura per ciniche ragioni di realpolitik, a rendere la già deleteria atmosfera ancora più pesante.
@marco_cesario
La profanazione del cimitero ebraico di Sarre-Union in Alsazia è soltanto l’ultima, triste, tappa di una serie di profanazioni che sin dagli anni ’80 hanno macchiato la quotidianità della società francese. Ci sono state decine e decine di profanazioni negli ultimi trent’anni.