Secondo i sondaggi vinceranno ancora i cristiano-democratici della CSU, guidati dal Premier uscente Markus Söder. In difficoltà i socialdemocratici e i liberali, i due partiti che, insieme ai Verdi, governano a Berlino
Tra i sedici Länder che compongono la Germania, la Baviera non ha un ruolo qualsiasi. Si tratta dello stato più esteso, innanzitutto, occupando una metà abbondante della Germania meridionale e condividendo i suoi confini con Svizzera, Austria e Repubblica Ceca. Con 13,2 milioni di abitanti è anche il secondo più popoloso, dopo il Nordrhein-Westfalen. Ed è pure straordinariamente ricco, piazzandosi anche in questo caso al secondo posto tra i Länder tedeschi e potendo vantare un Pil pro capite maggiore di un terzo rispetto alla media europea.
L’8 ottobre, in Baviera si terranno le elezioni per rinnovare il Parlamento statale e per scegliere il nuovo primo ministro, o per confermare l’uscente Markus Söder. E i dati elencati sopra fanno intuire quanto il voto sarà significativo: qualsiasi risultato esca dalle urne, questo avrà un impatto anche sulla politica nazionale. Ma la Baviera è tanto influente quanto particolare: provare a interpretare gli esiti è quindi impossibile, senza prima cercare di comprendere le dinamiche locali.
Da sempre, infatti, lo stato che ha Monaco come capoluogo è in qualche modo fuori posto, all’interno della Federazione tedesca. Ha una sua lingua, il bavarese, che viene parlata nella vita di tutti i giorni da gran parte della popolazione, al posto del tedesco. Si sente anni luce distante da Berlino, per storia e caratteristiche culturali. E sembra vivere in un contesto politico totalmente differente. Basti pensare che un bavarese non è mai stato cancelliere. E che quello che storicamente è il maggior partito tedesco – la CDU che è stata di Angela Merkel – qui non esiste ed è sostituito da una formazione gemella, la bavarese CSU.
La prima cosa che serve tenere in considerazione è che, in gran parte, si sa già come le elezioni andranno a finire: lo dicono i sondaggi, ma soprattutto una serie di dinamiche politiche che qui sono consolidate. Vinceranno come sempre i cristiano-democratici della CSU, con un risultato ampiamente al di sopra del 30% e forse anche verso il 40. Ben più staccati e in competizione per la seconda piazza i Verdi, l’estrema destra dell’AfD e il partito conservatore Freie Wähler, traducibile con “liberi elettori” e destinato ad allearsi con la CSU. Infine, in difficoltà, i due partiti che governano a Berlino insieme agli ambientalisti: i socialdemocratici, con l’obiettivo di arrivare in doppia cifra, e i liberali, in lotta con la soglia di sbarramento del 5% .
Con i risultati già ampiamente previsti, a determinare un successo o un fallimento saranno degli scarti minimi nelle percentuali. Per la CSU, ad esempio, arrivare sotto il 35% sarebbe un disastro. Il partito governa a Monaco in maniera quasi ininterrotta dal secondo dopoguerra, abituato a vincere le elezioni con maggioranze assolute e a governare poi in maniera autonoma, fatto più unico che raro nel panorama tedesco. Negli ultimi anni le percentuali si sono abbassate e la CSU è stata costretta a stringere alleanze sia nel 2008, con i liberali, che nel 2018, con i Freie Wähler. Perdere ancora consenso, però, significherebbe mettere in discussione la propria supremazia. Ed indebolirebbe in maniera automatica la posizione di Söder, destinato ad essere riconfermato alla guida della Baviera ma con malcelate ambizioni a livello nazionale, in vista delle elezioni del 2025.
Tra i partiti che guardano con maggiore attenzione alla performance dei conservatori ci sono per l’appunto i Freie Wähler. Lanciati verso una seconda alleanza con la CSU e del tutto affini politicamente al partito di Söder, i liberi elettori sono al tempo stesso estremamente consapevoli che i 5 anni passati al governo abbiano cambiato i rapporti di forza. Abituato ad essere marginale, ora il partito populista che difende a spada tratta le tradizioni e la lingua bavarese è proiettato verso un risultato importante, intorno al 15% . Se dovesse superare questa quota e se la CSU dovesse calare notevolmente, i Freie Wähler sanno di avere l’occasione per avanzare sempre maggiori pretese e per provare – sul lungo periodo – a far vacillare il dominio cristiano democratico.
In un contesto in cui il centrosinistra ha sempre faticato ad imporsi, la salute del governo federale sarà misurata dal risultato dei Verdi. Questi faticano da sempre nelle aree rurali e non hanno perciò mai sfondato in Baviera, dove gli agricoltori costituiscono una parte rilevante dell’elettorato. A questo si sono aggiunte le difficoltà del governo Scholz e anche l’aggressività delle altre formazioni: per lunghi tratti, la campagna di CSU e Freie Wähler si è basata proprio sugli attacchi ai Verdi e alle loro politiche. Nonostante tutto, però, il partito ambientalista è sembrato reggere ed è in corsa per il secondo posto. Un risultato positivo darebbe una certa stabilità al governo e aumenterebbe il peso dei Verdi al suo interno. Un esito sotto le attese, invece, rischierebbe di allungare le ombre che già si proiettano sull’esecutivo tedesco, reduce da mesi a dir poco complicati.