Approvata all’unanimità la dichiarazione di Roma sulla tutela e la promozione dei beni culturali. Franceschini: “La cultura sarà un punto di ripartenza”
Il colpo d’occhio, giovedì sera al tramonto di Roma, è stato di quelli da mozzare il fiato e che non si possono facilmente dimenticare. Vedere il tavolo con i capi delegazione del primo G20 Cultura (tra cui emergeva anche qualche kefiah dell’Arabia Saudita) in mezzo del Colosseo ha aperto i cuori all’ottimismo sul futuro di una ripartenza possibile. Il premier Mario Draghi ha voluto essere presente e ha messo il sigillo sotto un evento unico. Del resto fin dall’inizio ha fatto di tutto, insieme al Ministro Dario Franceschini, per portare a Roma i Ministri della Cultura e dare loro il segnale che le ombre del passato si possono superare proprio investendo sui beni culturali, sui teatri, sui musei.
“Sono orgoglioso – ha confessato Draghi ai Ministri – che il debutto della prima ministeriale della cultura nella storia del G20 avvenga in Italia. Questo testimonia come la storia e la bellezza siano parte integrante dell’essere italiani”. Quando il mondo ci guarda, ha detto Draghi “vede arte, letteratura, segni della storia antica”. L’Italia, con i suoi 58 siti Unesco, meriterebbe forse, ha scherzato il premer italiano “di essere tutta quanta patrimonio dell’umanità”. Patrimonio che l’Italia custodisce per sé stessa e per il mondo intero. Il Presidente del Consiglio ha citato alcune cifre: il settore dei viaggi e del turismo contribuisce al 13% del Pil italiano e occupa circa 3 milioni di addetti; il Pnrr della Ue assegna alla cultura italiana circa 7 miliardi di euro.
Franceschini ha rincarato la dose, ha fatto approvare all’unanimità una “dichiarazione di Roma” sulla tutela e la promozione dei beni culturali che costituirà parte integrante del comunicato finale del G20 dei capi di Stato e di Governo che si terrà sempre a Roma a fine ottobre. “Vedere le città senza musica, senza teatro, senza cinema, senza turisti – ha detto Franceschini – è stato triste e ci si è resi conto come la cultura sia fondamentale e ci sia grande voglia di ripartire. La cultura sarà un punto di ripartenza”. “Abbiamo mostrato al mondo – ha aggiunto il Ministro della Cultura – la bellezza infinita dell’Italia prima al Colosseo, poi con Muti al Quirinale, quindi a Palazzo Barberini e infine alla Galleria Borghese”. L’Italia è tornata a essere il Paese con maggior siti Unesco proprio in questi giorni ed è bello che questo primato sia stato festeggiato in concomitanza con la prima riunione dei Ministri della Cultura del G20″.
Ma i problemi restano e la pandemia li ha fortemente aggravati come ha ricordato Alberto Garlandini, Presidente dell’Icom (International Council of Museum). “La situazione che emerge – ha affermato Garlandini – è drammatica: nel mondo le porte del 60% dei musei sono rimaste ancora chiuse, dopo la crisi per la pandemia del Covid; in Italia la situazione è di gran lunga migliore, abbiamo parzialmente riaperto. Ma il tema riguarda anche le professionalità: nella prima fase dell’ondata, il 13% dei musei correva il rischio di restare chiuso, ora siamo scesi al 4% ma è sempre un dato incredibile”.
Tuttavia il segnale che viene lanciato da Roma è pieno di ottimismo. La Dichiarazione di Roma dei Ministri della Cultura del G20, approvata all’unanimità, è un documento di 32 punti che introduce la cultura nei lavori del G20, riconoscendone il valore economico. “Abbiamo ottenuto – ha messo in evidenza Franceschini – l’impegno di tutti i Paesi membri nella creazione di forze per l’intervento a protezione del patrimonio culturale a rischio nelle aree di crisi”.
Ripartire dalla cultura
La cultura, afferma la dichiarazione “è stata gravemente colpita dalla pandemia ma proprio essa aiuta ad affrontare le pressioni e i crescenti divari economici, sociali ed ecologici, contribuendo alla rigenerazione delle nostre economie e delle nostre società, pesantemente colpite da Covid-19”. La dichiarazione esorta quindi i Governi a riconoscere la cultura e la creatività come parte integrante di agende politiche più ampie, come i diritti umani, la coesione sociale, l’occupazione, l’innovazione, la salute e il benessere, l’ambiente e lo sviluppo locale sostenibile. I Ministri G20 si sono impegnati a riconoscere l’impatto sociale dei settori culturali e creativi, sostenere la salute e il benessere, promuovere l’inclusione sociale, l’uguaglianza di genere e l’emancipazione femminile.
Si segnala poi la necessità di proteggere il patrimonio culturale contro i rischi, compresi i disastri naturali, il degrado ambientale e il cambiamento climatico, la distruzione deliberata e il saccheggio, il traffico illecito di beni culturali. Per questo i Ministri della Cultura dei Paesi G20 si sono impegnati a riconoscere ogni minaccia alle risorse culturali come possibile perdita di beni culturali insostituibili, capace di violare i diritti umani, colpire la diversità culturale e privare persone e comunità di preziose fonti di significato, identità, conoscenza, resilienza e sviluppo. Si sollecita poi la costruzione di capacità formative per affrontare la complessità del mondo contemporaneo e le sfide del settore culturale, tra cui la rapida digitalizzazione, la transizione verde e il cambiamento demografico, e per contribuire a raggiungere gli obiettivi internazionali di sviluppo sostenibile.
Approvata all’unanimità la dichiarazione di Roma sulla tutela e la promozione dei beni culturali. Franceschini: “La cultura sarà un punto di ripartenza”
Il colpo d’occhio, giovedì sera al tramonto di Roma, è stato di quelli da mozzare il fiato e che non si possono facilmente dimenticare. Vedere il tavolo con i capi delegazione del primo G20 Cultura (tra cui emergeva anche qualche kefiah dell’Arabia Saudita) in mezzo del Colosseo ha aperto i cuori all’ottimismo sul futuro di una ripartenza possibile. Il premier Mario Draghi ha voluto essere presente e ha messo il sigillo sotto un evento unico. Del resto fin dall’inizio ha fatto di tutto, insieme al Ministro Dario Franceschini, per portare a Roma i Ministri della Cultura e dare loro il segnale che le ombre del passato si possono superare proprio investendo sui beni culturali, sui teatri, sui musei.