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Lo sgombero della Giungla di Calais ed il destino dei 7.000 migranti


Sudanesi, etiopi, eritrei, afghani, curdi siriani, iracheni, iraniani. Per anni i migranti stipati in una delle più grandi bidonville d’Europa hanno sognato di raggiungere le bianche scogliere di Dover. Per raggiungere le proprie famiglie, per cercare una nuova vita, per credere in un futuro diverso da quello della spasmodica marcia e dell’attesa nel freddo e nel fango.

L'ombra di un migrante su un cartello con la popolazione della Giungla. Foto scattata alla fine del primo giorno di evacuazione del campo di Calais, Francia, il 24 ottobre, 2016. REUTERS / Pascal Rossignol

Sudanesi, etiopi, eritrei, afghani, curdi siriani, iracheni, iraniani. Per anni i migranti stipati in una delle più grandi bidonville d’Europa hanno sognato di raggiungere le bianche scogliere di Dover. Per raggiungere le proprie famiglie, per cercare una nuova vita, per credere in un futuro diverso da quello della spasmodica marcia e dell’attesa nel freddo e nel fango.

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