La Commissione Ue tenta di correre ai ripari con la Garanzia Giovani. Un miliardo e mezzo di prefinanziamento, pari al 30% in più rispetto a quanto previsto, dovrebbe accelerare l’attivazione dalla lenta partenza. Per ora i risultati sono davvero pochi e non molto incoraggianti.
A dicembre tra i giovani di età inferiore ai 25 anni si contavano circa 5 milioni di disoccupati in tutta Europa. Oltre un milione e 700 mila sono i ragazzi Neet in Italia, che non studiano e non lavorano. Secondo i dati del Ministero del Lavoro i giovani che si sono registrati nel nostro Paese, sono 383mila ma solo 138mila i contattati per un primo colloquio e infine le proposte lavorative o di stage sono state solo 11mila.
Le cifre parlano chiaro, tra Nord e Sud Europa il divario tra i giovani è enorme. Se la Germania conta il minor numero di giovani disoccupati pari al 7,2% la Spagna ha il primato negativo intorno al 51,4%. Seguita subito dopo dalla Grecia con il 50,6%, la Croazia con circa il 44 ,8% e l’Italia con il 42%.
I costi della Garanzia Giovani
I costi dell’attuazione della Garanzia Giovani nella zona euro, secondo l’organizzazione internazionale del lavoro, ammontano a circa 21 miliardi di euro all’anno. Il prezzo dell’inattività, sostiene Bruxelles, sarebbe di gran lunga superiore. Nel 2011 la mancanza di produttività e le prestazioni sociali erogate ai giovani che non lavoravano e non si stavano formando hanno causato perdite economiche di oltre 150 miliardi di euro, pari all’1,2% del PIL UE secondo i calcoli della Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (EUROFOUND). Bisogna sommare anche i costi della disoccupazione a lungo periodo. La garanzia però è ancora lontana dal concreto e dai fatti. <<I nostri giovani hanno bisogno di lavoro e ne hanno bisogno subito. È inaccettabile che attualmente sul mercato del lavoro più di un giovane su cinque non riesca a trovare un posto di lavoro >> ha commentato Marianne Thyssen, Commissaria responsabile per l’Occupazione e gli affari sociali.
Grecia e Italia a confronto
Tra il 2009 e il 2013 in Grecia i giovani che non studiano e non fanno formazione professionale sono passati dal 19,9% al 33,7 % superando di 13 punti la media dei paesi Ue e di 2,7% l’Italia, come riporta un dossier della Caritas . L’alta disoccupazione ha reso impossibile per numerose famiglie greche provvedere alle cure basilari dei propri bambini: tra il 2008 e il 2013 i minori che si trovano in uno stato di deprivazione materiale sono raddoppiati, dal 18,7 % al 39,9%. Anche i dati registrati dall’Unicef sono allarmanti: dal 2008 in Grecia e in Italia, sono raddoppiate le famiglie con bambini non in grado di permettersi un pasto con pesce o carne, legumi e verdure ogni due giorni. In Grecia il 18% e in Italia il 16% nel 2012. Tra pignoramenti, sfratti, mutui insoluti, precarie sono anche le condizioni abitative per i nuclei familiari, la European Federation of Public, Cooperative & Social Housing ha stimato che almeno 60mila proprietari di immobili nel 2013 hanno dovuto affrontare il rischio di sfratto immediato. Inoltre un primo Memorandum, nel 2010, di intese tra UE, Grecia e Fondo Monetario Internazionale prevedeva che i salari minimi dei giovani al di sotto dei 25 venissero tagliati del 16% e del 30% quelli tra i 15 e i 18. Con un secondo Memorandum nel 2012 sono stati tagliati del 32% i salari minimi dei giovani e del 22% quelli generali. La Grecia e l’Italia sono gli unici paesi senza un piano contro la povertà e senza un reddito di inclusione sociale per i più poveri.
«A questo si somma la trappola generazionale costruita ad hoc dalla crisi economica, in cui giovani formati e istruiti vivono una realtà potenziale fatta di “non ancora” e di aspettative frustrate; dove la speranza di una vita produttiva da adulti appare una chimera lontana, un’irraggiungibile terra promessa» si legge nel report della Caritas.