Il presidente oggi commemora una vittima del terrorismo irredentista, in una Ajaccio segnata dalla storica vittoria dei nazionalisti. Che ora chiedono all’Eliseo di mantenere le promesse e aprire una via all’autonomia
PARIGI – Oggi il presidente francese Emmanuel Macron sarà in Corsica per partecipare alle cerimonie che celebrano il ventesimo anniversario dell’assassinio del prefetto Érignac, ucciso da un commando del Fronte di Liberazione Nazionale Corso la sera del 6 Febbraio 1998. Una visita delicata e politicamente scivolosa che avviene all’indomani della manifestazione indetta dai leader nazionalisti ed indipendentisti per difendere le istanze sulla Corsica presentate solo poche settimane fa a Matignon in un incontro con lo stesso presidente francese, incontro che però ha deluso le aspettative dei nazionalisti.
Al di là del numero contenuto di manifestanti scesi in strada ad Ajaccio sabato scorso (circa 25.000, siamo lontani dunque dai 40.000 che sfilarono per protestare contro la violenza armata all’indomani dell’assassinio del prefetto) l’obbiettivo era quello di mettere pressione al presidente giusto alla vigilia del suo viaggio sull’isola. Obbiettivo riuscito e visita già in salita per il presidente che dovrà fare i conti col malumore dei responsabili politici corsi che si sentono traditi rispetto alle promesse fatte da Macron in campagna elettorale.
Solo poche settimane fa infatti, all’uscita dell’importante incontro fissato a Matignon tra il presidente francese Macron e i leader corsi Gilles Simeoni e Jean-Guy Talamoni – rispettivamente presidente del consiglio esecutivo della Collettività Unica Corsa e presidente dell’Assemblea Corsa – la delusione era più che palpabile. Nessuna apertura in vista su un futuro statuto speciale che il governo francese potrebbe accordare alla Corsica dopo la storica vittoria dei nazionalisti e la creazione della Collettività Unica Corsa. Anzi, per certi versi la posizione del governo francese s’è irrigidita.
Tra i punti sui cui si è già discusso e si discuterà durante il viaggio presidenziale c’è ovviamente la revisione costituzionale, promessa da Emmanuel Macron, e sulla quale i leader corsi puntano molto per conferire all’isola un’autonomia paragonabile a quella di certi territori francesi d’Oltremare – o a certe regionali italiane a statuto speciale, dicono gli specialisti della Corsica -.
Ma il nodo spinoso non è solo la revisione costituzionale. C’è anche la dimensione politica della visita di Macron in Corsica. Il presidente è in effetti atteso per partecipare alle cerimonie che celebrano il ventesimo anniversario dell’assassinio del prefetto Érignac, e ha già incontrato in questi giorni la vedova del prefetto che ha espresso sgomento nei confronti dell’idea che si possa concedere un’amnistia ai prigionieri politici e che questa includa anche gli assassini del marito.
Quello dell’amnistia è un vecchio cruccio dei nazionalisti sul quale però Macron, nonostante una certa prudenza politica di facciata in campagna elettorale, non potrà fare alcuna concessione. Per lui questa, assieme a quella della lingua corsa, è una linea rossa che non si potrà oltrepassare: «Non ci sarà amnistia per i prigionieri, né riconoscimento della lingua corsa come lingua ufficiale» ha già ribadito il presidente francese. La mobilitazione di sabato scorso non gli farà certo cambiare idea.
La cerimonia per ricordare il prefetto Erignac mette invece i nazionalisti corsi palesemente in difficoltà. In ballo c’è l’eredità della lotta armata còrsa, un’eredità certo sanguinosa ma senza la quale, ammoniscono, non si sarebbero create le condizioni per il consolidamento di una “via parlamentare”. Anzi, lo spettro della lotta armata può essere sempre agitato nel momento in cui i pour-parler dovessero fallire – fine della lotta armata non significa deporre le armi ha già ammonito il Flnc -. E poi c’è la sorte dei prigionieri politici tutt’ora rinchiusi nelle carceri. Insomma c’è molta carne sul fuoco per il primo viaggio ufficiale nell’isola di Macron, viaggio dalla dimensione altamente politica visto gli scenari che si aprono dopo la schiacciante vittoria dei nazionalisti guidata da Gilles Simeoni.
Revisione costituzionale e autonomia
Il primo nodo riguarda l’esplicito riferimento alla Corsica o al “popolo corso” nella Costituzione francese, un altro vecchio pallino nazionalista. Un’ipotesi che inizialmente non veniva necessariamente esclusa dal governo. Ma è nella pratica giuridica che questo riferimento risulta difficilmente percorribile. La portata di tale revisione non è in effetti ancora chiara – e non godrebbe certo di un eventuale maggioranza parlamentare – e la Francia non ha mai amato perdere la propria centralità nell’organizzazione statale pur dovendo concedere sempre qualcosa. Di certo al governo non interessa creare i presupposti giuridici per permettere uno slittamento verso l’indipendentismo che in questo caso sarebbe persino avallato dal dettato costituzionale.
Per i nazionalisti il linguaggio invece è molto importante perché un eventuale menzione di Corsica o “popolo corso” all’interno della Costituzione francese significherebbe costruire progressivamente lo statuto di autonomia, come ha spiegato più volte lo stesso leader autonomista Gilles Simeoni. Lo statuto di autonomia sarebbe non solo avallato dalla revisione costituzionale ma giustificato da “una storia, una lingua, una cultura, un’insularità” e si tradurrebbe anche nel consentire leggi specifiche per l’isola. Per l’indipendenza vera e propria il leader indipendentista Jean-Guy Talamoni ha le idee più che chiare: si tratta di un processo sul lungo termine e a nessuno conviene agitare questo spauracchio proprio adesso.
Residenza e immobili: la speculazione che spaventa
Un’altra richiesta pressante dei nazionalisti è lo statuto di residenza corsa. Ciò consentirebbe solo alle persone che si sono stabilite in Corsica da oltre cinque anni ad acquistare un immobile. L’isola fa in effetti gola ad immobiliaristi ed affaristi. Spiagge bianche, mare cristallino, natura incontaminata e ben preservata. Facile trasformare l’ile de beauté in un gigantesco complesso turistico per “continentali” durante l’estate, salvo poi abbandonarlo d’inverno, provocando anche un esodo degli autoctoni. Il fenomeno già esiste ed è concomitante a una disoccupazione galoppante, tra le più alte di tutta la Francia. Lo statuto di residenza legato alla Corsica sarebbe un modo per combattere contro il fenomeno della speculazione edilizia che esclude parte degli isolani dalle proprietà immobiliari ma anche per limitare il turismo di massa a favore di un turismo più sostenibile che consenta lo sviluppo di altre attività.
Il problema del riavvicinamento dei detenuti politici
Se sull’amnistia la Francia non concederà nulla, il governo potrebbe invece fare aperture sul problema del riavvicinamento dei prigionieri corsi incarcerati sul continente. E’ un altro punto fermo del programma dei nazionalisti che continuano ad usare sapientemente l’etichetta di “prigionieri politici”. Del resto, lo stesso Jean-Guy Talamoni non ha avuto imbarazzi a chiederla anche per i membri del commando che portò a termine l’assassinio del prefetto Erignac, visto che l’amnistia resta una questione oramai insormontabile.
Il principio di riavvicinamento in Corsica, richiesto anche dalle famiglie, permetterà a tutti i prigionieri politici corsi di essere trasferiti nelle prigioni sull’isola, facilitando le visite delle famiglie. Staremo a vedere quali tra queste richieste potranno essere soddisfatte dal governo, tenendo bene a mente che la Corsica, in questo momento storico, non è certo una priorità per la Francia e che il presidente francese si appresta, in fin dei conti, a commemorare un uomo di Stato contro la barbarie della lotta armata che ha insaguinato la Corsica per decenni.
Un duplice messaggio che rischierà di creare non poche frizioni con l’esecutivo corso.
@marco_cesario
Il presidente oggi commemora una vittima del terrorismo irredentista, in una Ajaccio segnata dalla storica vittoria dei nazionalisti. Che ora chiedono all’Eliseo di mantenere le promesse e aprire una via all’autonomia