Macron vuole tutelare il rapporto con la Cina, con la quale sta dialogando per trovare una soluzione politica alla guerra in Ucraina. Apprezzamento cinese per l’indipendenza diplomatica di Parigi rispetto alle piattaforme internazionali
La Francia prosegue nell’intento di trovare una soluzione politica alla guerra in Ucraina, facendo sponda con quello ritenuto da Occidente il rivale sistemico per eccellenza, la Cina di Xi Jinping. Dopo il viaggio di Emmanuel Macron a Pechino e le polemiche seguite alla posizione francese, Parigi ritenta la strada del dialogo con le autorità cinesi. Una modalità di approccio che coinvolge importanti esponenti degli apparati diplomatici dei due Governi, con Emmanuel Bonne, consigliere diplomatico del Presidente Emmanuel Macron, che nei giorni scorsi ha discusso telefonicamente con l’esperto Wang Yi.
Il coordinamento Francia-Cina sull’Ucraina
I due hanno concordato nel giungere a una “posizione coordinata” sulla guerra in Ucraina, con l’obiettivo di “creare le condizioni per l’avvio di una soluzione politica”. Wang, già Ministro degli Esteri, ora espressione del Partito Comunista Cinese e responsabile delle questioni internazionali, ha espresso apprezzamento per quella che viene vista come indipendenza diplomatica di Macron rispetto alle piattaforme internazionali. “Come forze guida del mondo multipolare, la Cina e l’Europa hanno molto più in comune rispetto alle differenze, ecco perché dovrebbero concentrarsi sulla cooperazione piuttosto che sulla competizione”.
Un punto nodale che, tuttavia, non rappresenta l’intera verità del ruolo francese, che non parla a nome dell’Unione Europea, come visto nella missione in Cina del mese di aprile. La posizione francese non è piaciuta a diversi Stati membri né alla stessa Commissione Europea, nonostante la presenza di Ursula von der Leyen insieme al Presidente Macron. Da un lato, motivo di preoccupazione per la tenuta dell’unità europea, dall’altro il fatto che lascia aperta la porta del dialogo con Pechino, con Parigi attore interessato affinché ciò avvenga.
Il veto francese all’ufficio Nato di Tokyo
Non stupisce, dunque, la forte titubanza francese all’idea dell’apertura di una struttura Nato a Tokyo, in Giappone. Macron avrebbe posto il veto a una simile proposta perché, dal canto suo, questo impatterebbe sulla credibilità dell’Alleanza e, chiaramente, sugli sforzi francesi nel trovare un rapporto gestibile con la Cina. Per Parigi, l’interesse della Nato dovrebbe concentrarsi nell’area nord-atlantica e non andare a contribuire alle tensioni con la Cina.
“Se spingiamo all’allargamento dello spettro geografico della Nato, faremmo un grave errore”, ha detto il Presidente nel corso di una conferenza la scorsa settimana. Una resistenza, dunque, alle pressioni degli Stati Uniti e alle richieste di Paesi come il Giappone, che già da tempo chiedono maggiore coinvolgimento nei lavori del Patto Atlantico. Dal 2018, Tokyo ha aperto a Bruxelles un ufficio nella sede Nato, nel 2022 il Primo Ministro Fumio Kishida è stato il primo esponente governativo giapponese a partecipare a un summit dell’Alleanza, e a luglio parteciperà all’in
Macron vuole tutelare il rapporto con la Cina, con la quale sta dialogando per trovare una soluzione politica alla guerra in Ucraina. Apprezzamento cinese per l’indipendenza diplomatica di Parigi rispetto alle piattaforme internazionali