I due gruppi automobilistici avevano bisogno l’uno dell’altro. Ora possono diventare ancor più competitivi in molti settori e sfidare i tedeschi di Volkswagen anche sulle energie rinnovabili
Dopo un infruttuoso giro di valzer con Renault, il gruppo italo-americano Fca (Fiat-Chrysler Automobiles) si fonde a livello paritetico con Psa (acronimo di Peugeot Société Anonime), che detiene gli importanti marchi Peugeot, Ds, Citroen e Opel. La “merger” produrrà il quarto gruppo “automotive” del mercato mondiale. La nuova creatura infatti si posiziona dietro Volkswagen, Toyota e Renault-Nissan, scavalcando General Motors, Hyunday-Kia, Ford e Honda.
Non è un caso che la Borsa abbia fatto schizzare in alto il titolo Fca. La ricerca di un partner per la multinazionale orfana di Marchionne era l’unico modo per fronteggiare le enormi difficoltà dovute alla scomparsa del manager italo-canadese, a cominciare dal ritardo nelle soluzioni legate alle nuove energie “verdi”, come l’elettrico. Da quelle parti non sapevano nemmeno come montare una batteria sul pianale.
Quest’alleanza invece darà alla luce un colosso automobilistico del valore di oltre 45 miliardi di euro in termini di capitalizzazione di Borsa, con quasi nove milioni di veicoli prodotti all’anno. Se i francesi sono molto forti a livello europeo e cinese, Fca, con i marchi Fiat, Maserati, Alfa Romeo e soprattutto Jeep e i pick-up americani Ram ha una copertura fortissima negli Stati Uniti, su vasta scala. Fca finalmente avrà accesso non solo all’Estremo Oriente ma soprattutto a quelle piattaforme “modulari” che le permetterebbero di sviluppare le tecnologie a energia elettrica, facendo finalmente concorrenza ai tedeschi Volkswagen, fortissimi in questo campo. L’Italia ha ottimi stabilimenti con una capacità di produzione doppia rispetto attualmente a quella in azione. Grazie all’accordo potrebbe sfruttarli al meglio. Si aprono grosse opportunità soprattutto nel settore “premium” quello dei marchi Maserati e Alfa.
Le preoccupazioni sono legate all’occupazione. L’accordo prevede come Ceo (Chief Executive Officer) l’attuale amministratore delegato di Psa Carlo Tavares, il grande manager portoghese naturalizzato francese, molto stimato da Sergio Marchionne, che ha riportato il gruppo in attivo dopo anni. Tavares è un manager molto bravo ma anche molto duro, che non ha esitato a mandare a casa 6.500 operai della Opel in Germania. È per questo che i sindacati, sia quello francese che quello italiano, sono sul piede di guerra. In Europa esistono sette stabilimenti della sola Fiat. Che ne sarà dei loro operai e dei loro salari? Quali dinamiche entreranno in gioco con i cugini d’Oltralpe? Lo sapremo tra breve. Ma un matrimonio del genere era auspicabile. L’alternativa sarebbe stato un lento inesorabile declino della creatura di Marchionne.
@f_anfossi
I due gruppi automobilistici avevano bisogno l’uno dell’altro. Ora possono diventare ancor più competitivi in molti settori e sfidare i tedeschi di Volkswagen anche sulle energie rinnovabili