ELEZIONI GEORGIA – In Georgia, lo spoglio seguito al ballottaggio del 30 ottobre ha sancito la vittoria del Sogno Georgiano-Georgia Democratica (SGGD) alle elezioni parlamentari, confermando gli equilibri emersi dopo il primo turno dell’8 ottobre.
Il partito fondato nel 2012 dal magnate Bidzina Ivanishvili ha prevalso sull’altra metà dell’universo politico georgiano, il Movimento Nazionale Unito (MNU) guidato dal capolista David Bakradz, ma legato all’uomo simbolo della storia recente del Paese, l’ex presidente Mikheil Saakashvili. Le ultime operazioni di voto hanno interessato 51 dei 73 distretti elettorali e il risultato del ballottaggio ha attribuito 48 seggi su 50 vacanti a Sogno Georgiano. I numeri ribadiscono così il risultato del 2012, quando la coalizione guidata da Ivanishvili pose fine a otto anni di dominio del MNU (2004-2012). La ridefinizione dell’assetto di potere in Georgia è quanto mai chiara, e a ribadirlo sono i rapporti di forza sanciti dagli elettori per il nuovo Parlamento, con 115 deputati SGGD, su 150 seggi disponibili. MNU si accontenta di 27 seggi, mentre nella bagarre per il ruolo di terza parte in campo prevalgono i nazionalisti filo russi di Alleanza dei Partiti Georgiani (APG) di Irma Inashvili, i soli a superare la soglia del 5% necessaria per calcare l’arena parlamentare, malgrado una presenza simbolica di soli 6 scanni. Il risultato ottenuto da APG è comunque rilevante, in quanto conferma la sopravvivenza in Georgia di una corrente di influenza filo-russa, malgrado la maggioranza della popolazione propenda per l’integrazione Euro-Atlantica. Le ultime operazioni di voto sono state meno tese rispetto al primo turno, quando era stata necessaria la ripetizione in alcuni distretti dell’area di Zugdidi, dove lo spoglio era stato sospeso a seguito di aggressioni ai danni delle commissioni locali. In precedenza, l’auto di un esponente del MNU era stata fatta saltare in aria, turbando una campagna elettorale rimasta fino ad allora entro i limiti.
Ad ogni modo, la netta maggioranza conquistata dal Sogno di Ivanishvili sembra promettere una prospettiva di maggiore stabilità al governo, indispensabile per un Paese europeista nel pieno della sfera di influenza di Mosca, schiacciato tra Russia e Turchia, con radici ancora saldate all’universo sovietico malgrado i 25 anni trascorsi dall’indipedenza del 1991. C’è poi la fragilità derivante da aree instabili quali Abkhazia e Sud Ossezia, teatro di conflitti (1992 e 2008) irrisolti, con ampie porzioni di territorio occupate dai contingenti russi. Aspetto, quest’ultimo, considerato centrale nella politica estera del SGGD, impegnato sin dal 2012 per intrattenere un dialogo aperto verso Mosca, volto alla distensione dei rapporti. Disponibilità confermata anche sull’asse Tbilisi-Washington, rimasta essenzialmente nell’ambito della lotta al terrorismo.
La netta maggioranza ottenuta sembra offrire al SGGD la libertà di lavorare sulla riforma costituzionale, avviando un cambiamento volto a mutare l’assetto istituzionale interno, con il trasferimento al primo ministro dei poteri in precedenza detenuti dal presidente. Per quanto riguarda le prospettive future, il governo dovrà necessariamente porre l’accento su politiche a sostegno dell’economia, sull’occupazione e sul welfare, a partire dall’assistenza sanitaria. La vittoria di ottobre sembra derivare proprio dalle promesse di intervento in campo economico, sostenute dalle proiezioni del Fondo Monetario Internazionale (FMI) che prevede una crescita del 3,4% nel 2016 e del 5,2% nel 2017.
L’attuale situazione economica in Georgia deriva dalla progressiva transizione verso il libero mercato, passata attraverso riforme fiscali e la privatizzazione delle imprese pubbliche. I soddisfacenti tassi di crescita ottenuti dal 2000 sono stati limitati a seguito della crisi Ucraina, dal crollo dei prezzi del petrolio e dalla svalutazione del rublo. All’indomani dell’indipendenza, la Georgia ha progressivamente lavorato sul mix energetico, ponendo come obbiettivo primario l’affrancamento dalla dipendenza russa per l’approvvigionamento di idrocarburi. In questo contesto, Tbilisi si è posta come attore centrale nel transito di risorse energetiche dal Caspio all’Occidente, instaurando accordi in particolare con l’Azerbaigian. Dal 2005 la Georgia è uno snodo strategico in cui transita l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (Turchia), mentre dal 2006 il territorio georgiano è interessato dal gasdotto Baku-Tbilisi-Erzurum.
Sebbene le urne offrano una grande opportunità al Sogno Georgiano, il paese continua a soffrire una certa instabilità, dovuta in primis alla condizione di equilibrio tra l’area di influenza russa e le prospettive europee. In conto va messa anche la perdita di fiducia da parte dei cittadini nella politica georgiana, confermata dall’affluenza alle urne, arrivata al 37,5% al ballottaggio, dopo un 51% della prima tornata, segnando nello stesso mese i due record storici negativi dall’epoca dell’indipendenza.