Sudanesi, etiopi, eritrei, afghani, curdi siriani, iracheni, iraniani. Per anni i migranti stipati in una delle più grandi bidonville d’Europa hanno sognato di raggiungere le bianche scogliere di Dover. Per raggiungere le proprie famiglie, per cercare una nuova vita, per credere in un futuro diverso da quello della spasmodica marcia e dell’attesa nel freddo e nel fango.
Alcuni ci sono riusciti, altri sono periti nel viaggio della speranza, affogati tra i flutti ghiacciati della Manica, asfissiati o assiderati in un camion frigorifero senza aria con la speranza di passare dall’altro lato della Fortezza Europa. Altri sono rimasti qui ad aspettare di ottenere uno statuto di rifugiato che non è mai arrivato, barcamenandosi tra prefetture, espulsioni, violenze e gelo che attanaglia con una morsa chiunque abbia messo piede in queste lande ricoperte da fango melmoso.
Ed ora ? Dopo 14 anni di esistenza, all’alba di lunedi, è iniziato lo sgombero della Giungla di Calais. Il Presidente Hollande lo aveva promesso agli agricoltori diversi mesi or sono e l’operazione di smantellamento della Giungla durerà tutta la settimana. Mobilitati migliaia di poliziotti e gendarmi. Da un lato sembrerebbe una buona notizia. Chiunque abbia messo piede a Calais sa che viverci è un inferno. Freddo, gelo, violenza, stupri, rifiuti, poche decine di bagni per migliaia di persone, condizioni di vita indegne. Non si poteva tollerare oltre in un Paese civile un’abiura del genere. Dall’altro lato pero’ c’è inquietudine. Dove andranno a finire dunque le quasi 7.000 persone ospitate in quello che è considerato uno dei più grandi campi profughi d’Europa? E dove i 1.300 minori presenti sul campo non accompagnati?
Dopo essere stati accolti in un gigantesco hangar per scegliere la destinazione, i migranti saranno dislocati in Centri temporanei di accoglienza (CAO) oppure in Centri detenzione amministrativa sul territorio nazionale. Molti saranno semplicemente accompagnati alla frontiera ma dovrebbero essere una minoranza, assicurano le autorità.
Ad oggi, i primi 45 bus hanno già lasciato Calais con a bordo oltre 2300 migranti di cui 400 minori secondo le cifre fornite dal Ministero degli Interni francese. Ma quanti CAO esistono in Francia ? Ce ne sono abbastanza per accogliere tutti i migranti della Giungla?
Secondo la prefettura di Pas-de-Calais lo stato francese puo’ contare su 450 CAO per accogliere tutti i migranti provenienti dalla Giungla. Le centinaia di CAO presenti sul territorio hanno una capacità globale di 9.000 posti letto che sarebbero sufficienti ad ospitare gli oltre 7.000 migranti recensiti nella Giungla (secondo l’ultimo computo fornito dal Ministro degli alloggi, Emmanuelle Cosse). Questi centri, creati circa un anno fa all’interno di scuole, licei o centri culturali, sono per la maggioranza di proprietà dello Stato e permetterebbero di offrire un tetto certamente più degno e adatto rispetto alle capanne e tende nel fango di Calais, soprattutto con l’avvicinarsi della stagione invernale. Soprattutto, i nuovi alloggi temporanei permetterebbero a coloro che lo desiderano di presentare i documenti per formulare la domanda d’asilo. Avranno pero’ il tempo di farlo ?
E’ una questione che si pongono soprattutto le associazioni come France Terre d’Asile, l’associazione Salam, il Secours Catholique ed altre ONG. Per ora il Ministro degli Interni non ha fissato una « durata massima » di soggiorno in questi centri ma, si sa, la procedura è molto lunga per ottenere lo statuto di rifugiato e le associazioni sono allarmate per le decine, centinaia di espulsioni che potrebbero avere luogo nei confronti di persone che fuggono da guerre, morte, miseria. In linea teorica, dopo aver formulato la domanda, i migranti sono dislocati nei diversi CADA (Centre d’accueil des demandeurs d’asile) che pero’ non potranno accogliere tutti i richiedenti asilo in attesa che vengano depositati i documenti presso l’Ufficio francese per la protezione dei rifugiati e degli apolidi (OFPRA). Dato che la maggioranza lo farà (secondo un sondaggio di Le Monde quasi l’80% dei migranti richiederà l’asilo), si porranno problemi non secondari. Le richieste verranno accettate col contagocce e per i migranti l’unica possibilità per evitare di essere espulsi dal territorio francese sarà quella di darsi alla macchia e di entrare nell’illegalità.
Poi c’è un altro problema non secondario. Che fine faranno i minori non accompagnati? Secondo MSF molti minori, attraverso un semplice riconoscimento facciale ed un’intervista, potrebbero anche non essere riconosciuti come minori e rischiano anch’essi l’espulsione. MSF ha richiesto al governo francese un accoglienza in centri specifici per la protezione dell’infanzia. E intanto non mancano nemmeno le violenze a danno dei centri CAO destinati ad accogliere i migranti. Diversi centri sono stati incendiati (nella Gironda e nell’Essonne) e addirittura contro un CAO a Saint-Brévin sono stati esplosi diversi colpi di arma di fuoco. Dopo lo sgombero di Calais il destino dei migranti di Calais sembra sempre più fosco ed incerto.
Sudanesi, etiopi, eritrei, afghani, curdi siriani, iracheni, iraniani. Per anni i migranti stipati in una delle più grandi bidonville d’Europa hanno sognato di raggiungere le bianche scogliere di Dover. Per raggiungere le proprie famiglie, per cercare una nuova vita, per credere in un futuro diverso da quello della spasmodica marcia e dell’attesa nel freddo e nel fango.