Mario Draghi vuole convocare il vertice straordinario del G20 nella prima metà di settembre, invitando anche Pakistan e Iran. Ma molto dipenderà da come si muoveranno gli Stati Uniti…
In un mondo in cui ogni Paese cerca di ritagliarsi ruolo e visibilità nella vicenda afghana, l’Italia, con la presidenza di turno del G20, è forse più titolata di altri a far sentire la sua voce. Si tratta di una sfida nuova anche per il premier italiano, Mario Draghi, che possiede tutti gli strumenti necessari al negoziato finanziario internazionale ma si misura questa volta su un terreno politico diplomatico per lui nuovo, difficile e scivoloso e che richiede doti di grande abilità e visione.
Il rischio di sancire un fallimento è dietro l’angolo, soprattutto se in un foro molto ampio come quello del G20, tra i grandi Paesi coinvolti nel dossier Afghanistan come Stati Uniti, Cina, e Russia si dovessero registrare divisioni profonde. Meglio, dunque, una prudente politica di piccoli passi per mettere nero su bianco alcuni punti fermi quali le evacuazioni, la cooperazione per gli interventi umanitari, il ruolo delle agenzie delle Nazioni Unite e poco altro.
Molto dipenderà dagli Stati Uniti
Molto dipenderà da come si muoveranno gli Stati Uniti. L’idea di Draghi è di convocare il vertice straordinario del G20 nella prima metà di settembre in formato remoto. L’affollamento di appuntamenti internazionali nella seconda metà del mese, a cominciare dall’assemblea generale dell’Onu, sconsiglia una richiesta di summit anche se virtuale. Certo, Draghi avrebbe preferito pianificare prima una visita alla Casa Bianca ma il viaggio negli States per ora è collegato solo all’assemblea delle Nazioni Unite.
Più in particolare occorre capire se in questo momento gli Stati Uniti, come Paese che ha sbagliato e che deve rimediare ai suoi errori, hanno qualche interesse a delegare alla presidenza di un Paese europeo come l’Italia il ruolo guida sul futuro dell’Afghanistan. Come ha spiegato chiaramente in un articolo apparso venerdì l’ex segretario di Stato Usa e padre nobile della diplomazia americana, Henry Kissinger, “L’America non può sottrarsi al suo ruolo di attore chiave nell’ordinamento internazionale, sia per le sue capacità che per i suoi valori storici. Non può rinnegarli, semplicemente ritirandosi dall’Afghanistan. Il Governo Biden è agli esordi. Avrà sicuramente l’occasione di sviluppare e sostenere una strategia comprensiva compatibile con le esigenze interne ed internazionali”. Insomma, che piaccia o meno, restano ancora una volta gli Stati Uniti a dover guidare le danze correggendo magari gli errori fatti negli ultimi anni.
L’incontro tra Draghi, Di Maio, Lavrov
Draghi è consapevole di queste criticità e lavora in sordina ma in lotta contro il tempo per organizzare il vertice straordinario. Ora che il ponte aereo con Kabul è terminato e sono stati portati in salvo in Italia circa 5mila afghani, l’impegno del Governo si concentra su come organizzare la conferenza di pace straordinaria nella prima metà di settembre. C’è da decidere pure il formato, invitando Paesi decisivi nel dossier ma che non fanno parte del G20 come Pakistan e Iran. Tema affrontato venerdì durante gli incontri del premier Mario Draghi e del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio con il capo della diplomazia russa Sergei Lavrov, giunto a Roma come tappa di un viaggio europeo.
Draghi ha condiviso con Lavrov la necessità di assicurare la stabilizzazione e la sicurezza del Paese e di far fronte all’emergenza umanitaria in atto vigilando sul rispetto dei diritti umani, in particolare delle donne. In linea di principio Lavrov ha condiviso con Draghi e con Di Maio l’idea del G20.
“La presidenza italiana nel G20 – ha detto Lavrov – offre la possibilità di intensificare la nostra collaborazione reciproca; a differenza del G7, il G20 è una piattaforma che riflette la realtà multipolare del nostro mondo”. Ma la Russia, ha aggiunto Lavrov, vuole capire meglio “quale ruolo vedono i nostri partner occidentali per la Russia nel contesto del G20; ci hanno detto che ci verranno presentate linee guida, ma finora il terrorismo mi pare sia solo al quinto posto, per noi non è accettabile, vista la minaccia per i nostri vicini che confinano con noi”. In ogni caso, ha aggiunto Lavrov, “dall’Italia abbiamo ottenuto promesse che al G20 straordinario saranno invitati anche Pakistan, Iran e altri Paesi che non fanno parte del G20”.
In altre parole, la Russia dello zar Putin è pronta anche a dare una mano all’Occidente sull’Afghanistan ma solo se verrà riconosciuto il suo ruolo e non verrà più messa all’indice della comunità internazionale per l’Ucraina, per il caso Navalny e i cyberattacchi in rete. L’Italia è tra i Paesi europei forse il più aperto a queste richieste anche per i danni economici che le sanzioni Ue causano al nostro export ma non è detto che questa sia la posizione di tutta l’Europa e soprattutto degli Stati Uniti.
In ogni caso Draghi va avanti per la sua strada e venerdì scorso ha parlato al telefono anche con il premier indiano, Narendra Modi, su una risposta coordinata della comunità internazionale sull’Afghanistan e sui temi globali oggetto del G20. Ma si sta lavorando anche per organizzare a breve un contatto con il Presidente cinese, Xi Jinping. Un membro influente nel G20 che può avere un ruolo chiave anche sul dossier afghano.
Mario Draghi vuole convocare il vertice straordinario del G20 nella prima metà di settembre, invitando anche Pakistan e Iran. Ma molto dipenderà da come si muoveranno gli Stati Uniti…
In un mondo in cui ogni Paese cerca di ritagliarsi ruolo e visibilità nella vicenda afghana, l’Italia, con la presidenza di turno del G20, è forse più titolata di altri a far sentire la sua voce. Si tratta di una sfida nuova anche per il premier italiano, Mario Draghi, che possiede tutti gli strumenti necessari al negoziato finanziario internazionale ma si misura questa volta su un terreno politico diplomatico per lui nuovo, difficile e scivoloso e che richiede doti di grande abilità e visione.